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Roma
“Poveri romani”, Civica, Uil: “Dovranno scegliere tra cibo, bollette o cure”

Aumentano le tariffe telefoniche, quelle autostradali, la coda dell'inflazione e tutti i costi aggiuntivi finiscono sulle persone mentre gli stipendi non salgono, e se salgono sono già divorati dal caro vita. Ad Alberto Civica, segretario della Uil di Roma e del Lazio, affaritaliani.it ha chiesto quale 2024 aspetta i romani e i cittadini del Lazio.

Civica, i dati economici di Roma dicono che la povertà reale è in drammatico aumento, mentre continua l'erosione degli stipendi del ceto medio, ormai a rischio scomparsa. Cosa ne pensa?

“Il 2024 sarà nel segno del 2023. L’inflazione rallenta la sua corsa ma ancora erode il potere di acquisto dei salari. Il carrello della spesa non accenna a diminuire e i cittadini del Lazio, come peraltro gran parte del resto del Paese, dovranno fare i conti e scegliere se mangiare o curarsi se pagare l’affitto o le bollette. Abbiamo in un nostro recente studio fatto da EURES che il 30% dei lavoratori del settore privato non agricolo ha una retribuzione di 8000€ l’anno, cifra che scende a 6.000 € nel commercio. I nostri CAF (centri di assistenza fiscale) ci hanno segnalato che ci sono lavoratori che si presentano alla dichiarazione dei redditi con 3 - 4 CU che messe insieme non sempre raggiungono questi importi.

Insomma, si è e si rimarrà poveri pur lavorando. L’ISTAT ci dice che il 24% delle famiglie sono a rischio povertà e nel Lazio questa quota sale al 26%. In tutto questo le famiglie laziali dovranno fare i conti con una tassazione che nel 2024 rischia di aumentare anche per le fasce di reddito fino a 35.000 €, con interventi sul sociale sempre meno efficaci e con una sanità pubblica sempre meno in grado di offrire quel diritto alla salute che è sancito dalla costituzione del nostro Paese".

Le azioni intraprese da Uil e dagli altri sindacati rispetto ai dipendenti del pubblico impiego, in particolare per i dipendenti di Comune e Regione?

“Per prima cosa dobbiamo ricordare che nel Pubblico Impiego si sono persi negli ultimi 20 anni qualcosa come quasi 500.000 posti di lavoro e si è fatto un massiccio ricorso ai contratti di lavoro a termine. Questa situazione è frutto di scelte politiche sbagliate che hanno cercato di addossare al costo dei dipendenti pubblici la causa del deficit italiano. Ebbene i dipendenti pubblici sono diminuiti ma il deficit è continuato accrescere a ritmi sempre più elevati. Nel contempo si sono perse professionalità, non si è investito nella pubblica amministrazione e i danni si sono visti in particolare nella gestione dei fondi del PNRR. Tutte le amministrazioni pubbliche a partire dai comuni e dalle regioni si sono lamentate di non avere professionalità adeguate a gestire i progetti del PNNR e si è fatto ricorso ad altre assunzioni a tempo determinato. Il sindacato ha fatto tutto il possibile per stabilizzare i lavoratori precari in particolare nella sanità ma questo non aumenta il numero dei lavoratori al massimo stabilizza la forza lavoro che già c’è. Abbiamo sottoscritto accordi per migliorare il salario dei lavoratori ma come già detto non riusciamo a recuperare nemmeno l’inflazione. Se vogliamo una pubblica amministrazione più efficiente dobbiamo investire sulle persone: più assunzioni, più formazione, più salario”.

E per le partecipate?

“Dobbiamo però chiarire una volta per tutte a cosa servono le società partecipate. Queste dovrebbero erogare servizi più efficienti e a far risparmiare la P.A.. Nel tempo invece si sono trasformate in un sistema che permetteva alla politica semplicemente di aggirare i vincoli del regime pubblico: assunzioni, nomina dei vertici aziendali, nomine dei dirigenti. Per evitare quest’ultimo fenomeno la legislazione e gli interventi in particolare della Corte dei Conti hanno irrigidito sempre di più il sistema delle partecipate che sono ormai strutture a gestione “autonoma” della stessa P.A.”.

Per i precari e per il sistema privato cosa ha messo in campo il sindacato?

“Molti servizi andrebbero re internalizzati e occorrerebbe rivedere la filosofia delle partecipate anche in funzione delle normative europee. Ha senso continuare ad avere più aziende di trasporto pubblico invece di una sola azienda regionale che per dimensioni potrebbe realizzare economia di scala e potrebbe diventare una azienda che non solo può gestire il trasporto pubblico nel Lazio ma si potrebbe candidare, sul modello francese, a gestirlo anche in altre città o regioni europee.

Inoltre abbiamo chiesto una legge che, come in Spagna, non consenta più contratti precari. Il contratto normale deve essere a tempo indeterminato e quello a tempo determinato deve rappresentare una eccezione. Su questo, come su tanto altro, abbiamo scioperato e continueremo a batterci contro invece la logica dei Voucher, del lavoro precario che anche sinonimo di lavoro sottopagato, di lavoro insicuro, ecc.

