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Roma
Grattacielo Parnasi, ascensori da paura: trasferiti 157 impiegati ex Provincia

di Enza Colagrosso

Grattacielo Parnasi, arrivano 157 nuovi impiegati nonostante i cavi degli ascensori siano arrugginiti e potenzialmente pericolosi. La storica sede secondaria, dell’allora Provincia di Roma, oggi della Città Metropolitana, che si trovava al civico 691 e 695 di via Tiburtina, è stata infatti, definitivamente chiusa.

Tutto è avvenuto – all’indomani della richiesta di pagamento di un presunto danno erariale di 263milioni di euro pervenuta dalla Corte dei Conti, a tutti gli amministratori coinvolti nell'affaire Parnasi” - e dopo ben due blitz del Sindaco Raggi, arrivata fin laggiù per sollecitare di persona il trasferimento del personale.

Affaritaliani si è già occupato delle vicende del Grattacielo, ed in particolare dei suoi ascensori che, seppur nuovi, hanno già i cavi ossidati e arrugginiti. Tale condizione l’ha dichiarata anche lo stesso Roberto Del Signore, “Signore della sicurezza del palazzo”, durante i lavori di una Commissione Trasparenza riunitasi per fare il punto sullo stato degli ascensori proprio dopo la denuncia fatta da Affaritaliani. In precedenza, con una determina del 6 Marzo 2019, la Città Metropolitana s’impegnava a pagare ben 222.825,54 euro per la manutenzione straordinaria degli ascensori del “Grattacielo Parnasi”. Nulla però è stato fatto, ed ora altre 157 persone useranno quegli ascensori, anche perché gli uffici destinati ai nuovi “inquilini” del grattacielo stanno al settimo e all’ottavo piano dell’edificio.

Antonio Proietti, consigliere della Città Metropolitana (Lega), membro della Commissione trasparenza, saputo del trasloco degli uffici di via Tiburtina, in una riunione dei capigruppo, ha lamentato il fatto che, nonostante abbia inoltrato, da oltre 30 giorni, una richiesta per visionare la documentazione del contratto di uso frutto del palazzo e dello stato dei suoi ascensori, non ha ricevuto nulla, tanto che a oggi non si conosce il reale stato della situazione.

Teresa Zotta, vicesindaca Metropolitana, presente alla riunione, ha riconosciuto a Proietti il sacrosanto diritto di consultare quelle carte ma intanto ha spiegato che la scelta di spostare, in quattro e quattr’otto, gli impiegati da via Tiburtina, al Grattacielo, è stata dettata proprio da motivi di sicurezza. Ai presenti la giustificazione è sembrata un po’ insensata, almeno nei termini: traslochi per motivi di sicurezza e porti tutti in uno stabile con gli ascensori con le funi arrugginite.

Sempre durante la fatidica riunione dei capigruppo, Proietti ha poi aggiunto: “C'è stata una mozione che è stata votata all'unanimità dalla destra e dalla sinistra, con l'astensione dei 5 Stelle, dove si invitava il Sindaco Raggi a non prendere nessun provvedimento sugli uffici di via Tiburtina elencando questi motivi: gli uffici sono periferici e pertanto contribuiscono all’economia dell’asse tiburtino dove erano previsti anche gli uffici dello SDO, compresa la nuova sede provinciale che doveva sorgere sui terreni già espropriati, inoltre la sede di via Ribotta risulta essere distante dalla rete su ferro. Sappiamo che la Raggi ha acquisito il documento del Consiglio ma, nonostante ciò, ha preso una decisione senza tenerlo presente.

Inutile dire che questo Gratta-cielo è sempre di più un gratta-capo. Gli impiegati, in particolare quelli che lavorano dall’ottavo piano a salire (i piani del grattacielo sono 29) lamentano che non possono aprire le finestre, per cambiare aria nelle stanze, in primo luogo perché queste sono fatiscenti ma anche perché sono bloccate. Intanto l’impianto di ricircolo dell’area non funziona bene. C’è poi la scala antincendio che come dicono alcune impiegate: “Speriamo che non doverla utilizzare mai, perché preferirei bruciare piuttosto che usarla.” In effetti, a ben guardarla, la scala affida i suoi gradini nel vuoto e per scenderli bisogna pregare di non essere assaliti da un attacco di panico o di acrofobia.

Ora che gli uffici di via Tiburtina 691 e 695 sono stati svuotati, gli abitanti hanno espresso il loro timore: “Sono stabili che saranno facilmente occupati portando un ulteriore degrado al quartiere. Ci avevano assicurato che gli stabili sarebbero rimasti destinati ad uffici e si sarebbero effettuati anche tutti i lavori promessi per la riqualificazione di questa periferia invece, come al solito, ci hanno lasciati soli”.

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