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Roma
Roma, non c'è più tempo per la rinascita. L'agenda dell'emergenza Capitale

di Andrea Catarci *

In questi giorni ragazze e ragazzi, dal nido alle superiori, stanno iniziando l’anno. I Presidi e la Cgil hanno lanciato l’allarme: otto scuole su dieci non sono antisismiche e hanno bisogno di interventi indispensabili su impianti elettrici, impianti di riscaldamento, intonaci, soffitti, sevizi igienici, giardini, alberature. L'implacabile peggioramento dell’ultimo triennio, unito a errori di sottovalutazione del passato e a criticità annose, impone di passare dall'inerzia a una sostanziale azione: sui pericoli prima, di programmazione e riqualificazione poi, senza esitare ancora.

La Giunta Raggi ci mette del suo e lascia inutilizzati 36 milioni a disposizione, che comunque non sarebbero che una boccata di ossigeno, non un reale tamponamento delle falle e tantomeno un piano complessivo. Se a ciò si aggiungono le scelte scellerate che comportano la riduzione della qualità dei pasti per i più piccoli e in generale dei sevizi educativi e scolastici, il quadro da critico diventa indecente. E’ viceversa urgente che gli Enti locali, Roma Capitale in primis, abbiano le risorse e dimostrino la creatività per recuperare il terreno perduto e realizzare rapidi salti in avanti.

Lucha y Siesta, un'esperienza da replicare

Restando all’agenda immediata, nel mese di settembre Atac intende spegnere la luce di quella che è una delle migliori esperienze cittadine, Lucha y Siesta, luogo prezioso di autonomia e autorganizzazione, di cultura femminista, di sostegno alle donne attraverso servizi indispensabili ampiamente deficitari nel territorio cittadino. L’azienda pubblica in maniera miope vuole recuperare qualche spicciolo con l’immobile senza curarsi minimamente del danno che infligge alla collettività; Roma Capitale a sua volta non ha intenzione di muovere un dito per impedire l’azzeramento di una realtà come quella del Tuscolano, che dovrebbe prendere a modello e provare a replicare in altri quartieri, potenziandone l’impatto con un’adeguata attività di supporto. Il patrimonio inutilizzato e quello valorizzato al di fuori dei canali formali andrebbe, al contrario, messo a disposizione di realtà associative e di base, per perseguire scopi sociali e culturali. A partire dai 161 immobili censiti dalla prefettura come “dimenticati dalle proprietà”, che costituiscono altrettanti focolai di potenziale rischio al punto da essere sotto la vigilanza, onerosa, delle forze di polizia: si tratta di vecchi capannoni industriali, negozi, scuole, cinema, teatri, impianti sportivi, garage e altro, appartenenti per il 36% a Roma Capitale, per il 33% a privati, per il 13% ad altri enti pubblici e per il 18% a proprietari non identificati. La Giunta Raggi da sola non ce la fa proprio, non riesce nemmeno a concepire di trasformare una minaccia in un’opportunità, né che anziché sacrificare sull’altare di una effimera legalità uno spazio indispensabile se ne possano aprire centinaia, con investimenti irrisori e la necessaria collaborazione interistituzionale.

L'emergenza abitativa

In tema di abitare, con oltre 10.000 famiglie in attesa di una casa popolare, altre decine di migliaia in disagio abitativo e a rischio sfratto, alcune migliaia nelle occupazioni minacciate di sgombero, oltre un migliaio nei centri di assistenza abitativa temporanea (residence), non si può aspettare oltre. I recuperi e le riassegnazioni dell’edilizia pubblica si contano con il contagocce, mentre di meccanismi che consentano di mobilitare e calmierare il mercato degli affitti rendendo disponibile il patrimonio invenduto e quello lasciato inutilizzato non c’è traccia. La Giunta Raggi, alle prese con la peggiore emergenza abitativa d’Europa che mina in profondità la coesione sociale, non riesce neanche a opporsi significativamente a quelle miopi azioni di forza in stile Primavalle che ingigantiscono il problema e peggiorano la vita dei diretti interessati e dei quartieri.

