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Roma
Marra, Sacarpellini e Casamonica: il generale de Vita lascia Roma per Milano

"Vado via con un forte arricchimento umano e professionale". Con queste parole il Generale di Brigata Antonio de Vita, lascia il Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma per assumere l’incarico di Comandante della Legione Carabinieri “Lombardia”, con sede a Milano.

L'alto ufficiale, 59 anni e alla guida del Comando provinciale dei Carabinieri di Roma dal 7 settembre 2016, ha voluto salutare e ringraziare le istituzioni, i rappresentanti delle forze dell'ordine, della magistratura e i giornalisti e ripercorrere i momenti salienti dei due anni di permanenza alla guida del Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma.

"Sono stati due anni nei quali abbiamo cercato di dare un contributo a questa bellissima città - ha detto de Vita - nella quale il lavoro svolto ci ha visto protagonisti insieme alle altre forze di polizia, alla Questura e alla finanza e con una diretta e piena partecipazione del Prefetto di Roma che ha vissuto insieme a noi tutti i problemi riguardanti la sicurezza. In questi due anni l'ambizione che ho cercato di portare avanti è stata quella di cercare di restituire qualcosa a questa città in termini di sicurezza e qualità della vita dei cittadini e i risultati li abbiamo ottenuti. C'è stata - ha aggiunto - una capacità di risposta in termini di controllo del territorio dal centro alle periferie. La criminalità organizzata esiste, ma in questi due anni abbiamo portato avanti attività di altissimo livello", che hanno consentito con molti arresti di sferrare un duro colpo alla criminalità organizzata: dal clan degli Spada a Ostia all'operazione "Gramigna" dello scorso luglio che ha messo in ginocchio il clan mafioso dei Casamonica.

"Inoltre - ha sottolineato ancora il Generale di Brigata - su questo fronte mi piace ricordare il grande rapporto avuto con la Procura di Roma che ci ha supportato e che ha coordinato le più belle indagini di questi due anni. Il Procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone non ci ha fatto mai sentire soli e per questo lo voglio pubblicamente ringraziare. Vado via con un forte arricchimento umano e professionale, perché quando sono arrivato - ha raccontato - ero al mio terzo comando provinciale e non credevo di dovermi confrontare con una macchina così articolata e complessa e ho dovuto metterci impegno perché Roma è una città nella quale la complessità e l'interazione delle problematiche è tale che è stato necessario dare un contributo forte. Siamo attori sociali - ha concluso de Vita - e come tali dobbiamo essere sempre in grado di intercettare quelli che sono i bisogni della gente per migliorare la qualità della vita e questo lo si fa non soltanto quando si finisce sui giornali ma anche nelle nostre più lontane stazioni".

Giunto nella Capitale si è dovuto subito cimentare, con gli altri attori istituzionali, nell'organizzazione della sicurezza per gli eventi conclusivi del Giubileo della Misericordia e successivamente per il 60/mo anniversario della firma dei Trattati di Roma. Tra le altre operazioni più rilevanti e da ricordare sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata: la "Eclissi" nei confronti del clan degli Spada, a cui è stato contestato di aver promosso, diretto e organizzato sul litorale laziale un'associazione di tipo mafioso; la "Hampa" del giugno scorso che, con 58 arresti, ha sgominato il clan dei Gambacurta che controllava lo spaccio, l'usura e l'estorsione nell'area di Roma Nord e la recente "Gramigna" contro il clan Casamonica.

Tra le inchieste, in questi due anni, figurano quelle che hanno portato all'arresto dell'ex capo del personale in Campidoglio Raffaele Marra, e dell'imprenditore Sergio Scarpellini per corruzione riguardo la costruzione del nuovo stadio della Roma. Uno dei momenti "più emozionanti" che de Vita ha voluto ricordare è la consegna del permesso di soggiorno a John Ogah, nigeriano 31enne che il 26 settembre del 2017 sventò una rapina in un supermercato alla periferia della Capitale affrontando un rapinatore armato di mannaia e permettendo ai carabinieri di arrestarlo subito dopo.

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