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Roma
Ignazio Marino si candida: un marziano a Bruxelles tra malumori di Pd e Sel

Peggio di Ignazio Marino solo Virginia Raggi ma, a differenza della Cinque Stelle, l'ex sindaco di Roma correrà alle prossime elezioni Europee di giugno 2024. E giovedì l'ufficializzazione della candidatura con la benedizione di Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Luana Zonella.

Ma se il blocco Europa Verde e Alleanza Verdi Sinistra spera di catapultare l'ex sindaco “marziano” direttamente da Filadelfia al centro dell'Europa, nel Pd più di un malumore. Come dimenticare infatti che fu proprio il Pd romano a bussare alla porta del notaio per porre fine alla candidatura del sindaco della “Panda rossa” che durava dal 12 giugno 2013 sino alla caduta programmata del 30 ottobre del 2015 quando 26 tra consiglieri di maggioranza e opposizione si dimisero da notaio costringendolo il giorno dopo a rassegnare le dimissioni a seguito delle quali Roma fu commissariata.

I timori di una campagna elettorale polarizzata su Roma

Diversa la posizione della sinistra radicale e di governo che invece teme una campagna elettorale incentrata sulle sue azioni del passato da sindaco di Roma, tra scandali presunti e scelte infelici, come quella della chiusura di Malagrotta (in accordo con Zingaretti) senza un'alternativa che potesse rendere la Capitale autosufficiente nella gestione dei rifiuti e che ha portato poi Gualtieri e progettare il mega termovalorizzatore di Santa Palomba. Malumori che potrebbe arrivare anche a Bruxelles con la fuoriuscita di Massimiliano Smeriglio dalla delegazione Dem al parlamento Europeo e la conseguente candidatura con Alleanza Verdi e Sinistra. Non che Marino possa competere con Smeriglio che ha uno zoccolo duro proprio nel collegio del Centro Italia, ma c'è il timore che la campagna elettorale possa polarizzarsi su temi romani legati a Marino e alla sua “fuga” all'estero dopo il “tradimento del Pd”.

Puntare su Marino: c'è chi lo considera un errore

Insomma, Marino candidato sarebbe un peso per il Pd e non garantirebbe un successo in termini di voti per Bonelli e Fratoianni, oltre al peso dei malumori nella maggioranza di governo di Gualtieri. Quando si dice “un candidato per disturbare”.







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