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Roma
Olimpiadi, palazzinari alla riscossa: “Condannata Roma”. E su Caltagirone...

di Fabio Carosi


“Maledetti” palazzinari, colpa storica di Roma vergogna e ora anche all'indice per aver aver costretto Virginia Raggi a rinunciare alle Olimpiadi del 2024 per non far divorare la città dai loro appetiti infiniti.


Cemento e costruttori: sono loro dunque, il male di Roma. Ma c'è chi non ci sta e non solo rispedisce le accuse al mittente (Virginia Raggi e l'M5S) ma ribalta le accuse e raddoppia additando “il pensiero comune” come responsabile di quel declino ineluttabile al quale “hanno condannato Roma”.  Per nove anni al vertice della lobby del cemento romano, Acer, poi presidente di Acea e presidente della Camera di Commercio, Giancarlo Cremonesi è cresciuto a “pane ed edilizia” oltre che a “Pane e consigli di amministrazione” e da buon romano “le ha viste tutte”.

Avvocato Cremonesi, lei che di palazzinari se ne intende, che dice del No alle Olimpiadi motivato dalla voglia di non darvi in pasto l'ennesima porzione di città?
“E' una dichiarazione gratuita ma che denota che questo Paese non può che andare verso il declino. Se le persone che governano pensano che l'unico rimedio per fare bene le cose è non farle proprio, è declino certo. Se guardiamo le altre capitali più vicine come Lisbona, Parigi se non nelle grandi città cinesi dove effettivamente le grandi trasformazioni urbane e gli interventi innovativi hanno dato uno sviluppo, lavoro e servizi di grande qualità, non capiamo che anche quelli che oggi vengono ritenuti i cittadini più deboli, hanno un grande vantaggio se l'economia decolla e la città migliora in servizi e infrastrutture. Se le abitazioni sono più adatte ai tempi moderni, se non si capisce questo. Se noi diciamo no a tutto: no ai termovalorizzatori, no agli impianti di trasformazione elettrica, no alle grande arterie e al raddoppio dell'aeroporto e in questo caso a portare eventi mondiali nel nostro territorio non avremo scampo. Significa voler rimpiangere le caverne e quando si viveva in pochi metri quadri. L'idea che una volta c'era più rispetto per il territorio trova una giustificazione sciocca. Il progresso non si può fermare sennò si arresta la speranza e il futuro di avere posti di lavoro. Noi veramente pensiamo che nei paesi occidentali dove ci sono grandi sviluppi siano meno sensibili agli equilibri ecologici? Noi facciamo finta di difendere solo a parole. Chi di ce no a tutto dice no al progresso”.

Bene con queste affermazione lei entra nel gruppo degli irresponsabili... Che ne pensa del giudizio del sindaco sugli appetiti famelici dei suoi amici costruttori?
“I vantaggi che possono avere le attività produttive con le opere è negli eventi, è nei fatti. Se si fanno opere straordinarie ci saranno i grandi gruppi che li faranno.  Per non far guadagnare l'eventuale operatore o grande impresa che farà lo stadio o la metropolitana vogliamo condannare all'immobilismo l'intera città? Noi che cosa facciamo invece di fare quelle opere e diventare attrattivi, una città un museo senza neanche avere i guardiani? Secondo voi i turisti che verrano in bicicletta sul Grab, ormai la più grande opera pubblica della città, saranno loro a fare il pil di Roma? E' quello il turismo che interessa? Bisogna capire cosa vogliamo: lavoro per i giovani e dare speranza o vogliamo chiuderci in noi stessi nelle nostre buche e nel medioevo del tranvetto e della bicicletta? Saremo tutti di serie B così non si vedrà la differenza sociale”.

Però le accuse del sindaco sono chiare: Roma è in deficit e gli extracosti delle opere del passato come la Metro C sono così evidenti che.... a pensar male non si fa peccato”.
“Qui si sta colpevolizzando tutto un mondo imprenditoriale e poi sulla Metro C le cause degli extracosti sono la cattiva progettazione e le varianti che la Soprintendenza ha chiesto a tutela della storia. Ma ammesso che in un'opera ci siano stati comportamenti non corretti da parte delle imprese, per questo condanniamo qualsiasi infrastruttura di cui abbiamo bisogno. Non facciamo più metrò perché sono costate troppo? Qualora avessero fatto un disastro - e io non ci credo – vanno punti eventuali colpevoli”.
“Vista la vostra amicizia datata dopo il No olimpico ha parlato col cavalier Francesco Gaetano Caltagirone?
“No non l'ho sentito. L'apprezzo come imprenditore e come romani e penso che sia addolorato per la sua città come sono addolorato io di fronte all'immobilismo e al non voler prendere di petto le necessità della città.  Io lo conosco come uomo del fare”.

La letteratura grillina dice che è il nemico pubblico numero 1...
“Si vabbé: l'acqua non deve costare perché lui ha una parecipazione in Acea. Il cemento non deve costare... le costruzioni no perché c'è lui. Pensiamo a Salini ad Astaldi, sono imprese che si fanno rispettare in tutto il mondo. Le nostre imprese sono l'orgoglio della nazione e quando lavorano da noi o devono perdere i soldi o sono trattati come malfattori. Io non ci sto”.

Si potevano fare Olimpiadi, come?
“Intanto ci siamo dimenticati che è un film già visto con Monti e tanto avanti eravamo andati quella volta. Perché quella volta nessuno si indignò di fronte alle spese. Quella fu un'occasione persa che non abbiamo saputo cogliere e che tutti dimenticano quello sbaglio terribile. Adesso il secondo tempo”.

E questo è scritto, ma si potevano fare queste benedette Olimpiadi?
“Certo che si potevano fare. Il Governo metteva i soldi per le opere indispensabili, il Comune non doveva mettere soldi, bastava fare appalti seri, zero modifiche in corso e grandi controlli. Se non possiamo dare opere pubbliche e avere controlli, chiudiamo lo Stato. Chiediamo all'Austria di gestirci l'amministrazione. Ma che sul sul Grab qualcuno pensa che non ci saranno speculazioni?”.

Senta gli imprenditori delle costruzioni a roma si chiamano palazzinari e basta. Ed è pure dispregiativo. Se ne è fatto una ragione?
“Vengo da quel mondo e ne ho sempre sofferto molto di questo di prezzo. Io vorrei dire che se qualche milione di persone dopo la guerra ha avuto la casa in questa città è anche merito di quei signori che hanno fatto imprese di costruzioni così come i piani regolatori e le progettazioni dicevano di fare. Quando non si è lavorato è nata la città degli abusivi”.

Quanto vale l'edilizia come costruzioni e ricostruzioni nel futuro economico di Roma?
“Da questa crisi economica si esce solo con grandi investimenti in edilizia. L'edilizia è il settore che fa immediatamente posti di lavoro e fa ripartire l'economia perché ha un indotto formidabile ed è made in Italy. Continuiamo a far finta che non ci sia il 45% dei giovani che sono disoccupati. E con la Cig si sposta solo la disoccupazione nel tempo. Se non parte l'economia di base l'economia 4. 0 sarà un 'idea”.

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