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Roma
Ostia, ospedale Grassi: amianto e pannolini tra gli escrementi di topi

All'ospedale Grassi di Ostia, tetti in amianto, decine di metri quadrati di “onduline” danneggiate dal tempo e in più punti sgretolate, proprio dentro un ospedale. Le due strutture sono utilizzate come magazzini per conservare, si fa per dire, attrezzi per la manutenzione, utensili per il giardinaggio e poi numerosi scatoloni di cartone in mezzo alla polvere. Dentro ci sono i pannolini per i pazienti e anche quelli per i bambini. E sopra le scatole, diversi escrementi di topi.

Sembra la scena di un film horror, invece è realtà. Succede all'ospedale Grassi di Ostia: la denuncia arriva da Paolo Dominici, segretario regionale della Uil con delega a Pubblico Impiego, Casa e Terzo Settore. “Non è la prima volta che denunciamo con forza questo orrore, eppure sembra che nessuno ascolti”, dice Dominici.

I due magazzini si trovano di fronte la camera mortuaria dell'ospedale e proprio accanto all'archivio clinico, dove lavorano diversi dipendenti. “Gli impiegati sono costretti a tenere chiuse le finestre che affacciano proprio sul tetto di eternit crepato in diversi punti. E’ inconcepibile che all’interno di un ospedale, luogo di cura per eccellenza, possano esistere situazioni del genere. Situazioni di rischio per la salute non solo dei pazienti ma anche di tutti coloro che ci lavorano”, spiega il sindacalista.

Le due strutture non hanno controsoffitto: l'amianto non è protetto da alcuna superficie, quindi, neanche all'interno, come dimostrano le foto esclusive. Ed eventuale polvere rischia di posarsi su tutto quello che c'è all'interno, comprese le scatole di pannolini e materiali sanitari. Materiale raggiunto pure dai topi che entrano dalle fessure dei muri e vanno a depositare i loro escrementi sulle scatole.

“E' una realtà inaccettabile”, sostiene Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto. “L'Ona ha censito molti aasi di patologie asbesto correlate tra i dipendenti delle aziende ospedaliere, anche mesoteliomi e tumori polmonari. In particolare, nell'ospedale militare di Anzio lavorava una donna che e' deceduta a soli 48 e c'è stata la condanna del Ministero al risarcimento danni per più di 700mila euro. Purtroppo ci sono decine di decessi per via dell'uso dell'amianto non solo nelle strutture ma anche nei macchinari. L'ultimo caso è quello della morte di un infermiere di 44 anni per mesotelioma che lavorava all'ospedale di Gela”, spiega il legale.

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