Rifiuti, il quadro è inquietante

In tema di rifiuti il quadro si mantiene inquietante, con buste di immondizia che frequentemente strabordano da cassonetti malridotti e giacciono su marciapiedi e strade, una conseguente precarietà igienico-sanitaria e odori al limite della sopportabilità, presenze di specie animali in aumento, raccolta differenziata che cresce a passo di lumaca, sistema di raccolta e trattamento con falle sempre maggiori, fino all’incubo di non riuscire a ridefinire per Ama un piano industriale all’altezza. In aggiunta il paesaggio urbano, con le centinaia di monconi di alberi tagliati per presunte malattie e non sostituiti, è stato reso a tratti desolante, rinunciando agli effetti benefici delle alberature di alto fusto. Le scelte su assessori e management dell’azienda da parte della Giunta Raggi hanno soltanto aumentato le difficoltà, imponendo di invertire subito la tendenza se non si vuole determinare il collasso completo.

Trasporti da dimenticare

In tema di mobilità non va meglio, con le metropolitane che vanno in tilt e le stazioni chiuse per mesi a causa della mancata manutenzione delle scale mobili; gli autobus che offrono un servizio scadente, introvabili, affollati e così malmessi da accendersi frequentemente in roghi rapidi e avvolgenti; il sistema di trasporto ferroviario che ha bisogno di un ammodernamento generalizzato e di una migliore gestione di rete, in modo da arrivare a sfruttarne in pieno le potenzialità. I benefici portati dai nuovi tratti della metro, agognati per lunghi anni e spropositatamente pagati, in questo contesto si sono presto dimenticati, limitando i cambiamenti positivi – pur rilevanti - ad alcune aree della città.

Si tratta di un elenco tutt’altro che esaustivo che potrebbe essere ulteriormente dettagliato con riferimento alla crisi economica e occupazionale, alla sicurezza sociale, alle povertà, alla questione ambientale e altro ancora. E’ sufficiente però a dare un’idea di come è ridotta la città millenaria, quella che oltre ad essere la Capitale d’Italia è la sede dello Stato del Vaticano, che ospita le istituzioni internazionali, le ambasciate, i consolati, le Istituzioni nazionali e le sedi centrali delle forze politiche, che contiene nel proprio territorio la maggior concentrazione al mondo di beni culturali, anch’essi in gran parte lasciati alla mercé di fattori atmosferici, della scellerata gestione degli imponenti flussi di traffico, della carenza di risorse economiche per la tutela e la valorizzazione che meriterebbero.

Il precedente governo Lega-M5s stava per assestare il classico colpo di grazia, con quella proposta di autonomia differenziata che come evidente effetto collaterale avrebbe ulteriormente indebolito Roma, spogliandola di strutture economiche, di ambiti occupazionali e di prestigio. Il neonato governo è chiamato a tracciare una linea di netta controtendenza - non solo a citare la città tra i punti programmatici -, riprendendo il percorso interrotto dei decreti attuativi per Roma Capitale e sancendo il riconoscimento reale di un regime speciale, con poteri e finanziamenti ad hoc, come è per Londra, Parigi, Washington e tutte le grandi metropoli. I cinque nodi sopra richiamati sono, per cominciare, il banco di prova circa le volontà politiche effettive del Primo Ministro Conte e del Ministro per gli Affari regionali Boccia, nonché sulla determinazione e sulla consapevolezza della sindaca Raggi.

Roma non può attendere ancora, perché malgrado resti la “città fortunata, invincibile e eterna” di Tito Livio ha fortemente bisogno di un esecutivo nazionale – e anche di una Regione Lazio – che sia in grado di accompagnarla nella sua ennesima rinascita.

* Andrea Catarci, Movimento Civico

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