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Roma
Rifiuti, il video di Raggi: “Pessimo, quasi da bambini”. Il giudizio di Crespi

Nel giorno in cui il Pd organizza a Roma la ramazzata anti-rifiuti magliettegialle, il sindaco Virginia Raggi esordisce su facebook con un video in cui ammette che “l'amministrazione è obiettivamente un po' in sofferenza”. Proprio sul video e sulle scelte comunicative di Virginia Raggi riceviamo e pubblichiamo un intervento di Luigi Crespi, esperto di comunicazione e coach.

di Luigi Crespi *

“È evidente che questo video non è auto-prodotto, non è realizzato dalla sindaca in autonomia e questo è un bene. Usare dei professionisti per comunicare significa esprimere rispetto verso la gente e la volontà di essere compresi. In questo caso però il risultato è pessimo.
Non voglio entrare nella polemica politica che mi pare sovraffollata, ma vorrei decodificare tecnicamente questa precisa scelta comunicativa. L'utilizzo di video è stata un'intuizione di Berlusconi che conosco bene perché è maturata quando collaboravo con lui. L'inizio è stato accompagnato da proteste scandalizzate dei giornalisti perché la capillare diffusione di vhs, cioè videocassette registrate e consegnate alle redazioni dei Tg, è stata considerata una violenza al diritto d'informazione. Protesta che è stata risparmiata una decina di anni dopo a Gianfranco Fini, il primo a diffondere un video sul web in una performance che ha segnato la memoria degli italiani per il caso della famigerata casa di Montecarlo. Beppe Grillo invece ha puntato sullo streaming e trasformato il suo blog in un media influencer potentissimo intorno al quale ha costruito un vero partito. Poi è stato il turno di Enrico Letta che decideva di annunciare, sorprendendo tutti, la propria candidatura via web proprio con un video.
La tecnica dei video pre-registrati è stata usata abbondantemente anche da Gianni Alemanno durante la sua sindacatura.
Questo approccio quindi che non è particolarmente innovativo ma garantisce alcuni vantaggi che sono facilmente comprensibili:

1. Consente di veicolare in modo controllato un messaggio di taglio "pubblicitario" all'interno dei processi informativi.

2. Se il protagonista del video è un' "autorità" e il video entra nell'agenda politica e viene prodotto con "qualche trucco" non può che essere ripreso da tutti i telegiornali e giornali del giorno dopo.

 

3. Si evitano le interviste per strada, strappate tra selve di microfoni, con immagini "sporche" e senza alcun controllo sulla rappresentazione che viene fatta dai tg e più in generale dai mezzi di informazione.
È uno strumento ibrido, un modo furbo per mandare uno spot nei palinsesti dell'informazione ottenendo milioni di telespettatori in un tempo strettissimo, cosa che nessuna campagna pubblicitaria potrebbe garantire.
Esiste un altro vantaggio che si intuisce abbastanza facilmente: difende il protagonista dalle domande dei giornalisti che in alcuni casi possono essere una iattura per la narrazione di pubblicitari da "pannolino", ed ha grazie al montaggio la possibilità di correggere le inadeguatezze dei protagonisti.
Credo però che tutto questo non funzioni: sarebbe meglio sempre, ed in ogni caso, fare in modo che i video siano coerenti con il protagonista e che non proiettino "promesse" incredibili. Uno staff di comunicazione dovrebbe "lavorare" per far crescere il protagonista, le sue qualità e i suoi contenuti e non puntare solo sulle rappresentazioni, poiché la prima è l'unica via che possa garantire una reale prospettiva a lungo termine e non una rettile ricerca di consenso.

La comunicazione che Virginia Raggi esprime in questo video è in piena continuità con quella di Gianni Alemanno, nessuna strategia solo reazione, reagire colpo su colpo, portare via spazio agli avversari, sempre sotto tiro, condizionati da un'agenda scritta da altri. D'altronde hanno usato quello che hanno trovato, utilizzando gli stessi argomenti e mettendo all'indice gli stessi nemici.  Non capisco a quale strategia corrisponda questa rappresentazione, dove voglia portare la Raggi, quale sia il suffisso che la regge.
Il messaggio non genera, non mobilità, non apre, non allarga, non aiuta a capire, non elabora argomenti e non disarma quelli dei suoi avversari.

Grillo insegna, Raggi ci prova
Utilizza, il registro del sarcasmo, nel quale si trova a suo agio Beppe Grillo ma che la sindaca non ha gli strumenti per reggere perché è acido e va trattato con cura e distacco altrimenti brucia le labbra. La parola, assertiva, senza metafore, si consegna aleatoria e improvvisata. La comunicazione non verbale è terrificante, sguardo mono espressivo che non sottolinea mai quello che dice ma che concede un ghigno, una smorfia quasi di sollievo quando finisce. Il movimento della testa, che segue la cadenza delle frasi, è come quello dei bambini quando recitano una poesia imparata a memoria in occasione della festa dalla mamma. Il tono della voce incerto con un timbro tremate, trasferisce diffidenza e toglie credibilità. Ecco su cosa dovrebbe lavorare lo staff di comunicazione anziche perdersi in leziosi e banali montaggini da blogger di provincia.

Il video che la danneggia
La relazione ha una sua estetica, un'educazione formale che deve rappresentare pienamente le idee e i sentimenti di chi ha il dovere di presentarsi in pubblico. Io sono certo che la Raggi non è come la rappresentano. Almeno lo spero per lei. Questo video la danneggia, la marchia, parla ai "suoi" che avrebbero potuto mobilitarsi anche senza questo messaggio, la cui logica porta vantaggi solo agli avversari a cui ha regalato visibilità, rendendoli protagonisti della sua narrazione.
La comunicazione politica deve bandire la propaganda perché è la negazione della comunicazione intesa come possibilità di esprimere se stessi e le proprie idee con l'obiettivo di estendere il consenso attraverso differenze e valori distintivi. Ma al Campidoglio la luce è spenta.

* Luigi Crespi, esperto di comunicazione e coach

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