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Roma
Ndrangheta a Roma, chiesti 43 rinvii a giudizio dai boss agli affiliati

La 'Ndrangheta è anche a Roma e adesso è finita sotto processo: la Direzione Distrettuale Antimafia al termine dell'indagine “Propaggine”, ha chiesto e ottenuto 43 rinvii a giudizio tra boss, affiliati e fiancheggiatori. Il processo con rito ordinario comincerà il 12 settembre.

In effetti la Dda aveva chiesto 66 rinvii a giudizio, ma circa venti imputati hanno chiesto il rito abbreviato. Tra questi venti uno dei boss al vertice della “propaggine” romana: Antonio Carzo. Carzo dopo aver trascorso 13 anni in carcere, in parte anche in quello di massima sicurezza, non si è mai pentito e non ha mai collaborato con la giustizia. Forse anche per questo, una volta rilasciato si è subito rimesso all'opera per l'organizzazione che gli ha dato la responsabilità di gestire la succursale romana della 'Ndrangheta insieme all'altro boss, Vincenzo Alvaro che invece sarà processato con rito ordinario.

La cosca romana

La locale romana nasce nel 2015, con la benedizione dell'organizzazione centrale in Calabria. “Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto”. Rapidamente negli anni la cosca si è espansa e radicata nel territorio della Capitale.

Ma hanno trovato qualcuno che non si trovavano a contrastarli: “C'è una Procura... qua a Roma ... era tutta ...la squadra che era sotto la Calabria. Pignatone, Cortese, Prestipino... e questi erano quelli che combattevano dentro i paesi nostri ...Cosoleto ... Sinopoli... tutta la famiglia nostra...maledetti”.

Infatti nella Procura di Roma in questi anni hanno lavorato molti magistrati e agenti delle Forze dell'Ordine che avevano già combattuto la 'ndrangheta in “patria”.

Le accuse

Dagli elementi raccolti dall’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò con i pm Giovanni Musarò, Francesco Minisci e Stefano Luciani, sono state formulate le accuse di associazione mafiosa, cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, riciclaggio aggravato, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa.

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