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Roma
Immigrati: “No all'invasione”. Alemanno scende in piazza e rilancia Pirozzi

di Valentina Renzopaoli

Dal corteo anti invasione degli immigrati, alla leadership del centrodestra, passando per la simpatia nei confronti di Matteo Salvini e gli attriti con l'ex amica Giorgia Meloni. E poi la situazione di Roma e il disastro Atac. L'ex sindaco Gianni Alemanno ha scelto Affaritaliani per spiegare la sue ultime scelte e raccontare l'iniziativa che lo vedrà scendere in piazza a braccetto con l'ex presidente della Regione Lazio Francesco Storace, cofondatore insieme a lui del Movimento Nazionale per la Sovranità.

Gianni Alemanno, il 14 ottobre scenderà in piazza contro l'invasione degli immigrati e per difendere il lavoro degli italiani. Le manifestazioni sono un modo, a volte rischioso, di contarsi: avete messo in conto il rischio?


“Siamo reduci dal corteo dello scorso 25 marzo, quando la Merkel era in visita a Roma: in quell'occasione eravamo circa 10mila persone. Oggi ripartiamo da quella base per essere molti più nel denunciare che immigrazione e lavoro sono le principali emergenze del nostro Paese, l'opinione pubblica è esasperata da questa situazione”.

Basta una manifestazione per fermare un fenomeno di massa di portata globale?
“Ovviamente no, ma bisogna scendere in piazza perché questi temi, contrariamente a quello che vogliono farci credere i poteri mediatici, non sono irrisolvibili, bensì scaturiscono da errori anche molto recenti fatti dai governi tecnici e di sinistra. Non è impossibile bloccare l'immigrazione, se c'è la volontà politica di farlo, lo stesso Minniti ha ottenuto buoni risultati attuando in minima parte quel blocco navale che noi chiediamo da tempo. Anche la piena occupazione non è un miraggio, se ci si libera dei vincoli di Bruxelles e si fanno gli investimenti necessari per rimettere in moto lo sviluppo”.

Ma così non si rischia di esasperare gli animi e accentuare i contrasti sociali?
“A conferma che non è questa la nostra intenzione, le dico che alla nostra manifestazione saranno presenti rappresentanti di associazioni di immigrati regolari. Perché la protesta è contro le 750mila persone che in questi anni sono sbarcate in Italia ma che non hanno nessun diritto a rimanere nel nostro Paese poiché non sono rifugiati politici. Noi parliamo di “invasione degli immigrati” perché distinguiamo i regolari da chi è stato trasportato in Italia con l'illusione di arrivare in un paradiso terrestre”.

La Lega di Salvini dice la stessa cosa, avete la stessa posizione?
“La posizione è molto simile a quella di Salvini, l'unica differenza sono i toni: il nostro tono è fermo ma pacato, perché su questi temi, strillando si fa il gioco di chi vuole demonizzare il fronte sovranista”.

Quando il Movimento Nazionale per la Sovranità è nato, lei e Storace avete invocato le primarie per il centrodestra. Siete ancora della stessa opinione?
“Siamo convinti che le primarie siano la strada maestra per scegliere il leader del centro destra”.

I sondaggi dicono che il leader più apprezzato è Matteo Salvini: lei lo vorrebbe alla guida della coalizione?
“Sarebbe un'ottima soluzione, ovviamente con un salto di livello dal punto di vista programmatico e un grande progetto di aggregazione. Ma siamo aperti al confronto con tutti per costruire un centrodestra unito e per far prevalere in esso le nostre idee sovraniste”.

Giorgia Meloni ha messo il veto sulla partecipazione di vostri candidati nella lista del centrodestra per l'elezione del municipio di Ostia. Che cosa è successo?
“Giorgia Meloni potrebbe essere un altro interlocutore naturale per una proposta sovranista ma purtroppo continua ad avere un atteggiamento pregiudizialmente negativo nei nostro confronti, perché probabilmente pensa che possiamo farle concorrenza nel rappresentare l'eredità di quella che è stata la destra nazionale. A mio parere, un atteggiamento miope che rischia di dividere e che è comunque inaccettabile. Così oggi il nostro sostegno è stato rifiutato ad Ostia dal candidato presidente di Fratelli d'Italia, aprendo prospettive diverse e più credibili sul piano territoriale. Al contrario in Sicilia Nello Musumeci ha accettato i nostri candidati nelle sue liste e ha realizzato un centrodestra unito che vincerà nelle prossime elezioni regionali".

Guardiamo al futuro, alle porte ci sono le Regionali, lei pensa di candidarsi?
“No”.

Ha già deciso?
“Il problema non è la mia candidatura ma la legittimazione del Movimento Nazionale con propri candidati, e soprattutto l'unità del fronte sovranista”.

Chi è vorrebbe come candidato presidente per il centrodestra?
“Sergio Pirozzi, mi auguro che realmente voglia candidarsi”.

Sono trascorsi 4 anni da quando non indossa più la fascia del primo cittadino: se tornasse indietro si ricandiderebbe a sindaco di Roma?
“Certamente sì, anche perché oggi ho ben altra esperienza delle trappole che la politica capitolina può riservare. Credo che gli ultimi anni abbiano dimostrato che la nostra amministrazione è stata nettamente migliore di quella di Marino e della Raggi”.

Meglio Marino o meglio la Raggi?
“Bella lotta, Marino era un po' meglio”.

Beh ma Virginia Raggi e la sua amministrazione avranno fatto almeno una cosa positiva...
“Che ha fatto di buono la Raggi?? Ehh... Francamente faccio fatica a trovare una nota positiva, forse nelle ultime nomine delle municipalizzate qualche manager di valore, ma sembra più un caso che una scelta”.

Atac in fallimento, al concordato preventivo: se lo immaginava che sarebbe andata a finire così?
“No. Su Atac c'è un problema di fondo che non dipende dai sindaci di roma, chiunque esso sia, e cioè il fatto che i trasferimenti nazionali e regionali all'Atac sono stati dimezzati rispetto ai tempi di Veltroni, rendendo il bilancio insostenibile”.

Cioè ha regione l'assessore Meleo quando dice che la colpa è tutta della Regione Lazio?
“La colpa è della Regione e del Governo, a partire da quando sono diventato sindaco io. Questo è incontestabile, quello che si può criticare alla Raggi è che a fronte di questa situazione, lei rifiuti l'idea di agganciare Atac ad un grande player pubblico dei trasporti come Ferrovie dello Stato”.

Sono in molti però a pensare che a questa situazione si sia arrivati per una mala amministrazione durata anni, per una gestione bizzarra e una serie di assunzioni clientelari, passate alla storia sotto il nome di parentopoli, una vicenda che l'ha vista coinvolta in prima persona...
“Da una parte c'è il problema della inaffidabilità dirigenza di Atac, che però risale all'epoca di Veltroni: semmai la mia responsabilità è stata non esser riuscito a creare una discontinuità vera con il periodo precedente.
Parentopoli è una storia negativa dal punto di vista etico, in cui io peraltro non sono mai stato coinvolto personalmente né tantomeno giudiziariamente, ma non ha minimamente inciso sull'equilibrio economico dell'azienda perché il numero di dipendenti dell'Atac sotto la mia gestione è perfino diminuito”.

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