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Roma
Roma kaputt. Il Comune è una macchina fatta per non funzionare. Irrecuperabile

di Patrizio J. Macci

Roma è ferma e l'Italia in agonia. La città Capitale la sua amministrazione sono “kaputt”, impossibili da recuperare indipendentemente da chi sieda in Campidoglio. Il primo comandamento che regna nei corridoi del Palazzo è: “Non è di mia competenza”.


Duplicazione, triplicazione, quadruplicazione delle stesse funzioni, decine di persone bloccate nel controllo del funzionamento della macchina stessa dell’amministrazione. Sindacati agguerriti e spesso impegnati esclusivamente al mantenimento dello status quo, alla cementificazione delle sabbie mobili dell’indecisionismo più totale. Codici e codicilli, ricorsi e controricorsi da parte di aziende interessate a bloccare le gare e mantenere le proprie forniture o prestazioni lavorative, una spirale delirante di leggi tengono in scacco i cittadini della Capitale. La paralisi del cuore e del cervello del corpo corrisponde alla paralisi dell’intero organismo. Roma è ferma e l'Italia in agonia.

Lo racconta un giornalista che l’esperienza del Comune l’ha vissuta (e subita) sulla pelle viva, Marco Bettini (pseudonimo di Marco Girella) giornalista, ex Capo ufficio stampa del Comune di Roma durante la sindacatura di Ignazio Marino che firma per Newton Compton “Roma Kaputt”.
Diciotto capitoli redatti con uno stile frizzante che non annoia mai, una sfilza di casi esemplari di malgoverno. Vale la pena citarli per la paradigmaticità del malgoverno che raccontano: In principio fu il caos, Un’auto in panne, Primo comandamento: non è di mia competenza, Questa gara non s’ha da fare, La politica è teatro, Una nomina affossa l’altra, In terra sconsacrata, L’abuso è la mia legge, Spazza che ti passa, Tanto cara mi fu quell’immondizia, La qualità? È solo nel prezzo, Abbellire i conti fa sempre bene, No, la multa non te la do, Mi è semblato di vedele un autobus, Il collasso della politica, Viva il codicillo, L’ho letto su Internet, Una capitale da smontare.

La prima esperieza surreale
Il primo caso sciorinato vede proprio l’autore investito nella sua qualità di responsabile dell’affidamento dell’Ufficio Stampa. Così Girella in arte Bettini riporta l’incontro con un impiegato addetto alla realizzazione di materiale grafico per la comunicazione: “Il problema, spiegò, era che i due grafici avevano a disposizione un solo computer Mac perché il secondo era rotto. Nessuno lo aveva mai aggiustato e le loro ripetute richieste di ripararlo o comprarne un altro erano state respinte al mittente dalla Ragioneria con la motivazione che non c’erano soldi a disposizione". E prosegue implacabile: "Su 95 dipendenti della Comunicazione, 21 si occupavano esclusivamente di gestire le procedure interne, cioè si occupavano dei 95 dipendenti. Non facevano altro, in accordo con la legge, con l’organizzazione e la struttura interna. Si comportavano tutt’altro che da scansafatiche. Lavoravano parecchio. Piuttosto, la domanda che qualcuno avrebbe dovuto farsi era: a quale scopo?”.

Se un cronista diventa dirigente
Così prosegue per oltre duecento pagine, narrando a briglia sciolta il caos romano con una duplice ottica: quello del dirigente che ha lavorato per l’amministrazione capitolina e si è trovato quotidianamente a che fare col “sistema”, e quello del cronista che mette in fila alcuni degli eventi e delle dinamiche politiche che hanno condizionato la vita della Città negli ultimi anni. Il volume non ha indice dei nomi, quindi i curiosi di ritrovarcisi dovranno leggerselo per intero.

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