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Roma
Raggi da brivido: Stadio, Giunta e Municipio XI. Pd: “Se cade, siamo pronti”

di Massimiliano Martinelli 

De Vito arrestato, Daniele Frongia indagato, la delibera della Stadio della Roma da votare e la crisi del Municipio XI sul tavolo del Movimento 5 Stelle capitolino. Il sindaco Raggi chiamato alla prova decisiva, giorni di fuoco per una maggioranza divisa e nel caos dopo le recenti vicende giudiziarie. Al varco attendono le forze di opposizione, che ora confidano nella caduta e si preparano ad eventuali nuove elezioni.

Alla finestra tra gli altri, spettatore interessato del disastro a 5 stelle, guarda e spera il Pd capitolino, immerso in un silenzio che nasconde forse le prime manovre per il post-Raggi. Sulla crisi della Giunta e i possibili scenari in caso di elezioni si sbilancia Giulio Pelonzi, capogruppo Dem in consiglio comunale, che sceglie Affaritaliani.it per commentare il clima di incertezza che si respira in Campidoglio.

Consigliere, partiamo dalla cronaca, l'arresto di De Vito è un punto di rottura per l'M5S?

“Premetto che non voglio parlare di problematiche giudiziarie, abbiamo fiducia nella magistratura e siamo garantisti in tal senso. Detto questo, per noi ci sono due aspetti che si incrociano. Un cocktail, un mix di cose dannose per Roma. Innanzitutto una conclamata incapacità di governo.

giulio pelonzi
 

Lo dimostrano le buche, con un bando da 85 mln fermo da un anno e mezzo, le infrastrutture: tutto bloccato. Poi ci sono i trasporti, Atac e Ama. Se a questo affianchiamo una spaccatura interna e l'arrivo di persone come Lanzalone e Giampaoletti, 'calati' dall'alto dal Movimento 5 stelle nazionale... una sorta di commissariamento senza risultati positivi, che non ha portato nulla, se non inchieste ed arresti. Inutile dire che tutto ciò ha un peso politico. Fatti che da un lato acuiscono ulteriormente l'immobilismo della città, perché ora un consigliere ci penserà 100 volte prima di votare qualsiasi cosa. Già questo servirebbe a dire 'stacchiamo la spina'. E ancora, ci sono differenze all'interno del partito, con stilettate e fazioni tra 5 stelle. Ora poi ci sono in calendario delle delibere importanti, come la variante proprio sullo stadio”.

Secondo lei la delibera sullo Stadio passerà?

“Ne dubito. Noi siamo da sempre contrari perché secondo noi non c'è più interesse pubblico. Ma se prima i consiglieri erano compatti, ora, probabilmente, avranno molta difficoltà”.

Cosa accade ora in consiglio? Enrico Stefano sarà un presidente capace?

“Penso di sì, spero di sì. Certo, sarà da vedere con che spirito tornano in aula. Noi abbiamo chiesto al sindaco proprio questo, il 'come' andare avanti. Secondo noi dopo le elezioni Europee ne vederemo delle belle... ma attenzione a quello che potrebbe accadere anche a livello nazionale e locale”.

Paradossalmente, le indagini su Zingaretti possono tenere in piedi la Raggi?

“Può darsi che diventi un alibi. Di alibi possono costruirne quanti ne vogliono, noi siamo garantisti da sempre, non 'garantisti della domenica'. Non abbiamo replicato ai loro atteggiamenti in passato e non li replicheremo ora: noi chiediamo solo loro di andarsene. Il tema del 'noi siamo il bene assoluto e gli altri cattivi' è ormai caro solo a Di Maio e alla Raggi, solo loro lo hanno in testa. Ogni persona con un po' di autonomia critica sa che non è vero. Sono stati arrestati un candidato sindaco, De Vito, e il braccio destro del sindaco, Marra, questo è un gioco a cui non crede più nessuno. Non possono più dire che non fanno parte di 'tutti'. Chi ci crede più?”