Il lavoro deve tornare ad essere un elemento essenziale della emancipazione delle persone e non un modo per sopravvivere, ma fino a quando inostro sistema produttivo con l’avallo della politica non tornerà a fare concorrenza sulla quantità e qualità degli investimenti, sulla capacità di innovare processi e prodotti invece che sul costo del lavoro continueremo a parlare di Voucher”.

Coppotelli, Cisl, ha lanciato una provocazione: iscritti alla Uil, crescita o diminuzione tra lavoratori attivi e pensionati?

”In un recente articolo pubblicato da Italia Oggi la UIL è stata definita come l’unica organizzazione sindacale in crescita almeno nel panorama delle OO.SS. Confederali. La nostra crescita è storicamente più sostenuta tra i lavoratori attivi che tra i pensionati. Comunque, ancora oggi UIL CGIL CISL rappresentano una forza dalla quale non si può prescindere”.

E' vero che nel sistema privato c'è timore di iscriversi al sindacato?

“Beh! Dove c’è precarietà, dove l’insicurezza la fa da padrona è evidente che si possa avere timore ad iscriversi al sindacato per paura di ritorsioni, di non vedersi cioè rinnovato il contratto. Questo vale soprattutto nelle realtà più piccole. Ma il sindacato prima o poi arriva. La battaglia sui Rider lo dimostra”.

Francesco Rocca aveva promesso di abbassare l'Irpef più alta d'Italia poi quando ha visto i conti della Regione ha capito che era una “burla”; le nuove aliquote Irpef del Governo Meloni penalizzano il ceto medio. Poi c'è Roberto Gualtieri che col deliberone di Natale ha aumentato i servizi del Comune dai diritti di segreteria, ai funerali, sino alla pipì nei bagni

“E’ un malvezzo della politica che quando è all’opposizione le spara grosse e in tutte le direzioni e quando sale al potere conta sul fatto che le persone non si ricordino di quello che hanno detto. Una famosa affermazione recita “Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni. Un politico pensa al bene del proprio partito uno statista al bene del suo Paese”. Ecco in estrema sintesi penso che siamo pieni di politici.

Sia Rocca che Gualtieri invocando i problemi di bilanci, sia regionale che comunale, dicono di essere costretti a non poter abbassare le tasse e a aumentare le tariffe. Ma se tutto si risolve in problema tecnico di gestione delle risorse la politica a che serve? Si deve tornare a tenere conto delle condizioni reali delle persone e fare scelte ed è per questo che abbiamo firmato un accordo con la Regione perché almeno del 2025 si torni ad abbassare il carico fiscale sui redditi fino a 35.000€ e che con il Comune cercheremo di fare la stessa cosa”.

Perché Comune e Regione non hanno mai fatto una spending review?

“I bilanci del comune di Roma e della Regione Lazio sono condizionati da un debito pregresso che non permette grandi manovre. Sono enti, in particolare il comune di Roma, sottofinanziati dallo stato e si dovrebbe fare una grande battaglia per risolvere questo problema. Non si tratta di risparmiare come troppo spesso si è pensato invocando la spending review ma di fare scelte coraggiose indirizzando le risorse là dove servono”.

Come sono i rapporti con Rocca?

“Sono rapporti sporadici, non organici che rendono difficile seguire e talvolta capire le scelte che vengono fatte dalla Regione. Abbiamo dato a Rocca la disponibilità ad una interlocuzione sul merito delle cose ma si ad ora con scarsi risultati. Sul Bilancio regionale che rappresenta il documento politico per eccellenza per capire le scelte della politica non abbiamo avuto alcun confronto con la Giunta. Siamo stati chiamati in audizione dalla commissione consiliare a 24 ore dal voto in aula. E’ evidente che così non va bene”.

E con Gualtieri?

”Un po’ incalzato dagli eventi (PNRR, Giubileo su tutti) ha fatto sì che i rapporti con il Comune si intensificassero. Abbiamo firmato un importante protocollo di relazioni sindacali che stenta però a produrre effetti tangibili. La prova l’abbiamo avuta anche qui sul bilancio che ci è stato illustrato poche ore dal voto in aula senza alcuna possibilità di incidere sulle scelte. Anche se con Gualtieri abbiamo fatto alcuni importanti accordi siamo ancora lontani da un sistema di relazioni sindacali soddisfacente”.

Le principali emergenze del 2024?

”Risposta secca: Lavoro e sociale”.

E lo scenario di Roma alla vigilia del Giubileo?

“Il Giubileo arriva ogni 25 anni eppure viene visto ogni volta come se fosse un evento inatteso. I soldi del finanziamento statale sono arrivati in zona “Cesarini” con la inevitabile conseguenza di concentrare tutti gli investimenti in pochi mesi e con l’effetto di creare enormi disagi alle persone che vivono e lavorano a Roma ai quali non basta dire che avranno futuri vantaggi dalle opre realizzate in questo periodo. Roma è la capitale d’Italia, è sede di eventi più o meno grandi tutto l’anno e tutti gli anni si dovrebbe pensare quindi a come intervenire in modo strutturale iper fare in modo che la somma di tutti questi eventi di trasformi in un bene per Roma e per i suoi cittadini e non in una somma di occasioni mancate”.

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