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Roma
Roma-Fiumicino: 3 ore di viaggio per una manciata di km. Odissea da pendolare

di Diana Maltagliati

Cotral, treno, autobus locali, navetta per l'aeroporto. Il viaggio Roma-Fiumicino lascia molto alla fantasia del singolo viaggiatore. Sono decine le possibilità a disposizione perché, diciamola tutta, manca proprio il tragitto più logico, quello che tutti sceglierebbero se ne avessero la possibilità: il treno Roma-Fiumicino.

 

È così che un viaggio da una manciata di chilometri – 29 per la precisione da casa mia al centro cittadino – è diventato più lungo e complicato di quello di Ulisse per far ritorno a Itaca.
La pianificazione mi ha fatto escludere a priori alcune delle opzioni. Via il Cotral: la partenza dalla metropolitana Cornelia sarebbe stata un esodo nell'esodo, avrei dovuto prendere un bus fino a Piramide, salire sulla metro B e da lì cambiare a Termini per la metro A. Poco fattibile e sicuramente scomodo. Via anche il treno Roma-Aeroporto di Fiumicino: tralasciando il fatto che una volta arrivata, avrei comunque dovuto prendere un altro mezzo per raggiungere la città, la tratta ha un costo di 8 euro per l'andata e 8 per il ritorno. Nulla di esorbitante, per carità, ma sicuramente non un prezzo “da pendolare”.
Così ho optato per il treno con destinazione Maccarese-Fregene. Il tragitto in bus una volta arrivata sarebbe stato piuttosto lungo, ma mi dava la possibilità di provare con mano i mezzi pubblici che ogni mattina decine di ragazzi prendono per andare al liceo Leonardo o all'istituto tecnico Baffi.

I problemi però, va detto, sono iniziati a Roma. L'anticipo di 10 minuti che avevo maturato in stazione non è bastato. A bloccarmi prima della partenza è stata la macchinetta dei biglietti alla stazione ferroviaria di Quattro Venti, da dove avrei dovuto raggiungere Trastevere. L'opzione banconote era fuori gioco e le monete non sarebbero bastate per prendere un “andata e ritorno”. Inserisco il bancomat, seguo la procedura, digito il pin: transazione rifiutata. Rifaccio tutto daccapo, ridigito il pin: transazione rifiutata. Sbuffo e mi avvio di fretta al bar per cambiare i soldi e recuperare nuove monete. Mancano appena 5 minuti all'arrivo del mio treno; 5 minuti che ho passato in coda alla cassa: treno perso. Quello successivo sarebbe partito un'ora più tardi.

Sfortune personali a parte – personali ma non troppo dato che il mio bancomat è perfettamente funzionante e gli unici a non accettarlo sono le Ferrovie dello Stato - una volta raggiunta la stazione di Trastevere le cose sono andate molto meglio.

Viaggio comodo, breve e funzionale. Funzionale per me, però, che ho la fortuna di non essere su una sedia a rotelle. La stazione di Maccarese ha infatti una peculiarità: dispone del parcheggio per i disabili, di sistemi di informazione al pubblico sonori e visivi ma non ha un ascensore. Chi arriva da Roma o chi vuole andarci se è in sedia a rotelle non lo può proprio fare. Il sito delle Ferrovie lo dice a chiare lettere: l'accessibilità ai binari è garantita solo per il binario 1. Peccato che per andare a Civitavecchia e Grosseto i binari dedicati siano il 3 e il 4, per Roma il 2e peccato che dal binario 1 non parta alcun treno. Alla stazione di Maccarese-Fregene, insomma, un disabile in sedia a rotelle può parcheggiare, entrare nella sala d'aspetto della stazione e guardare comodamente dal primo binario i treni andare e venire, ma senza possibilità di montarci sopra.

Non è detto, inoltre, che possa comprare il biglietto, ma quello non dipende dalla sua disabilità, ma dalla disponibilità o meno di un bancomat: la macchinetta della stazione non funziona né a monete, né a banconote, ma solo con la carta. Un grosso limite per tutti gli studenti che giornalmente prendono il treno per andare all'università e che ancora non hanno la carta di credito.

Dalla stazione di Maccarese, inoltre, non ci si sposta se non si conosce la fantasiosità con cui vengono selezionati i bus locali. Oltre a partire ad orari randomici, infatti, parcheggiati davanti all'ingresso della stazione si trovano mini-pullmini che sembrano navette scolastiche, pullman da gita delle superiori senza obliteratrice e bus normali, simili a quelli di Atac a Roma, solo un po' più datati.
Un particolare che sembra di poco conto, ma che a me è costato più di mezz'ora d'attesa, dato che il mio mini-bus carico di studenti è partito senza di me, che lo avevo classificato come navetta-scolastica.
“Non deve guardare la forma o il colore del bus. Legga il cartello davanti (scritto a pennarello n.d.r.): se la sigla è la sua, quello è il suo autobus”, mi spiega uno degli autisti in attesa della partenza.

Ed è stato così che la prima volta che sono arrivata a Fiumicino coi mezzi pubblici l'ho fatto in pompa magna, a bordo di un comodo bus extra-lusso con la radio e i sedili morbidi. Il mio compagno di viaggio, Paolo, un 15enne conosciuto a bordo, aveva gli Iron Maiden al massimo volume nelle orecchie: Maccarese mi ha fatto tornare liceale in gita scolastica.
Paolo quel bus lo prende tutte le mattine per arrivare al liceo e come ho fatto io compie tutto il percorso dentro e fuori da Fregene, Focene e infine Fiumicino, vedendo scorrere sotto ai suoi occhi viali e controviali: “Non è scomodo, ascolto la musica e non mi sembra di metterci tanto”, mi spiega. Il primo bus utile per lui al mattino parte alle 7.15, poi ne ha uno alle 7.20: persi quei due, il ritardo a scuola è assicurato, ma basta partire con un po' di anticipo (e per i più mattinieri c'è anche il bus delle 6.30).

Alle ore 14.30 ho poggiato finalmente piede sul suolo di Fiumicino. Considerando anche il treno perso a Roma, era dalle 11.30 che provavo ad arrivare sul litorale. Tre ore tra disagi, attese e – per fortuna - compagni di viaggio simpatici e sorridenti: con un Freccia Rossa sarei potuta arrivare addirittura a Milano mettendoci 10 minuti meno.

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