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Roma
Renato Balestra: l'archivio che vale una vita entra nella storia. Le immagini

di Tiziana Galli

Renato Balestra, icona dell’italian fashion style, racconta il suo entusiasmo per il riconoscimento ricevuto dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio (MiBAC) che in questi giorni ha dichiarato l’Archivio dello stilista di “interesse storico particolarmente importante”.

Il provvedimento è stato emanato ufficialmente il 14 marzo 2019 ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni culturali e del paesaggio, secondo il quale la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale nazionale al fine di sviluppare ulteriore cultura. Da tempo la Maison è alla ricerca di una location adatta alla creazione di una Fondazione per la sistemazione del proprio capitale archivistico costituito da abiti, bozzetti, modelli e comunicati stampa: un patrimonio intrinseco di enorme valore, attualmente riconosciuto anche a livello istituzionale. Come la stessa Soprintendenza notifica, nella persona della dottoressa Monica Grossi: “La dichiarazione d’interesse storico particolarmente importante è uno dei procedimenti più complessi, articolati e consueti tra quelli di competenza delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche.  E' un atto che riguarda esclusivamente gli archivi di proprietà privata (famiglie, persone, associazioni ed enti di natura privata, imprese, ecc.) ed è emesso dal Soprintendente a seguito di una dettagliata e ampia disamina volta a riconoscere, rilevare e quindi dichiarare "l'interesse storico" del bene. (…) Un archivio può essere riconosciuto di interesse storico perché testimonianza viva di un'attività professionale, imprenditoriale o artistica rilevante per la storia e la cultura del Paese; oppure perché è stato creato da una persona che ha svolto un particolare ruolo nella società, o ha avuto una carriera civile o una condotta singolarmente benemerita in ambito sociale, filantropico, umanitario”.

Tra gli archivi d’interesse storico di maggiore risonanza, nell’ambito della moda, possiamo ricordare le seguenti Fondazioni: Fondazione Emilio Pucci; Fondazione Gianfranco Ferré; Fondazione Micol Fontana; Fondazione Museo Ferragamo; Fondazione Roberto Capucci e la Maison Gattinoni. Per poter avere accesso alla consultazione è necessario rivolgersi alla Soprintendenza. Chiedendo al maestro Renato Balestra a quale abito dell’archivio sia maggiormente legato egli risponde che ognuno di quei capi ha un vissuto e ha rappresentato qualcosa.

Nella sua carriera, così piena di successi, qual è stata la sua più grande soddisfazione?
“Effettivamente ho avuto tanti premi e riconoscimenti, ma è il mio lavoro la più grande soddisfazione: poter creare nuovi accostamenti di colore, nuove fogge e forme mi gratifica più di ogni altra cosa”.

La sua carriera di stilista è iniziata quasi per caso, cosa avrebbe voluto fare se la sua vita non avesse preso questa piega?
“Io sono un ingegnere, sono stato costretto dalla mia famiglia a studiare ingegneria, ma il mio sogno sarebbe stato quello di fare musica, di suonare il piano. I miei erano contrari, così quando è capitata quest’occasione nella moda mi sono preso sei mesi di tempo per vedere cosa accadeva”.

So che la Maison ha molti progetti in corso, vuole accennarci qualcosa?
“Si, posso anticipare che sta per partire una mostra itinerante che avrà come prima tappa Napoli: gli abiti saranno presentati nella Certosa di S. Martino e alla fine della mostra ci sarà una sfilata dove sarà presente anche l’orchestra del S. Carlo di Napoli. Sarà un evento di grande suggestione, poi l’esposizione proseguirà a Forte dei Marmi e a Trieste nel Castello di Miramare”.

Cosa risponde a chi dice che l’alta moda serve solo per far vendere i prodotti delle altre licenze?
“Certamente l’alta moda è fatta per rendere più famoso un marchio, è una vetrina, o almeno dovrebbe esserlo, ma che serva solo a quello non è vero. E’ senza dubbio un gran veicolo e procura molto prestigio: la bellezza ha un usufrutto immediato, è bella per se stessa, se poi serve anche ad altro ben venga”.

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