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Roma
In nome del Dio denaro. Alfio Bardolla si confessa: “Dai soldi solo emozioni”

di Fabio Carosi


Un uomo che ripete ossessivamente i termini: ricchezza, denaro, finanza, entrate automatiche, investimenti immobiliari e che tiene corsi dove si entra poveri e si esce pieni di buoni propositi, evoca più una setta assetata di denaro che una sana educazione al lavoro e all'impresa. Eppure Alfio Bardolla, questo il suo nome, sembra tutto tranne che un capo religioso. E la sua azienda è prossima alla quotazione in Borsa.

Quarantacinque anni, un amore e due figli, un diploma in ragioneria e una laurea in Economia finanziaria, bancaria e assicurativa alla Cattolica, giovedì prossimo sarà a Roma nel tour per l'Italia e l'Europa nel qual spiega come usare la finanza personale per vivere meglio. Alfio Bardolla, accetta la sfida di affaritaliani.it: rispondere a tutte le domande, anche quelle che il suo media manager non vorrebbe mai fossero poste.

Allora Bardolla, il suo patrimonio personale è stimabile?
“Qualche giornalista ci ha provato indipendentemente da me. Ho un’azienda che si sta quotando e la valutazione ancora non c’è. La cifra stimata da qualcuno di 46 mln era ragionevole. Io dico tra i 40 e i 50 mln di euro”.

Mi permetta, ma quando un uomo è seduto su 40 mln di euro ha ancora bisogno di arricchirsi?
“Guardi, i soldi non sono un obiettivo ma un applauso silenzioso per un lavoro ben fatto. Il fatto che io faccia corsi e che tante persone si rivolgono alle mie aziende è un applauso al mio lavoro”.

Qual è il suo obiettivo?
“Ne ho diversi in diverse aree della mia vita. Vorrei essere il numero uno al mondo nella finanza personale e in questo momento credo di essere uno dei primi in Europa. Ma vorrei portare il messaggio fuori dall’Italia e da poco abbiamo aperto in Spagna e in Uk”.

Quanto tempo pensa di impiegare per diventare the number one?
“Noi siamo partiti con l’internazionalizzazione ora. Entro i prossimi 10 anni contiamo di essere leader riconosciuti”.

Torniamo ai corsi di educazione finanziaria. Considerando il rapporto che esiste tra gli italiani e il denaro, oltre a imprenditori rampanti, ci sarà una buona quota di disperati?
“I disperati non vengono ai nostri corsi. Forse lo pensa qualcuno. Il nostro cliente è medio alto, con un buon reddito, cultura elevata. L'80 per cento sono uomini e che aspirano a diventare di più. Diciamo che sono divisi in due categorie: quelli che se gli dici che devono lavorare 18 ore al giorno lo fanno e quelli che invece vogliono una vita equilibrata. Faccio un esempio: Una donna che lavora in banca e che diventa mamma si accorgerà che non può fare più le stesse cose. Noi insegniamo a mantenere l’equilibrio”.

Bardolla, per lei il denaro è Dio?
“Assolutamente no. Denaro uguale mezzo per amplificare le proprie emozioni. Il denaro non ha la capacità di cambiare persone è solo un amplificatore. Socialmente in Italia un ricco non viene considerato per bene. C’è una cultura sociale legata a far apparire un ricco come un poco di buono. I ricchi sono come i poveri: educati, ineducati, ignoranti e colti. Essendo ricchi la definizione si amplifica di più. Ecco il ruolo del denaro. Ancora un esempio: se arrivo in una piazza e mi metto a fare sgommate con una Panda darò un'impressione; se lo faccio con una Ferrari, cambia”.

Prima della prossima domande le faccio una confessione: se lo fa davanti a me Panda o Ferrari io chiamo subito i carabinieri. Procediamo con un'iperbole provocatoria. Se tutti gli italiani maschi tra i 30 e i 45 anni vengono ai suoi corsi, diventano tutti ricchi?
“Ahahah. Ennesimo esempio: le palestre funzionano e se mangio in un certo modo sono sicuro di mantenere il mio corpo in forma. Allora, perché non siamo tutti magri? Guardi, alcuni che vengono ai corsi ottengono risultati altri no ed è come andare in palestra: tutti sappiamo come essere magri e stare in forma ma non tutti lo facciamo”.

