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Roma
Peccati di gola, Ave Ninchi “risorge” tra risate, battute, ricordi in un libro

di Patrizio J. Macci

“Peccati di gola. Insolito tributo ad Ave Ninchi” (Ponte Sisto Editore) di Ignazio Gori è un libro che rievoca in maniera lieve e prepotente la figura della grande attrice Ave Ninchi nel ventennale della sua morte (10 novembre 1997). Due sono le cose che la Ninchi non nascose mai ai suoi fan: l’amore sconfinato per il cibo e il tifo per la Juventus.

 

Un volume scritto in forma di diario formato da una serie di tessere cucite insieme ispirato al modello di libro “alla Antonio Veneziani”.
Il volume è nato da una conversazione con Marina Ninchi, non è una biografia, ma un momento onirico, un collage di sogni quotidiani, sofferenze, colpi di scena, battute, risate, sfottò e immancabili “peccati di gola”.
Il ricordo di Ave Ninchi è filtrato attraverso la quotidianità, a volte dolce, a volte irruente, a momenti grottesca di una aspirante attrice che ha come mito e modello l’attrice marchigiana. Nel testo si ibridano lo stile diaristico (la voce dell’autore) con il vissuto dell’attrice al punto che il lettore non sa più a chi appartenga il testo. La conoscenza del soggetto narrato è onnicomprensiva da parte dell’autore.
“Una vera attrice deve saper accendere e poi smorzare di colpo la tensione. Ave Ninchi ci riusciva alla perfezione. Era sempre lì, in un angolo, sembrava aspettare sorniona e poi ti infilava in contropiede”, questo il ritratto che Gori cuce intorno all’indimenticata interprete di pellicole del calibro de “L’Onorevole Angelina, e ad altre di genere brillante, al fianco di grandi nomi come Totò, Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa, Nino Taranto, Peppino De Filippo, Carlo Dapporto e Alberto Sordi.

E’ un libro “leggero” che si può leggere sia in chiave di tributo sia in chiave di racconto romanzato, ironico e provocatorio, grottesco e poetico, in perfetto stile “commedia all’italiana” dove il ricordo della Ninchi rivive in una attualità comica e drammatica. “Peccati di gola” non è solo un omaggio agli anni gloriosi del cinema italiano ma anche una sorta di velata invettiva, malinconica e forse disillusa, all’attuale industria cinematografica, troppo impegnata a rincorrere la serialità. A corredo del testo ci sono foto dell’attrice marchigiana, molte delle quali inedite, fornite dalla famiglia, e in particolar modo da Marina Ninchi, figlia di Ave, la quale ha voluto ricordare sua madre con un’intervista in appendice al testo che ne scolpisce il ricordo.

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