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Roma
L'Italia in ripresa ma Roma no. Cresce il rancore e la paura. Ecco chi siamo

di Patrizio J. Macci

La ripresa c’è e l’industria va, come confermano in maniera concorde quasi tutti gli indicatori economici, fanno eccezione gli investimenti pubblici ancora significativamente in flessione nel primo semestre del 2017, ma cresce il rancore sociale e la paura di vedere la propria condizione precipitare.

 

Questa la fotografia che esce dal Cinquantunesimo rapporto del Censis. Lo studio della Fondazione supera il mezzo secolo e torna a proporre una chiave di lettura del Paese.
Sono in aumento i consumi, infatti tra il 2013 e il 2016 la spesa delle famiglie è salita di 42,4 milioni di euro, segnando la risalita dopo il tonfo dalla crisi del 2008, alla ricerca di una qualità quotidiana della vita ritrovata. In questo quadro in chiaroscuro spicca nettamente il “sommerso”: 28,5 milioni di italiani dichiarano di aver acquistato, nell'ultimo anno, almeno un servizio o un prodotto senza scontrino né fatturazione. Sono alcuni degli indicatori che emergono dal Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis per il 2017, esposto dal presidente Giuseppe De Rita.
Il quesito di partenza è se questo sia la fine di un periodo di sviluppo o l’inizio di un nuovo ciclo economico. Nei dati del Rapporto c’è il disegno di un Paese che si sta “comprimendo”: nel 2016, per il secondo anno consecutivo, si segnala una flessione della popolazione con 76.000 abitanti in meno. Dato su cui incidono i trasferimenti all'estero dei cittadini italiani, nel 2016 triplicati rispetto al 2010: 114.512.

Spicca nell’analisi dei dati anche un Paese “rancoroso”: prevale la convinzione che ci sia un blocco della mobilità sociale e pure i “millennial” si vedono impediti nella propria ascesa sociale. Si evidenzia nel Rapporto che non tutte le città partecipano alla stessa maniera alla ripresa. Milano, Roma, Firenze e Catania crescono in popolazione. Quanto a Pil (periodo 2007-2014), Napoli, Palermo e Catania perdono il 14% contro la media nazionale del 7,8. Genova, Torino e Bari cedono il 10%. L'area romana perde l'8,6 mentre l'area milanese ha una contrazione del 3 per cento.

Il Rapporto del Censis mostra che, al di là dell'emergenza e della prima accoglienza, “manca una visione strategica che ponga in una dimensione di medio-lungo periodo il tema della povertà dei livelli di formazione e di competenze del capitale umano che attraiamo”. Cambia radicalmente anche l'immaginario collettivo, l'insieme dei valori di riferimento di ciascuno. Social network e smartphone affiancano e in alcuni casi sostituiscono fattori una volta fondamentali, come la casa di proprietà, l'automobile e il titolo di studio come viatico obbligatorio per la propria scalata sociale. La ripresa, dunque, potrebbe essere un “fuoco di paglia” destinato a spegnersi in tempi ben definiti.

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