Rovesciamo il quesito: quanti di quelli che vengono ai suoi corsi diventano ricchi?
“Abbiamo statistiche ben precise sulle persone che migliorano la loro situazione economica. Allora: in 12 anni ho visto 40 mila persone, diciamo che ne abbiamo viste di tutti i colori. Secondo me la percentuale di chi è diventato ricco è paragonabile a quella di chi diventa magro andando in palestra. I numeri: il 90 per cento è soddisfatto e il 50 per cento ha raddoppiato il proprio reddito. Il corso non è una manna, è una ricetta”.

La sua ricetta come nasce?
“Dall’osservazione dei ricchi. Ricchi non si diventa per caso. Io ho osservato la psicologia e le regole che la governano. Poi esiste una materia che si chiama finanza personale”.

... Che però all'Università non si insegna...
“L'università serve a creare impiegati non ricchi e imprenditori. Dà capacità, sì, ma non per diventare imprenditore libero”.

Ha mai applicato le sue regole ad uno Stato Sovrano? Magari si potrebbero evitare le crisi cicliche dell'economia...
“No”.

Nessun politico l'ha mai chiamata?
“Qualche politico di qualche anno fa.. mi ha chiamato per le norme sull’educazione finanziaria. Durante il  Governo Berlusconi, una senatrice mi ha chiesto una ricetta per le scuole. Poi il progetto è stato affidato all’Abi. Un assurdo.. io non sono contro le banche ma bisogna spiegare come utilizzare le banche”

Il reddito minimo per esser ricchi?
“Una persona è ricca quando le sue entrate automatiche superano lo stile di vita. Le entrate automatiche sono quelle che vengono dal non lavoro. Se faccio il trainer è la mia professione, se faccio operazioni immobiliari e il risultato è scollegato dal tempo. Sono ricco perché che ho entrate automatiche. Poi per la Banca mondiale è ricco chi possiede 1mln di dollari cash”.

Tre cose per iniziare a diventare ricchi.
“La prima è trovare un mentore, cioè una persona che ha già risultati, Vale pure per imparare a guidare. La seconda avere un piano specifico: la terza è continuare a studiare per imparare”.

Bardolla, le si sente un guru?
“Ahahaha. No. Mi viene in mente il libro di Lorenzo Licalzi, i privilegio di essere un guru. Mi sento un imprenditore che condivide con altre persone. Quello che noi insegniamo sono gli errori che abbiamo fatto”.

Tre aggettivi per definire Alfio Bardolla?
“Io direi, intelligente, veloce mi piacerebbe simpatico ma non credo. Consistente, ma me lo ha suggerito una donna che è accanto a me”

Possiamo aggiungere: modesto?
“Modesto non è un tema. Non è una qualità che mi interessa. Modesto... Cerco di non fare lo sbrodolone ma se mi sono guadagnato qualcosa voglio farlo vedere”.

Ha mai analizzato la sua reputazione sulla rete?
“A parte una roba di Aduc che è assolutamente falsa..”

La interrompo: sia chiaro che l'eventuale querela di Aduc è per lei, ci solleva da ogni responsabilità...
“Sì sì. Non è roba reale, loro dicono di essere venuto ai nostri corsi ma cifre e numeri sono sbagliati. E poi noi abbiamo la formula soddisfatti o rimborsati e a chi dopo il primo giorno chiede i solidi indietro, regaliamo i materiali”

Perché non si fa la barba quando posta i suoi video sui social? Scelta di stile? Oppure?
“Nessun stile, solo pigrizia di chi lavora tuto il giorno”

Bardolla contro un professore universitario: laico contro sacerdote del denaro. Accetta la sfida?
“Sì, e scoprirà che non ci sarà nessuna contrapposizione”

Come ha iniziato a far soldi?
“Non avevo denaro per l'università così ho iniziato a vendere software e computer per dentisti. Mi sono inventato come trovarlo, poi un po' di soldini dall'hockey su ghiaccio quando giocavo in serie B. Due di qua, due di là e ho cominciato”.

Grazie
“Prego”.

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