Torniamo allo stadio della Roma. Ad oggi, crede che lo stadio si farà?

“Noi abbiamo detto che il progetto di Giovanni Caudo portava vantaggi importanti per opere pubbliche e viabilità. Proponeva una visione di sviluppo, di collegamento della città, l'unione di porto, aeroporto e Gra. Un progetto strategico per un quadrante di Roma. Dire che si può fare a meno di ponti, di bretelle, è una presa in giro ai cittadini. E' una prese in giro dei tifosi, a cui hanno detto che toglievano cubature. Si tratta di una questione trattata in modo assurdo e demagogico, solo per arrivare solo a dire che volevano farlo, e che poi, nel caso fosse bocciato, loro volevano farlo”.

In sintesi, se dovesse puntare simbolicamente un euro?

“Con grande dispiacere, punterei sulla non realizzazione dello stadio”.

Secondo lei la Raggi si dimetterà? Ci saranno nuove elezioni a breve?

“Il mio auspicio è che il sindaco faccia un atto d'amore verso la città e si dimetta. Se non accadrà, credo che appena potranno i romani vorranno andare al volo. Dopo le europee? Può darsi, aspettiamo, ma non solo. Se crolla anche il Municipio XI credo si apra una spiraglio, anche perché dimostrerebbero ancora una volta che non hanno capacità di governare. Poi c'è la data spartiacque della variante sullo stadio, da lì in poi ogni delibera è importante e decisiva. La tenuta del governo è fragilissima”.

Se la Raggi cadesse domani, il Pd sarebbe pronto?

“Noi abbiamo un percorso avviato con un congresso nazionale, con ricambi, un gruppo dirigente nuovo, tutto all'insegna di una riunione delle forze di centrosinistra. Se il centrosinistra trova compattezza e un nome serio, ce la può fare”.

Da dove deve ripartire chi aspira a governare Roma? 

“Io credo che ormai i romani siano talmente esasperati dai problemi quotidiani che chi vuole governare Roma deve dimostrare, senza troppe chiacchiere, con punti concreti, come risolvere i problemi di base. Ovvero; rifiuti, trasporti e verde. Questo di base, poi ci sarebbe da riproporre fortemente la questione dei poteri di Roma. Oggi può venire anche Maradona, ma se noi non ci spingiamo oltre la visione Roma come semplice comune c'è poco da fare. Dobbiamo andare nella direzione di un'autonomia in stile Londra e Parigi, senza questo passaggio andiamo comunque incontro a impedimenti pratici, decisionali e funzionali. Poi c'è il grande tema della riqualificazione urbana, con edifici in disuso che oggi non si riescono a recuperare. Perché anche richiamando investitori privati, poi ci si incastra sempre sui tempi, se ci vogliono 7-8 anni per fare ogni cosa alla fine se ne vanno. Lo stadio della Roma in questo senso potrebbe essere la pietra tombale sugli investitori della Capitale. Il povero Pallotta starà impazzendo. Ma se non cambi i 'poteri' di Roma tutto diventa difficile, perché attualmente le competenze sono frammentate su 3 enti. Serve una grande visione di Roma, servono risposte a domande. Serve recuperare quella, parziale, azione del centrosinistra del passato, una visione di terziario e terziario avanzato, legato al turismo, alle nostre bellezze, affidandosi alla qualità dei servizi per rilancio. Poi c'è il tema delle municipalizzate, con gli asset strategici. Per quanto riguarda rifiuti e trasporti, serve uno sforzo per tenerli pubblici. Quello che spesso non si capisce è che i disservizi sono spesso legati ad una crisi della municipalizzate. Ad esempio ora c'è la questione dell'indipendenza Ama, chiamata a breve, tramite la legge regionale sui rifiuti, a costruire nuovi impianti. Ecco, oggi, con il bilancio in rosso e non ancora approvato, il rischio è che gli impianti li costruiscano i privati”.

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