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Roma
Raggi-Giachetti: le differenze soprattutto su Olimpiadi e nuovo Stadio

"Raggi? Olimpiadi, nuovo stadio, lei è contraria a tutto". Parola di Roberto Giachetti, la barba un po' più incolta del solito, le occhiaie da sonno perso nascoste dietro la montatura scura degli occhiali, ma con la fermezza e la calma di un maratoneta, abituato alle battaglie sulla lunga distanza, Roberto Giachetti serra le fila, tira fuori la grinta e lancia l'ultima sfida a Virginia Raggi: “Se non hai paura, facciamo un confronto e vinca il migliore”.
A poche ore dai risultati del voto, che lo spediscono dritto al ballottaggio con la grillina, dopo aver vinto il testa a testa con Giorgia Meloni, il candidato del centrosinistra chiama tutti a raccolta nella base operativa all'ex Dogana di San Lorenzo e parte al contrattacco: “Siamo arrivati alla finale di Champions League dopo aver fatto i preliminari. Ora si azzera tutto”. L'appello è ai romani, a tutti quelli che hanno votato per altri candidati, al popolo della sinistra e soprattutto a chi a votare ha deciso di non andare: “Ora è finito il tempo della rabbia. Ora si tratta di eleggere il sindaco di Roma, chi dovrà risolvere i problemi di buche, rifiuti, sbloccare i Print. Ora si decide su questo e sono convinto i romani tra 15 giorni si saranno fatti un'idea anche più chiara su chi può risolvere i problemi della città".
Mentre Virginia Raggi parla di “vento che è cambiato”, l'ex Radicale scopre la carte, convinto che “gli elettori non siano pacchi postali”, e che alla protesta sia necessario opporre la proposta: “Io sono favorevole alle Olimpiadi e ai 170mila posti di lavoro che porterebbero, lei no; io sono favorevole, nei paletti di sicurezza e legalità, allo stadio della Roma e alle centinaia di milioni di euro per le opere pubbliche che ne deriverebbero e lei no; io sono favorevole al completamento della metro C e al prolungamento della B fino a Casal Monastero e lei no. Come primo atto da sindaco lei ha proposto il taglio della carta di credito, io la rivoluzione della macchina amministrativa, io sono per la rinegoziazione del debito per cercare di ridurre le tasse, lei invece propone il baratto e la moneta alternativa". “Ma de che stamo a parlà” recitava titolo della serata di fine campagna elettorale, in compagnia del premier Renzi, all'Auditorium Conciliazione. Sembra cucito su misura.
Ma i voti da conquistare sono tanti per sperare di diventare sindaco: di oltre 10 punti è la forbice che lo distanzia dall'avversaria. Niente compromessi, accordi con le classi dirigenti né “dinamiche di carattere politichese” risponde a chi gli chiede se incontrerà Fassina o se è previsto un accordo con Marchini. “Piuttosto aprirò un tavolo con i romani”, dice “e i tre assessorati mancanti della mia giunta non saranno oggetto di trattativa”. Insomma “c'è chi parla di vento di cambiamento, chi lo realizza” manda a dire alla Raggi. Anche a costo di doverci rimettere in prima persona: "Se vinco, vince Giachetti. Se perdo, perde Giachetti”.

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