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Roma
"L'Italia uccide i suoi cittadini". Epidemia di morti nel 2015. Sanità in crisi

Un Paese complesso e che regredisce nella cura dei propri cittadini. A dare l'allarme è il presidente dell'Istituto superiore di Sanità e direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane Walter Ricciardi, nel corso della presentazione del Rapporto Osservasalute 2015, all'Università Cattolica di Roma.
Dice Ricciardi, quasi ad affermare che il sistema sanitario sta "uccidendo i cittadini": "Abbiamo avuto la più grande epidemia di mortalità della storia dall'Unità d'Italia: i 54.000 decessi in più nel 2015 rispetto all'anno precedente, sono dovuti sicuramente alla popolazione vecchia, ma anche all'influenza e alle sue complicanze, e ai servizi che non riescono più a dare risposte ai cittadini. Ci sono parti del Paese in cui i cittadini fanno fatica ad accedervi". E ancora: "Va detto molto chiaramente che in Italia per la prima volta nella sua storia diminuisce l'aspettativa di vita, che dal Dopoguerra era aumentata di tre mesi l'anno. Si tratta di un segnale di allarme".
E sotto accusa finisce la prevenzione: "C'è una consolidata resistenza da parte delle amministrazioni regionali a non investire in prevenzione: per questo guardiamo con favore al ritorno della responsabilità dello Stato sulla salute pubblica", ha spiegato. "Le Regioni continuano a investire gran parte dei soldi negli ospedali e poco in prevenzione", ha detto ancora. E in relazione alla diminuzione dell'aspettativa di vita, ha commentato: "Noi ci auguriamo che questo trend già dall'anno prossimo sia invertito. Faremo avere queste schede agli assessori regionali perché si rendano conto di ciò che sta avvenendo nel Paese. È necessario un cambiamento da parte di tutti".

IL FOCUS SU ROMA E IL LAZIO. Nel Lazio si consumano più farmaci ma meno antidepressivi rispetto alla media italiana. Per la prima categoria, infatti, nel 2014 il consumo è pari a “1.188 DDD/1.000 ab die” (numero medio di dosi di farmaco consumate giornalmente ogni 1.000 abitanti, ndr), a fronte di un valore nazionale di “1.039”. Un trend che ha fatto registrare il +56,1% nell’arco temporale 2001-2014, superiore anche al +54,2% del valore nazionale. È quanto emerso dalla tredicesima edizione del Rapporto Osservasalute (2015), pubblicata dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane e presentata oggi all'Università Cattolica di Roma, dove ha sede l’Osservatorio. E cresce anche, nel periodo 2005-2014, il consumo di farmaci antidepressivi, che nell’ultimo anno considerato è pari a 34,8 DDD/1.000 ab die, comunque al di sotto del 39,3 italiano. Da evidenziare, però, è il dato dell’ultimo anno che risulta in controtendenza sia all’andamento degli anni precedenti che all’andamento nazionale. Molto più marcato l’andamento in aumento a livello nazionale: +50,1%.
Anziani del Lazio più vaccinati contro l’influenza rispetto alla media nazionale, con una copertura per i 65enni e oltre, del 49,5%, pressoché la metà, a fronte del 48,6%, per quanto riguarda la stagione 2014-15. E nel periodo stagionale che arriva a quest’ultima partendo dal 2000/2001, i valori di copertura regionali risultano “prevalentemente maggiori” ai dati italiani.
Una persona su tre nel Lazio dai 18 anni di età in su è in sovrappeso, con un valore pari al “34,6%” del totale, che risulta però in diminuzione e inferiore a quello nazionale del “36,2%”, in aumento. Ammonta invece all’8,3%, al di sotto della percentuale media italiana del 10,2%, la prevalenza di obesi. I valori regionali per le persone in sovrappeso che nell’arco temporale 2005-2014, risultano sia minori che sovrapponibili a quelli italiani, attestandosi a 33,7%-35,8%, rispetto a un range di 34,7-36,2%. Considerando l’intero periodo temporale nella regione in esame si è registrato un lievissimo decremento pari a -0,3% (valore nazionale +4,3%). Mentre per gli obesi da evidenziare “è l’andamento in contrapposizione dei dati relativi all’ultimo anno tra Italia e Lazio”. Considerando l’intero periodo temporale nel Lazio si è registrato un decremento pari a -11,7% (valore nazionale +3,0%).
È più alta la percentuale di fumatori nel Lazio nel 2014 rispetto alla media italiana, con un valore superiore quasi di un punto e mezzo: “20,9%” rispetto a “19,5%”. Anche se, considerando il periodo 2007-2014, si registra una diminuzione (-14,3%), con un andamento osservato altalenante. Andamento decrescente anche a livello nazionale (-11,8%), ma più lineare. È quanto emerge dalla tredicesima edizione del Rapporto Osservasalute (2015), pubblicata dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane e presentata oggi all'Università Cattolica di Roma, dove ha sede l’Osservatorio.
Mortalità superiore nel Lazio rispetto alla media nazionale sia per gli uomini che per le donne, con una minima diminuzione registrata nel periodo 2006-2012. Nello specifico, i dati di mortalità, riferiti al 2012, risultano pari a 105,6 per 10.000 per gli uomini (105,4 il valore nazionale) e a 70,1 per 10.000 per le donne (67,5 per 10.000). Nell’intervallo temporale 2006-2012 la diminuzione menzionata, è minore per gli uomini, con il -1,1% contro il -6,4% valore nazionale, che per le donne, con il -1,2% contro il -1,8% valore nazionale.

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