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Roma
Lino Banfi promuove a sua insaputa il gioco d'azzardo. La lettera aperta

Lino Banfi infuriato dopo il caso dei volantini che pubblicizzavano una sala giochi con l'immagine dell'attore. Sul caso interviene la Consulta Nazionale Antiusura che prende carta e penna e scrive una lettera aperta.

 


Il Presidente della Consulta Nazionale Antiusura, Mons. Alberto D’Urso, e il Coordinatore del Cartello “Insieme contro l’Azzardo”, Attilio Simeone, esprimono solidarietà all'attore vittima di una manipolazione pubblicitaria. E bacchettano pesantemente i mass media disposti a tutto.
 

Caro Lino Banfi,
il mondo dei mass media è alterato e sottomesso al sistema del marketing e della pubblicità, in cui i lettori sono considerati consumatori e non persone con una dignità. L’obiettivo è fare colpo ad ogni costo. Disposto a tutto pur di conquistare fette di mercato. Il sorpruso, la violenza, la manipolazione della realtà sono alcune delle tecniche del marketing. Catturano più lettori o telespettatori sull’onda di una comunicazione sensazionalistica. Un tritacarne mediatico in cui ci passa di tutto pur di arrivare alla pancia del pubblico. E questa volta nel tritacarne ci è finito lei caro Lino Banfi, per i nipoti d’Italia “Nonno Libero”.
Come uomo, Pastore e Presidente della Consulta Nazionale Antiusura, che da anni si occupa a tutto campo di contrasto all’azzardo, quale piaga sociale ed economica del nostro Paese, fonte di indebitamento di milioni di famiglie fino a spingerle nella morsa dell’usura, posso comprendere lo sconcerto e il dolore che ha provato quando ha visto l’immagine della sua persona, a sua insaputa, associata a una pubblicità che incita all’azzardo che in Italia miete milioni di vittime.
È allarmante il crescente numero di ludopatici minorenni, di giovani che bruciano le loro paghette nelle sale slot, che si indebitano, che finiscono nella manovalanza della criminalità organizzata per procurarsi il denaro per giocare. Il passo per le categorie più fragili delle società dalla sala slot alle implicazioni con i clan criminali è davvero breve.
La nostra società della comunicazione ha bisogno di tornare a riflettere sull’etica che significa andare oltre la correttezza deontologica. Comporta interrogare la propria coscienza in quanto persone e non soggetti al servizio delle regole del mercato.
La società della comunicazione deve smettere i panni del venditore e deve tornare a generare verità e relazioni tra le persone. Per esempio il sistema mass mediale per quanto riguarda l’usura riesce solo in modo sensazionalistico a sbattere in prima pagina gli usurai-carnefici arrestati, che subiscono il sequestro dei beni, ma non va oltre.
I giornalisti non si interrogano sulle cause dell’usura, le dinamiche delle relazioni umane tra l' usurato e il coniuge o il figlio o il genitore. Cosa c’è nell’animo di una vittima di usura. Per quanto riguarda l’azzardo, stesso discorso, spingono in prima pagina i pochi vincitori milionari, ma tacciono sui milioni di persone che si suicidano a causa dei debiti di gioco. È troppo scomodo andare a fondo e dire che lo Stato è il primo “giocatore giocato” che ci rimette anche tanti soldi per favorire le lobbi dell’azzardo.
I protagonisti del mondo dello spettacolo rappresentano per la gente comune dei modelli da raggiungere, da imitare, il loro volto associato all’azzardo lancia messaggi equivoci generando false aspettative.
Caro Lino Banfi, nell’esprimere la mia solidarietà le auguro presto di fare luce su questa annosa vicenda, le esprimo la mia stima per aver preso subito le distanze dal mondo dell’azzardo. Il mio auspicio è che sia da esempio per tanti personaggi del mondo dello spettacolo che ne hanno fatto una ragione di guadagno facile speculando sul dolore e la disperazione delle persone più povere e indifese.

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