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Roma
La bicicletta che logora chi non ce l'ha. Prova su Roma della mini E-Bit S

di Fabio Carosi

A Roma c'è una bici aliena. Due settimane di prova su Roma, il test ride più difficile del mondo per la E-bit S della bolognese Wayel Electricbikes, la mini bicicletta pieghevole che sta in un trolley e quando si “estende” lotta ad armi pari con i giganti delle due ruote.

Due settimane intere di avanti e indietro da un parcheggio di scambio di via Appia, giù nella Metro A e poi la risalita a Termini per la prosecuzione del viaggio in modalità assisita”. E sempre ogni giorno il ritorno alla base, cioè nel portabagagli dell'auto. 15 km al giorno e una sola ricarica in 2 settimane di “duro lavoro”.

Subito quello che non va bene di questa hot bike. Se siete più alti di un metro e 75 e il peso corporeo supera gli 80 chili, non comperate ma questa bicicletta. Lei (la bici) non se ne accorgerà perché sella ammortizzata, telaio in alluminio e ruote da 16 reggono bene l'onda umana. Il problema semmai siete voi che sembrerete l'orso Yoghy in sella alla bici nel parco di Yellistone.

Dunque, con un “umano” o una “umana” di statura e peso medio-alta, la E-Bit S dà il meglio di sé in tenuta di strada, comfort, sicurezza nella frenata. Il resto lo fa il motore elettrico da 250w occultato come un tesoro nella ruota anteriore.

Allora chi ordina la E-Bit S si vede arrivare col corriere un cartone enorme. Dentro c'è un trolley nero very trendy che nasconde il gioiello. Occorrono trenta minuti per la “messa su strada” della bici da 13 kg e poi non ci si pensa più. I dettagli sembrano studiati da un ingegnere paranoico e che soffre di insonnia: persino la maxy guaina che tiene i cavi è un “su misura” da brivido ma il gadget più divertente è il comando “della spinta” che sta sul manubrio di sinistra. Pulsante accensione (dopo aver avviato con la chiave di sicurezza la batteria), pulsante start assistito, se proprio non volete dare neanche la pedalatina iniziale e pulsante sequenziale per regolare le velocità. Non resta che seguire la strada, sfidare i colleghi pedoni, dribblare le auto in sosta e cercare di andare piano. E far morire di invidia le bici maxi. A dispetto della stazza, la E-Bit S realmente sgomma in partenza, un po' perché è una tracion avant alla francese, molto perché l'asfalto di Roma fa schifo e solo un ciclista provetto sa bene dove mettere le ruote.

Ora l'operazione più difficile: piegare la bici e “spedirla” nel portabagagli per poi “riaprirla” alla fermata mero A di Ponte Lungo. Compreso il tempo per togliere il cavalletto, un neofita ci impiega 30 secondi; alla seconda prova il tempo scende a 20. Poi si può fare a occhi chiusi, anche perché persino il pedale si ritira e va in verticale per accelerare l'operazione.

Infine i sentiment tra chi l'ha vista sfrecciare. La prova su Roma della E-Bit S è come il potere: logora chi non ce l'ha e sogna di poter andare in giacca e cravatta senza sporcarsi di grasso, perché il soluto ingegnere ha tolto la catena e inserito una cinghia gommata a prova di panno antipolvere. Un consiglio per gli uomini: se decidete di prenderla preparatevi a dire addio. Moglie, fidanzata, compagna o amante alla prima occasione ve la toglieranno. E indietro non si torna.

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