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Roma
Hiv, contagiata “dall'untore”, partorisce un bimbo malato di encefalopatia

Contagiata dal virus dell'Hiv e ora mamma di un bimbo malato di encefalopatia,  una patologia gravissima, riconducibile proprio allo stato di sieropositività contratto durante il parto.

E' una delle almeno trenta donne vittime dell'uomo che volontariamente ha contagiato per anni le sue partner sessuali, con il virus dell'Aids. Il trentaduenne Valentino Talluso sarà processato davanti alla Corte d'Assise per lesioni gravissime e anche per il reato di epidemia.

L’indagine, delegata e coordinata dal Pubblico Ministero dr. Francesco Scavo Lombardo, è iniziata circa un anno e mezzo fa, quando una delle vittime aveva denunciato l’uomo, dopo aver scoperto in maniera del tutto casuale di aver contratto il virus.
Lesioni gravissime, il capo di imputazione contestatogli inizialmente per aver trasmesso il virus HIV, ad almeno altre sei partner. Già allora, tuttavia, il personale della Sezione di Polizia Giudiziaria- Aliquota della Polizia di Stato - era riuscito ad evidenziare, la propensione dell’indagato ad avere contemporaneamente relazioni sentimentali e ad intrattenere rapporti sessuali, per lo più non protetti, con diverse ragazze nel medesimo arco temporale, omettendo di informarle in merito alla patologia da cui era affetto e di cui era pienamente consapevole, così da trasmettere loro il virus HIV.

Il Giudice per le Indagini Preliminari Roma, nel novembre 2015, aveva emesso la prima delle due Ordinanze di Custodia Cautelare in carcere eseguite poi nei confronti di Talluso.
Gli agenti della Polizia di Stato hanno rintracciato le altre partner dell’uomo, alcune delle quali purtroppo ancora inconsapevoli di aver contratto il virus, altre risultate non contagiate solo per puro caso.

Il quadro complessivo venutosi a delineare è risultato talmente grave e inquietante, che il Pubblico Ministero, titolare delle indagini, nel formulare la richiesta della seconda misura dell’ Ordinanza di custodia cautelare in carcere nel maggio scorso, ha ritenuto di ravvisare, oltre alla ipotesi delle lesioni volontarie gravissime e del tentativo- ulteriormente contestate in relazione alle partner non contagiate - anche il delitto di epidemia.

L’uomo, infatti, intrattenendo rapporti non protetti con un numero imprecisato di donne, ne ha contagiate almeno 30 tra quelle rintracciate.
Alcune di loro, in maniera del tutto inconsapevole, hanno a loro volta trasmesso il virus ad altri partner e una di loro, sempre inconsapevolmente, lo ha trasmesso al proprio bambino.
Oggi il bimbo, di quattro anni circa, è affetto da encefalopatia, una patologia gravissima, riconducibile proprio allo stato di sieropositività contratto durante il parto.

Il Giudice per le Indagini Preliminari di Roma, ha emesso la seconda misura di custodia in carcere a carico dell’uomo e il Giudice dell’udienza Preliminare, valutati gli elementi di prova offerti, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pubblico Ministero, per il delitto di epidemia, che per modalità di trasmissione del contagio, tipo di virus e comportamento dell’indagato non ha precedenti in Italia.
Tutte le parti civili costituite hanno aderito alla richiesta.

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