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Roma
Rifiuti, inceneritore di Colleferro: il balletto pericoloso delle istituzioni


Sul termovalorizzatore di Colleferro è in corso un balletto pericoloso per il futuro dell’impianto, che può aggravare ancora di più la già allarmante situazione dell’intero sistema del ciclo dei rifiuti nel Lazio.

 

di Donato Robilotta

 

L’impianto, dopo il fallimento del consorzio intercomunale Gaia, è oggi di proprietà della Regione Lazio, che ne detiene il controllo tramite la sua società Lazio Ambiente e vede una partecipazione del Comune di Roma, tramite Ama, del 40% su una delle due linee.
Il termovalorizzatore in questione ha sulla carta una capacità di trattamento autorizzata pari allo smaltimento di 220 mila tonnellate di rifiuti l’anno, ma da tempo non funziona a regime. Nel 2015, ad esempio, ha trattato appena 63 mila tonnellate di rifiuti (dati Ispra) e attualmente è fermo in attesa di un revamping.
La giunta Zingaretti ha deciso di mettere sul mercato, con gara pubblica, le proprie quote azionarie di Lazio Ambiente, una società che risulta già fortemente indebitata. Nonostante la recente ricapitalizzazione da parte della Regione, infatti, da mesi non vengono pagati regolarmente gli stipendi ai dipendenti perché non tutti i comuni pagano puntualmente per i servizi ricevuti. È stata la Regione a decidere il revamping dell’impianto - che secondo alcuni esperti peserà sulle casse dell'ente per alcune decine di milioni di euro – il tutto per poterlo rimettere in funzione e renderlo più appetibile sul mercato. Se in un primo momento l’amministrazione capitolina ha dato mandato all’Ama di opporsi al revamping, per promuovere un progetto di riconversione dell’impianto verso il multimateriale, le pressioni della Regione hanno sbloccato la situazione. Quando l’Ama un po’ a sorpresa ha dato il via libera al revamping, pareva fatta. Invece i sindaci del territorio hanno protestato dicendosi contrari, tanto da far approvare dal Consiglio di Roma Capitale un ordine del giorno in questa direzione e da mettersi alla testa del corteo che sabato 8 luglio si è tenuto a Colleferro. È paradossale vedere sindaci del Pd scendere in piazza contro una decisione presa dalla Regione guidata dal loro stesso partito e che per non attaccare Zingaretti attaccano la sindaca Raggi.
Eppure dagli interventi fatti dall’assessore Buschini alla Pisana ed anche dalla lettura dell’ultima delibera di giunta, la 331 del 13 Giugno 2017, non era mai venuta fuori la contrarietà degli amministratori al revamping dell’impianto. Viene spontaneo chiedersi cosa mai si racconteranno in queste riunioni. Quello che appare paradossale, poi, è che l’assessore Buschini, stando almeno alle dichiarazioni dei sindaci capofila del “no”, avrebbe per la prima volta data “un'apertura storica, ma cauta all’eventuale riconversione degli inceneritori di Colle Sughero”.
Evidentemente non è chiaro che l’impianto più sta fermo più va in deperimento e senza un forte revamping rischia di diventare un rottame, trascinando così al fallimento la società Lazio Ambiente.
La situazione è grave, perché dei quattro impianti previsti dal decreto del Governo Renzi per il Lazio oggi ce n’è solo uno: quello Acea di S. Vittore. La linea già costruita del termovalorizzatore di Malagrotta, impianto autorizzato dal piano regionale dei rifiuti, non viene presa in considerazione né da Zingaretti, né dalla Raggi, che si oppongono nettamente al quarto impianto, che da piano regionale sarebbe dovuto essere quello di Albano. Se dovesse chiudere anche quello di Colleferro, si tornerebbe all’anno zero e l’emergenza rifiuti diventerebbe drammatica.
A meno che l'obiettivo non sia quello di portare la società al fallimento e l’impianto alla rottamazione per poi cederlo a pochi euro. Forse a qualche società che ha capitali da investire e interesse nel settore dei rifiuti potrebbe far gola l’autorizzazione, vista la carenza di impianti.

 

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