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Roma
Lavoro, nel Lazio un esercito di poveri: un milione a 25mila euro annui

Nel Lazio, per oltre un milione di lavoratori, "le retribuzioni annue sono sotto i 25mila euro". Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio che ha elaborato, sulla base dei dati Inps, un report sulle condizioni di lavoro nel settore privato non agricolo dal 2008 al 2022.

"Insieme al nostro studio sulla precarietà - continua la nota - questo report conferma l'urgenza di affrontare l'emergenza lavoro nella nostra regione. La retribuzione media lorda di un operaio è di 14.981 euro per un impiegato è di 25.352 euro, di un quadro di 66.138 euro e di un dirigente di 148.720 euro", precisa la Cgil.

Aumento di operai

Nel periodo di tempo analizzato le retribuzioni degli operai sono aumentate del 6,7 per cento, degli impiegati del 10,8 per cento, dei quadri del 14,4 per cento e dei dirigenti del 16,4 per cento. In valori assoluti parliamo di 941 euro per un operaio, per un impiegato sono 2.476 euro, di 8.318 euro per un quadro e di 20.965 euro per un dirigente. Gli aumenti nominali delle retribuzioni medie di operai e impiegati sono stati pienamente assorbiti dall'inflazione, che è costata un'intera mensilità"."Particolarmente importante - aggiunge il sindacato - il gap di genere sulle retribuzioni. Gli operai guadagnano stabilmente il 65 per cento in più delle donne, i quadri il 13 per cento e i dirigenti il 35 per cento, si assiste, invece, ad una lieve riduzione per il settore impiegatizio dove il gap passa dal 48 per cento al 39 per cento. Le minori retribuzioni delle donne sono legate alla maggior incidenza del part time rispetto agli uomini, alle minori settimane retribuite e alle dinamiche settoriali".

Il part time

Il 69,2 per cento delle operaie e il 37,6 per cento delle impiegate ha un part time, contro il 32,5 per cento e 15,8 per cento degli uomini, anche tra i quadri la differenza è importante 5,5 per cento contro 1 per cento e persino tra i dirigenti il part time riguarda il 3,7 per cento delle donne contro l'1,6 per cento dei dirigenti uomini. Le donne che hanno 52 settimane coperte dalla retribuzione sono il 47,1 per cento tra le operaie e il 65,3 per cento tra le impiegate, contro il 59,8 per cento e il 74,1 per cento degli uomini. C'è, tuttavia, una parte del gap salariale non legato a parametri orari o alla stabilità contrattuale e che è molto evidente nell'1% dei lavoratori più ricchi: i dirigenti".

I dirigenti

"Nel 2022 un dirigente a tempo indeterminato e full time, tra i 35 e i 39 anni - si legge ancora nella nota della Cgil - , ha una retribuzione superiore del 43 per cento rispetto ad una sua collega, oltre 33 mila euro. Un divario che su questa fascia di età è difficilmente spiegabile con gli avanzamenti di carriera. Nello stesso rapporto si analizza anche il settore pubblico, dove un lavoratore su quattro ha una retribuzione inferiore ai 25.000 euro e il divario di genere, per classi di età, evidenzia come le donne soprattutto in alcuni ambiti della pubblica amministrazione siano sottorappresentate nelle fasce più apicali. Nel Servizio Sanitario il gap tra uomini e donne over 65 è di oltre 15 mila euro, nelle Amministrazioni Centrali di oltre 8.700 euro. Questo rapporto, così come quello sulla precarietà, non può rimanere solo una nostra denuncia - conclude la nota -. Ci aspettiamo che le istituzioni e le forze sociali del territorio aprano la discussione su come creare occupazione di qualità, superare il lavoro povero e la precarietà nella Capitale e nella Regione Lazio".







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