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Roma
Regione Lazio, zero soldi in cassa. Zingaretti si tiene la tassa sulla sanità

di Donato Robilotta

In Consiglio Regionale alla Pisana si sta discutendo il bilancio di previsione per gli anni 2018-2010 e al di là dei proclami restano le aliquote regionali più alte d’Italia e resta la tassa sulla sanità, quella prevista per le regioni in stato di commissariamento. Tassa tra le più inique perché si applica anche ai redditi bassi, anche a quelli sotto i 15 mila euro, che porta l’aliquota base da 1,23% a 1,73%.

Tassa iniqua che diventa un vero e proprio balzello perché non è più giustificata dalla copertura del disavanzo sanitario, tanto che la Regione avrebbe già potuta ridurla ma non lo ho fatto per un problema di cassa. E’ stata la Corte dei Conti nella relazione sull’esercizio finanziario del 2016 a mettere in evidenza che c’era un extragettito sanitario e parte consistente, pari a quasi 350 mln di euro, veniva utilizzata per coprire le spese del trasporto pubblico locale e non il settore sanità.

Anche quest’anno ci sarà un extragettito notevole. Infatti per il 2017 il disavanzo sanitario si attesterebbe intorno ai 130 mln, in netto rialzo rispetto alle previsioni della Regione, mentre la stima del gettito della “tassa sanità” per l’anno di imposta 2018 sarebbe pari a 700 mln. Coperto il disavanzo ci sarebbe un surplus di circa 570 mln che la Regione intende usare per coprire di nuovo le spese per il TPL e altri settori.

Nonostante la Regione sia ancora in stato di commissariamento per la sanità, diversamente da quanto annunciato da Zingaretti in campagna elettorale, potrebbe comunque abbassare l’aliquota. Infatti la Regione Piemonte, in stato di commissariamento come il Lazio, l’ha abbassata già l’anno scorso.

Nelle scorse settimane sono filtrate voci provenienti dal Ministero del tesoro che avrebbe dato il proprio assenso alla rimodulazione dell’aliquota, visto il surpluss, ma di questo nella proposta di bilancio non c’è traccia.

Non si capisce neanche perché queste risorse ingenti prese dai cittadini per la sanità vengano poi usate per altri settori o come spesa corrente. Almeno fossero usate per abbattere liste di attesa o per l’innovazione tecnologica nel settore sanitario.

Le addizionali irpef, modulate da ultimo con l’art. 2 della lr. 17/2016, pari a 1,73% per i redditi fino a 15 mila euro, 2,73% tra 15 mila e 28 mila euro, 2,93% tra 28 mila e 55 mila, 3,23% tra 55 mila e 75 mila, 3,33% oltre 75 mila euro, sono le più alte tra tutte le Regioni, anche di quelle in stato di commissariamento per la sanità come il Lazio.

Solo il Piemonte ha l’aliquota massima pari al 3,33% come il Lazio, ma con l’aliquota sanitaria abbassata, mentre la Campania ha l’aliquota massima pari a 2,03%, la Calabria a 1,73%, il Molise a 2,33% e l’Abruzzo a 1,73%.

Per non parlare delle Regioni non commissariate per la sanità che hanno tutte aliquote molto più basse, come la Lombardia pari a 1,74%, la Liguria pari a 2,33%, il Veneto a 1,23% e la Toscana a 1,73%.

Le tasse più alte stridono con il racconto fatto sino ad ora dal Presidente Zingaretti di avere i conti a posto e di avere diminuito l’indebitamento complessivo. Che infatti è aumentato di altri 10 miliardi di euro, quelli rappresentati dall’anticipo di cassa da parte dello Stato previsto dal DL 35/2013, tanto è vero che l’aumento delle addizionali Irpef, previsto dalla finanziaria regionale 2013, serve a coprire le rate di ammortamento del debito.

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