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Roma
La Raggi cancella una generazione. Si salva Giorgia Meloni che rifà An

Raggi a un passo dal Campidoglio targato Cinque Stelle. E per una stella che si accende, il voto romano ne spegne a decine. Le urne sono un vero tsunami che travolge un'intera classe politica adagiata su certezze che ormai non ci sono più, come il voto dei cattolici, quello dei moderati e persino quello dei militanti.
Oltre a Virginia raggi che ha pescato a man bassa nel Pd e nei cittadini che sono ormai stanchi della politica dei politicanti, la vera certezza romana è nel brillante risultato di Giorgia Meloni che è riuscita in poco tempo a ricostruire quell'Alleanza Nazionale che era stata fusa per incorporazione nel Pdl e che ora si è riaffermata per militanza.

L'EX CENTRODESTRA
- FORZA ITALIA. I sondaggi la spingevano intorno al 6% ma le urne non hanno pietà: col 4,24% ormai è un un partitino ridotto ai minimi termini, per il quale si apre una stagione difficilissima per capire se ci sono ancora speranze che rimanga in vita.
- LISTA STORACE. La furia dell'antivoto ridice Francesco Storace e la sua strategia di candidarsi-non candidarsi alo 0,64 per cento con poco più di 7 mila voti. Praticamente due condomini di via Appia Nuova.
- ROMA POPOLARE. La "lista mista" di Alfano-Lorezin sembrava dovesse far faville sospinta da ben due ministri, invece si è arenata all'1,29 per cento. Un dato che dovrebbe far riflettere chi pensava che bastasse mettere due facce per poter convincere.
- LISTA MARCHINI. ll 10,9 di Alfio Marchini è una sconfitta per la lista che arriva al risultato solo grazie al sostengo degli altri partner. L'ingegnere che ha messo il suo cuore nella sua campagna elettorale, da solo vale il 4,7%.

IL NUOVO CENTRODESTRA
- FRATELLI D'ITALIA. Alla prima prova ha superato ampiamente i sondaggi con un 12 per cento pieno pieno che, sommato alla Civica Meloni, restituisce un tonico 16 per cento. E va bene - considerando anche il tessuto romano, la lista Noi con Salvini che porta a casa un 2,7 per cento ma che sembra aver toccato il punto più alto dell'iperbole. In ogni caso 31 mila voti sono un patrimonio. Il gruppo "meloniano" è il terzo partito di maggioranza relativa ma rimane con l'amaro in bocca per via dell'unità mancata: Marchini sommato a Meloni avrebbe portato la candidata al ballottaggio. Sarà interessante nei prossimi giorni lil dibattito che si preannuncia furioso sulle scelte di Berlusconi che è il vero grande sconfitto a Roma di questa tornata elettorale.

IL CENTROSINISTRA.
- IL PD. C'era una volta la gioiosa macchina da guerra. Oggi i Democratici pesano meno della Meloni e lasciano sul campo circa 10 punti rispetto allo storico.
- ROMATORNAROMA. E' la vittoria di Giachetti, perché la lista dei signor nessuno, con a capo una nuotatrice è stata l'arma vincente per recuperare il 4,5 per cento tra la società civile. Scrittori, poeti e giornalisti oltre a qualche infiltrato ex Pd che non ha trovato posto riescono persino a superare Forza Italia.
- DEMOCRATICI POPOLARI. Con una capolista che di cognome fa Moro, si aspettava qualcosa di più. Forse il  nome dello statista invece che attirare voti ha rievocato fantasmi di accordi tra sinistra e centro: 1,47.

Deludenti i VERDI, l'ITALIA DEI VALORI e i RADICALI che si fermano a poco più dell'1 per cento.

LA SINISTRA. Penalizzato forse anche per fuoco amico nella prima parte della campagna elettorale, Stefano Fassina non riesce ad andare oltre il 4,4 per cento rendendo ininfluente il suo eventuale appoggio a Virginia Raggi oppure a Roberto Giachetti. Poteva essere l'ago bella bilancia, invece si trova nell'angolo estremo. Ed è un peccato perché l'ex viceministro all'Economia è stato l'unico a mettere al primo posto del suo programma l'emergenza lavoro.

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