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Roma-Lido, non c'è pace per i pendolari: è il fallimento della cura del ferro

È sempre l'incubo numero uno dei pendolari romani: la Roma-Lido fa suo, anche quest'anno, il Premio Caronte 2018, premio per le peggiori linee ferroviarie del Lazio. Voti pessimi anche per la Roma-Viterbo e la Orte-Fiumicino.

 

Legambiente Lazio ha pubblicato il Trofeo Caronte, che insieme all’elenco delle opere incompiute nel trasporto su ferro, compone il più complessivo dossier Pendolaria nel Lazio realizzato da Legambiente e dall’ORT, Osservatorio Regionale Trasporti.

L’edizione 2018 del Trofeo Caronte, poco ambito premio per le peggiori tratte pendolari del Lazio, viene vinto, per l’ennesima volta, dalla Roma Lido di Atac che da anni è considerata la peggior tratta ferroviaria d’Italia: non si sono visti investimenti sui treni; calano il numero di convogli dai 24 del 2015 ai 17 attuali e mai in servizio tutti insieme (sono una decina quelli viaggianti giornalieri per i vari guasti); crolla il numero di utenti che va dai 100.000 di pochi anni fa agli attuali 55.000, molti infatti passano all’auto per sfiducia ed esasperazione, congestionando ulteriormente le strade e inquinando l’aria.

“La Roma Lido torna a vincere il Trofeo Caronte e per l’ennesimo anno è il peggior treno d’Italia, qui i pendolari sono costretti ai viaggi più infernali e quella che potrebbe diventare una nuova metro per Roma, continua ad essere solo una grande vergogna per la Capitale -commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio-, il gestore non ha fatto assolutamente niente negli ultimi anni e così la condizione sta solo peggiorando. La Roma Lido è un potenziale enorme per la Capitale: se diventasse una metropolitana migliorerebbe la vita di tutto il decimo Municipio e non solo ed invece è il treno più scassato d’Italia e non si fa mancare una fermata fantasma al Torrino-Mezzocammino, già pagate dai costruttori per compensazione ambientale e mai nata perché i soldi sono bloccati in Campidoglio, o stazioni come Tor di Valle dove ci sono lavori da tempo, fermi da oltre un anno per contenzioso tra amministrazione e ditta, e oggi in stato vergognoso. Pensare poi di costruire su questa linea lo Stadio di calcio della AS Roma, senza prevedere nessun miglioramento alla tratta come da attuale progetto, è una follia.

Al secondo posto troviamo la Roma Nord di Atac, per corse continuamente annullate, ritardi, guasti e viaggi su materiale obsoleto. Al terzo posto la FL1 di Trenitalia Orte-Fiumicino Aeroporto, tratta di altissima frequentazione dentro il GRA, dove ha funzione metropolitana: qui l’annuncio ministeriale di un’ipotesi Alta Velocità per l’aeroporto ha messo in fibrillazione i pendolari. “Sia la Roma Nord che la FL1 sono potenziali nuove metro per Roma che di metro ne ha bisogno – prosegue Scacchi -, ma invece di investirci per migliorare la vita dei pendolari e farne salire altri, sulla linea verso nord continua il disastro gestionale degli ultimi anni, mentre sulla FL1 il drammatico spauracchio della TAV che peggiorerebbe la vita dei pendolari, su un tracciato dove invece bisognerebbe migliorare lo stato di viaggio attuale e prolungare i binari fino Fiumicino città, visto che ora finisco in aeroporto a poca distanzia dalla quarta città del Lazio, dove va riportato il treno”.

Nel dossier “Pendolaria del Lazio”, Legambiente apre un capitolo sulle opere incompiute e necessarie allo sviluppo positivo dei trasporti su ferro: dalla ormai mitica chiusura dell’anello ferroviario di Roma a Nord, al raddoppio dei binari delle linee FL, in primo luogo sulla linea FL4 per i Castelli Romani che è la tratta più lenta di tutta la Regione con medie di 30 km/h di velocità. E poi i prolungamenti delle metro A, B, B1 e C, la già citata conversione in metropolitane delle linee Roma-Lido e Roma-Viterbo (tratta urbana) ma anche della Roma-Giardinetti in tram. Nel Lazio ci sono poi ancora 348 km a binario semplice o unico e 103 km non sono elettrificati, tracciati che devono vedere un ammodernamento fondamentale ma sono in netto ritardo, come ad esempio sulla FL2 tra Lunghezza e Guidonia. Infine, tra le incompiute la riapertura del collegamento Orte-Capranica-Civitavecchia, previsto dal Piano Regionale dei Trasporti e che troppo bene farebbe a quel territorio.

“Per la cura del ferro nel Lazio c’è bisogno di completare opere che aspettiamo ormai da decenni – dichiara Amedeo Trolese, Legambiente Lazio –, tutte annunciate, auspicate e a volte anche parzialemente finanziate, ma mai realizzate”.

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