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Roma
Rom: la Capitale collassa sotto la monnezza. Non c'è un euro per le bonifiche

Montagne di rifiuti, letti abbandonati e zone inaccessibili perché controllate dai cani: il tour dei campi rom della Capitale, dove non ci sono più fondi da investire per le bonifiche.

 

Martedì la Commissione speciale sulle periferie insieme ai presidenti dei Municipi V, VI è VII, e al presidente della commissione Ambiente Daniele Diaco ha visitato i campi nomadi del quadrante Sud-est della città per capire le criticità di chi ci abita vicino.
Sporcizia, rifiuti accumulati e rischio d'incendi a ogni angolo: è questo lo scenario che si è parato davanti agli occhi di parlamentari e dipendenti comunali arrivati dove una volta sorgeva il più grande campo di Roma, quello del Casilino 900. Lì qualcuno che si è rimboccato le maniche e che sta provando a pulire c'è. Si tratta della comunità del parco della Casilina, che insieme a due famiglie che una volta abitavano al Casilino 900 ha incominciato la bonifica del parco.
“Qui senza ruspe è impossibile pulire” non è un leghista a parlare, ma Daniele Autieri, membro dell'associazione della tutela del parco, che si è presa in carico la pulizia della zona. Attualmente l'area ospita due insediamenti rom abusivi, dove i membri del Comitato non hanno accesso. La parte di parco libera dalle restrizioni date dalla comunità rom è invece già stata bonificata, con grandi difficoltà.
"Noi cerchiamo di fare il meglio possibile per noi e i nostri figli. Stiamo cercando di bonificare tutto il parco, ma qui c'è troppa spazzatura dove la butto poi? Il problema è che qui ci sono troppe persone che entrano ed escono, di ogni etnia. Cumulano la spazzatura e la lasciano qui senza portarla ai cassoni fuori e a volte prendono anche fuoco. Noi abbiamo bonificato e cerchiamo di fare sempre di più" spiega Dejan Seidovic che insieme a sua moglie, ai suoi 8 figli e alla famiglia del fratello sta dando una mano per riportare la zona a un aspetto vivibile. Il problema degli incendi a cui accenna Seidovic è molto comune nei campi rom e spaventa gli stessi nomadi, che hanno paura di svegliarsi tra le fiamme di un nuovo rogo. L'intolleranza per la situazione di degrado estremo si è diffusa anche nella comunità rom stessa dove c'è chi come Seidovic non intende più vivere tra i cumuli di monnezza abbandonati dai vicini di roulotte.
Il cancello che delimita la comunità e non fa entrare ficcanaso e curiosi tiene al sicuro anche un autosalone pieno di automobili di lusso gestito da due famiglie un tempo ospiti del Casilino 900, che hanno creato una spianata di cemento nel parco.
"È stato creato questo nuovo abuso anche grazie al fatto che il cancello è chiuso e qui dentro viene fatto di tutto, come questa rampa che andrebbe abbattuta" spiega Urio Cini, anche lui membro della comunità del parco della Casilina. "Dell'autosalone invece non abbiamo notizie dirette – continua Cini - sappiamo solo che ci sono moltissime autovetture di notevole valore con targa gialla, dentro. Ci sono due famiglie una con bambini e sono piuttosto tranquilli, l'altra invece sono due fratelli che credono di essere i padroni del posto e quando uno viene qui, sguinzagliano i cani. Alla chiusura del Casilino 900 loro sono rimasti qui con la tolleranza di questo cancello abusivo. Ora abbiamo ottenuto un tavolo istituzionale" conclude.
Cancelli che separano i nomadi dai residenti di Roma, con “zone VIP” dove soltanto ai rom è consentito l'accesso e dove il parco sprofonda nella spazzatura.
Il tour parlamentare ha poi virato sulla "buca" di Torrespaccata, una grande fossa frutto di scavi per la costruzione di un palazzo, dove si trovano letti abbandonati, scarpe, tovaglie, forni, ferro da stiro, metallo e cianfrusaglie di tutti i tipi. Il terreno è bruciato ed emana ancora un forte odore di plastica. Il rogo aveva scatenato la rabbia degli abitanti del quartiere, ma una volta spente le fiamme, le istituzioni non si sono più preoccupate a chi, lì vicino, deve continuare ad abitarci, a prescindere dall'odore di plastica o di spazzatura bruciata.
Lamentele e denunce cadono però nel dimenticatoio dato che il Campidoglio non ha più soldi da investire nella bonifica delle aree esterne ai campi. “Noi abbiamo già fatto una serie di importanti interventi di bonifica soprattutto sulle parti esterne che sono quelle di nostra competenza. L'attività che abbiamo cercato di fare è stata quella di bonifiche e pianificazione di bonifiche. Proseguiremo, ma c'è necessità di fondi". Ha precisato l'assessore all'ambiente Pinuccia Montanari, che chiede aiuto al governo.
"Alla fine complessivamente abbiamo investito più di 500mila euro in interventi di bonifica. Gli ultimi recenti sono in aree vicine a campi Rom e non solo - ha aggiunto - Serve però anche un intervento di pianificazione nazionale per poter realizzare delle bonifiche che hanno costi esorbitanti per situazioni che sono lì da anni". Roma squattrinata si arrende all'occupazione dei rom.

 

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