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Roma
Roma ricorda Winckelmann, papà dell'archeologia moderna e del Museo Capitolino

Johann Joachim Winckelmann, padre dell'archeologia moderna, torna idealmente a Roma a 237 anni da quella prima visita ai Musei Capitolini che ne segò la carriera e che gli fece affermare: "Qui è il Tesoro delle antichità di Roma e qui ci si può trattenere in tutta libertà dalla mattina alla sera".

 

Ed è proprio grazie a questa folgorazione che Winckelmann comincio a gettare le basi teoriche dell'archeologia moderna, dando vita ad un raffinato sistema di valutazione cronologica e stilistica delle opere antiche fondato sul l'osservazione diretta dei manufatti e l'attenta lettura delle fonti letterarie. Queste intuizioni geniali, insieme alla nuova metodologia di ricerca, sono oggi celebrate nella mostra “I Tesori di antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del settecento” voluta in occasione di due ricorrenze importanti: i 300 anni dalla nascita dello studioso, nel 2017, ed i 250 anni dalla sua morte.
Un modo anche per ricordare gli anni cruciali che portarono nel 1733 all'istituzione del Museo Capitolino, primo museo pubblico in Europa, ed allo stesso tempo presentare le sculture capitoline da ammirare questa volta attraverso gli occhi di Winckelmann. Un concetto rimarcato anche dal sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali, Claudio Parisi Presicce, che come curatore della rassegna ha voluto mettere in risalto "l'importanza che ha avuto nel '700 il Museo Capitolino e sopratutto l'importanza di Winckelmann per la valorizzazione del vasto patrimonio di sculture ospitate dal museo". La mostra ha inoltre "consentito la riapertura di una parte importante dei Musei Capitolino, ovvero le salette terrene che affacciano direttamente sull'atrio del Palazzo Nuovo, nella parte sinistra, e che dopo tanti anni tornano a disposizione dei visitatori".

La mostra


Arricchita da una selezione di 124 opere, la mostra si sviluppa in tre sedi diverse: le Sale Espositive di Palazzo Caffarelli, le Stanze Terrene di Sinistra del Palazzo Nuovo e le Sale del Palazzo Nuovo.
Le Sale Caffarelli, sede centrale dell’evento, ospitano documenti originali, volumi, disegni, incisioni, dipinti, sculture antiche e moderne, in grado di narrare i primi anni di vita del Museo Capitolino. La sezione espositiva di questa parte della mostra si chiude con la presentazione di alcuni aspetti del soggiorno di Winckelmann a Roma: i luoghi in cui abita, le ville, i palazzi e le biblioteche che frequenta, i personaggi che fanno parte del suo entourage; uno 'spazio immersivo', in cui sono impiegate tecnologie di realtà virtuale, offre la possibilità di approfondire alcuni passaggi della Storia dell’Arte attraverso una selezione di sculture capitoline e riprese esclusive realizzate a Villa Albani Torlonia.
Nelle Stanze terrene di sinistra del Palazzo Nuovo, come detto reintegrate nel percorso del Museo e riaperte al pubblico per la prima volta dopo alcuni anni, sono ricreati allestimenti espositivi ormai perduti: sculture oggi conservate nei depositi dei Musei Capitolini e della Centrale Montemartini, consentono una suggestiva immersione nella realtà settecentesca del Museo. Inoltre uno splendido tripode in marmo da Villa d’Este, un tempo importante elemento dell’arredo dell’atrio del Palazzo Nuovo e dal 1797 al Louvre, ritorna ai Musei Capitolini per essere esposto nel Salone e tornare a dialogare con una statua di Atena un tempo collocata di fronte a lui nell’atrio del palazzo, come rivela il raffinato disegno di Hubert Robert.

La ricostruzione analogica nelle Stanze terrene è accompagnata da ricostruzioni 3D delle sale del Museo che hanno subito i cambiamenti più significativi dagli anni del soggiorno di Winckelmann a Roma. Infine nelle magnifiche sale che ospitano da quasi trecento anni la collezione permanente del Palazzo Nuovo è stato predisposto un percorso di visita speciale, dedicato al grande studioso tedesco: 30 sculture sono lette attraverso gli occhi di Winckelmann con l’obiettivo di evidenziare l’influenza esercitata dalla Storia dell’Arte e dai Monumenti Antichi Inediti – l’opera italiana di Winckelmann pubblicata nel 1767 – sull’interpretazione e la valutazione stilistica dei capolavori capitolini.

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