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Roma
Mafia Capitale, Campidoglio “controllato”. Carminati e Buzzi “mafiosi”

Amici inseriti in ruoli strategici della pubblica amministrazione, omertà e protezione garantita dalla forza di convincimento di cui godeva, in particolare, Massimo Carminati. Ecco le motivazioni della sentenza che, capovolgendo il primo grado, ha riconosciuto il metodo mafioso alla “combriccola” Carminati-Buzzi.

 

"Ai fini della sussistenza del delitto di associazione mafiosa, non e' rilevante nè' il numero modesto delle vittime (che il tribunale ha indicato nel numero di 11) nè il limitato contesto relazionale territoriale. Non può escludersi il carattere mafioso della nuova associazione perché non sono elementi costitutivi di tale elemento né il controllo generale del territorio né una generalizzata condizione di assoggettamento e omertà della collettività".

Lo si legge nelle motivazioni della Terza Sezione Penale della Corte di Appello di Roma, presieduta da Claudio Tortora, che lo scorso 11 settembre ha ribaltato la decisione di primo grado riconoscendo il metodo mafioso nel processo sul Mondo di Mezzo. "Nella associazione Carminati conferì la sua forza di intimidazione - si legge ancora nel testo - e Buzzi conferì l'organizzazione delle cooperative e il collaudato sistema di corruttela e prevaricazione".

Tra gli elementi che le motivazioni della sentenza di appello del processo sul 'Mondo di Mezzo' citano a conferma del carattere mafioso dell'associazione c'è la protezione garantita ad una serie di imprenditori e il loro successivo inserimento nelle attività ed una gestione in comune.

Nel paragrafo intitolato 'L'offerta di protezione' vengono citati gli interventi di Massimo Carminati in favore di Lorenzo Alibrandi, Marco Iannilli, Cristiano Guarnera, Luca Gramazio e Riccardo Mancini che si erano rivolti a lui per avere protezione. Mentre nel paragrafo denominato 'L'omertà' viene sottolineato che "non furono presentate denunce delle violenze e intimidazioni subite presso il distributore di benzina di Corso Francia".

E anche nel settore della pubblica amministrazione "nessuno, nemmeno gli imprenditori che avevano rinunciato a partecipare a gare di appalto, ha sporto denuncie o manifestato dissenso". Una condizione definita nel testo di "assoggettamento e omertà derivante dalla forza intimidatrice espressa dall'associazione emerse soltanto grazie alle intercettazioni telefoniche".

Il ruolo di Carminati e Buzzi sulle nomine del Campidoglio

"Carminati e Buzzi ebbero contatti ed esercitarono pressione per le nomine e i posti chiave dell'amministrazione Capitolina, avendo interesse alla elezione e alla collocazione di soggetti affidabili nei ruoli decisionali".

"Gli interventi per posizionare in ruoli strategici persone gradite - si legge ancora nel documento - sono significativi della forza prevaricatrice dell'associazione nei confronti dei pubblici amministratori, mentre l'eliminazione dei personaggi scomodi e non graditi è una forma di prevaricazione esercitata anche nei confronti degli imprenditori". Nel documento, i magistrati scrivono che "Buzzi in alcune situazioni di contrasto o difficoltà chiese espressamente l'intervento di Carminati per la sua forza di convincimento riconosciuta all'esterno. Carminati si inseriva quindi nel mondo imprenditoriale quando l'attività corruttrice di Buzzi non era sufficiente assicurandogli la soluzione dei casi più difficili e rilevanti con una provvista di violenza e capacità criminali".

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