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Roma
Raggi choc: “Volete una galleria nuova o una che crolla”. Fb: trionfa l'ovvio

di Patrizio J. Macci

“Preferite una galleria a rischio e senza manutenzione o lavori che la mettano in sicurezza?”, tuoneggia il Sindaco di Roma dalla sua pagina personale di facebook. Una domanda simile verrebbe in mente a un bambino di tre anni e se gli venisse sarebbe giustificata, appunto, dalla sua innocenza.

E troverebbe qualcuno che, sorridendo, gli darebbe un buffetto di compatimento.Fa rivoltare nella tomba i maestri della retorica e della filosofia del linguaggio. Non c'è un'oncia di contenuto in questa affermazione e nel comunicato che segue (un banale e scontato attacco a "chi c'era prima di noi e non ha fatto nulla").

post raggi vert
 

Da Aristotele a Wittgenstein è tutto un darsi di gomito e sghignazzare davanti a questa dichiarazione. Il tema sono i lavori di ristrutturazione della galleria Giovanni XXIII e la scia di polemiche e proteste che ne è seguita, secondo alcuni politici i lavori andrebbero eseguiti con modalità differenti. Alcuni nelle controproposte l’hanno sparata grossa, ma non è questo il cuore del discorso.

La lettura di una domanda simile genera un sentimento che va oltre lo stupore che i coniugi Curie devono aver provato davanti alla luminescenza che confermava l’esistenza della radioattività, solo che in quel caso eravamo davanti alla scoperta di qualcosa di veramente nuovo. Qui siamo arrivati alla meraviglia generata dall'Ovvio dei popoli, al concentrato di banalità, a una Comunicazione politica che oramai non avendo più nulla da dire si cimenta nella pettinatura del vento. Una pentola che bolle nella quale non c’è più acqua da riscaldare se non il nulla delle parole che rotolano su se stesse in cerca di conferma.

Nessuno ha detto al Sindaco Virginia Raggi o a uno dei suoi 30 addetti che si occupano soltanto di comunicazione, scrivono i comunicati e curano i rapporti con la stampa per la sindaca e i suoi assessori, seguono i social di tutti i componenti della giunta, che stavano per pubblicare una sonora presa per i fondelli verso i lettori. Nessuno si è interposto a fermare una dichiarazione che supera quella di Nerone che chiede una “Roma più bella e superba che pria” interpretata da Petrolini. Generali, colonnelli, ufficiali, sottufficiali e soldati convinti che questo vuoto pneumatico possa soffiare via la polvere dell’inconsistenza di un’amministrazione che più che in fase calante oramai è arrivata all’ammazzacaffè e non sa come uscirne.Come un’automobile senza destinazione l’amministrazione della Raggi procede senza un disegno preciso. E soprattutto brucia una montagna di soldi.

A guidare la macchina da guerra della Comunicazione in Campidoglio c’è il portavoce della Raggi. Una squadra che lavora 24 ore su 24 e che costa alle casse comunali circa 1,6 milioni di euro in stipendi. Pagati dai cittadini romani. Sono quelli che danno di fatto forma alla strategia del Campidoglio con le loro uscite multimediali. A loro è sembrato opportuno avallare una domanda siffatta. Un esercito che oramai combatte una battaglia inesistente contro un nemico che non esiste più, lotta contro contro se stesso. Pagati dai cittadini romani per scrivere delle ovvietà simili.

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