La barca del Duce “Fiamma Nera” torna a Ostia. Era nascosta a Valencia
L'imbarcazione a vela era stata sequestrata a febbraio a un imprenditore campano
E' tornata nel Porto Turistico di Ostia, la "Fiamma Nera", l'imbarcazione appartenuta a Benito Mussolini, sequestrata nel febbraio dell'anno scorso dalla Guardia di finanza a un imprenditore di origini campane da tempo residente nella capitale.
L'imbarcazione e' stata rintracciata in Spagna, nel porto di Valencia: il recupero si e' presentato particolarmente difficile, anche a causa di alcuni formalismi procedurali, superati solo con l'aiuto del magistrato di collegamento con la Spagna, a sua volta rimasto sempre in contatto con il giudice delegato, Franca Amadori.
Le indagini delle Fiamme gialle della capitale, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina, avevano accertato "la pericolosità sociale" dell'imprenditore e "la grande sproporzione tra i redditi dichiarati e l'elevato tenore di vita, frutto di una carriera criminale basata su ingenti evasioni fiscali, bancarotte fraudolente a catena e truffe".
Sulla base degli accertamenti economico-patrimoniali dei finanzieri di Fiumicino, il Tribunale ordinario di Roma, Sezione misure di prevenzione, aveva disposto il sequestro del patrimonio accumulato dall'uomo, valutato oltre 70 milioni di euro, anche se molti beni erano stati intestati a prestanome: ne fanno parte alcuni immobili concessi in locazione alla cooperativa "Domus Caritatis", legalmente rappresentata da Tiziano Zuccolo, e al consorzio di cooperative sociali "Eriches 29" di Salvatore Buzzi, tra i principali indagati nell'inchiesta "Mafia Capitale", alcuni vani di un castello, locali del "Palazzo Noccioli" a Fiumicino, diverse tenute, appartamenti, uffici, negozi e terreni ubicati a Roma, auto di lusso ed, appunto, la "Konigin II", imbarcazione tedesca dei primi del '900, di rilevante interesse storico e in perfette condizioni di manutenzione.
La storia della barca e' particolarmente travagliata: dopo essere stata acquistata nel 1935 dal gerarca fascista Alessandro Parisi Nobile, le venne imposto il nome di "Fiamma Nera" per farne dono al duce. Nel 1943, alla vigilia della caduta del regime fascista, la barca fu affondata dal proprio armatore per impedire che cadesse in mano ai tedeschi e successivamente recuperata e restaurata ad opera del conte Sereni e rinominata "Serenella".
Dopo una serie di passaggi di proprietà e vari cambi di denominazione, fu acquistata da una delle società sottoposte a sequestro, le cui quote, inizialmente intestate al figlio dell'imprenditore destinatario del provvedimento di sequestro, sono state successivamente trasferite a uno dei prestanome, pluripregiudicato e nullatenente, e l'imbarcazione nascosta all'estero.