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Roma
Roma in crisi nera, il Mise apre il paracadute: paragone impietoso con Milano

Impietoso il quadro di declino che il Ministero dello Sviluppo Economico ha dipinto della città di Roma. Con una lettera al sindaco Virginia Raggi, al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e ad imprenditori e sindacati, il ministro Calenda ha messo in croce la Capitale paragonando impietosamente i dati della Città Eterna con quelli di Milano.

 

Tra il 2008 e il 2016 il Pil è calato del 6%, in linea coi dati nazionali, ma totalmente fuori rotta rispetto al capoluogo lombardo, dove si registra la crescita di un punto percentuale. Meno 6% anche per il Lazio, rispetto alla Lombardia che cala della metà con un -3,3%. In termini pro-capite la flessione è ben più marcata: -14% nel Lazio, -15% a Roma rispetto alla media italiana del -9%.

Il livello occupazionale della Capitale fa ben sperare soltanto la popolazione più anziana. Continua a calare infatti l’occupazione giovanile a fronte di una ripresa complessiva che fa tornare Roma ai livelli pre-crisi


Anche per quanto riguarda il numero delle società i dati sono positivi soltanto se visti nel complesso: il +1,6% delle imprese è trainato dal commercio ambulante (+30%) e dagli affittacamere (+150%). Mentre aumentano le micro-imprese, le SpA registrano una flessione del 13%.
I dati riguardanti la tassazione rendono più comprensibile il calo delle grandi imprese. La pressione fiscale per le aziende a Roma segna un +24% rispetto che a Milano e un +40-50% per i lavoratori.
La Capitale, inoltre, ha circa la metà delle start-up innovative rispetto al capoluogo lombardo. I dati parlano chiaro: a fronte di 625 a Roma, Milano ne registra 1160.


Se la crescita degli affittacamere fa immaginare un quadro idilliaco nel settore turistico, la realtà è diversa: Roma è solo al quarto posto dopo Berlino come numero di pernottamenti, con una crescita contratta rispetto alla media europea. La permanenza degli stranieri negli esercizi ricettivi mostra un trend negativo ed è considerevolmente inferiore rispetto alle altre capitali europee.


Dati allarmanti, ma non certo nuovi. La Uil aveva diffuso a marzo 2017 un rapporto dove i numeri mostrati erano praticamente identici a quelli presentati dal Ministero dello Sviluppo. Nel rapporto diffuso mesi fa dal sindacato si legge: “Negli ultimi 4 anni il Pil del Lazio espresso in termini reali (valori concatenati con anno di riferimento 2010) è risultato costantemente in calo, registrando una flessione particolarmente intensa nel biennio 2012-2013 (rispettivamente -3,6% e -2% la variazione sull’anno precedente) e più moderata nei due anni successivi (-0,3% nel 2014 e -0,1% nel 2015). Si ricorda, a tale proposito, che la crisi nella nostra regione si è manifestata sin dal 2008, con una flessione del Pil pari al 2,1%, cui ha fatto seguito un ulteriore rallentamento nel 2009 (-2,8%) e una debole ripresa nel biennio 2010-2011 (+0,4% e +0,7%) che si è rilevata del tutto insufficiente a rilanciare l’economia del territorio”.
E non si trattiene dal ricordarlo anche il segretario generale di Uil Roma e Lazio Alberto Civica: “I dati diffusi dal Ministero erano a noi già ben noti. Ma finora nessuno ha dato seguito alle nostre denunce. Sono anni che ripetiamo che la situazione sta precipitando e che, contrariamente ai proclami politici, non si intravede alcuna ripresa – afferma Civica - Abbiamo denunciato situazioni al limite della tollerabilità civile, avanzato proposte, idee per migliorare e contribuire a migliorare la situazione, ma le risposte sono rimaste solo formali. Adesso ci troviamo una Capitale che è sempre più decentrata nel panorama nazionale e internazionale, con tanto di conferma ministeriale”.
Civica ricorda inoltre che a giugno insieme alle altre sigle sindacali, Uil aveva convocato il presidente della Regione Zingaretti, la sindaca Raggi e il Governo al Tempio di Adriano per aprire un dialogo sulle soluzioni possibili, senza ricevere riscontri dal governo.


Il sindaco Raggi ha risposto pubblicamente alla lettera di Calenda ignorando i dati e sottolineando che l'amministrazione Capitolina chiedeva da tempo di incontrare il Governo, rimanendo inascoltata. Un “meglio tardi che mai”, quello della sindaca, che pone le basi per un dialogo con le altre istituzioni: “Finalmente anche il ministro si accorge che per superare l'immobilismo decennale che c'è a Roma serve mettersi tutti insieme e lavorare a un progetto comune. Abbiamo sollecitato più volte il ministro a sedersi al tavolo. Che dire? Meglio tardi che mai. Siamo qui, lo aspettiamo”, ha concluso Raggi.

 

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