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Roma
"Marra e Romeo tuttofare, ruoli al rovescio". Raggi a processo, parla Raineri

Raffaele Marra "autoreferenziale e arrogante", ma era il consigliere preferito di Virginia Raggi. Nel corso del processo che vede il sindaco M5S  imputato per falso parla Carla Romana Raineri, ex capo di gabinetto del Campidoglio: "Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine".

 

Arriva alle battue finale il processo a carico del sindaco Raggi, con la sentenza attesa nella giornata di sabato 10 novembre. A deporre in aula è l'ex capo di gabinetto del Campidoglio Carla Romana Raineri, che svela i rapporti dietro il terzetto Marra-Romeo-Raggi, con i primi due che "si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante, Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato".

Impossibile negare il rapporto di fiducia e vicinanza dei due con il sindaco, con Raineri che nella deposizione ha sostenuto: "Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco. Stavano in tre in una stanza a porte chiuse, per riunioni inaccessibili a tutti se non all'allora vice sindaco Daniele Frongia. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca".

Quindi la Raineri ha aggiunto: "Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine. Penso a me, quando dissi che intendevo sostituire Marra con un colonnello dei Carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto. Di lì a poco il sindaco si fece venire dubbi sulla legittimità della mia nomina".

Raineri prosegue poi il surreale racconto dipingendo Salvatore Romeo e Raffaele Marra come "tuttofare" del sindaco, onnipresenti, onniscenti, capaci di assorbire ogni compito senza una carica precisa: "Il ruolo che mi era stato affidato di capo di Gabinetto era un guscio vuoto, trovai un gabinetto in cui le funzioni erano state sapientemente esportate verso due direzioni: Salvatore Romeo, che aveva delle deleghe molto singolari, come quella ai lavori di giunta e l'altra alle partecipate, e a Raffaele Marra. Il capo di gabinetto deve controllare la regolarità degli atti, in questa situazione era sorprendentemente surreale che non avessi neanche contezza del flusso informativo, nel gabinetto non arrivavano notizie".

"Ho cercato disperatamente di intercettare l'attenzione del sindaco - ha concluso - su tanti temi, dai rifiuti alle partecipate, ma mi sentivo sempre solo rispondere 'ne parli con il dottor Marra oppure ne parli con il dottor Romeo'. Non avevo la possibilità di dialogare con il sindaco con un sovvertimento delle gerarchie, invece di consigliarla avrei dovuto farmi consigliare io dal mio vice e da una persona dello staff della Raggi". Per la Raineri, "Raggi, Marra e Romeo vivevano in simbiosi".

 

 

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