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Roma
Roma schiava del cemento. Acea: niente palazzi, niente diritto all'acqua

Per avere l'acqua potabile in casa sono in guerra contro la burocrazia e l'indifferenza di Acea dal 1934, quando il Governatore di Roma decise che nei piani dell'acquedotto romano un “ramo” doveva collegare anche l'Ardeatina e l'allora zona rurale di Tr Pagnotta. Da allora solo carte bollate, richieste e permessi ma l'acqua è ancora un miraggio.

Dopo 80 anni in cui i pozzi artesiani hanno garantito la sopravvivenza ad un quartiere rurale con cento famiglie e 50 piccole aziende, l'acqua potabile che sgorga dai rubinetti si trasforma in un miraggio a portata di tubo. Dopo centinaia di lettere, mail, e una manifestazione pre-elettorale quasi a dire “votiamo chi ci rende un diritto”, il Comune di Roma sembra aver avviato un iter che dovrebbe portare nel 2018 quel ramo di acquedotto che manca. Già, perché non si tratta di un'opera ciclopica che viene chiesto di realizzare ad Acea, ma di un prolungamento di poco più di un chilometro e mezzo per completare una rete crescita intorno alla zona che ha resistito all'attacco del cemento e della furia di consumo del suolo tutta romana. La beffa è proprio nel cemento: sono fioriti interi quartieri di palazzine nell'anello di verde che circonda la zona di Casale Bicocca e Tor Pagnotta, con un quartiere gigantesco realizzato dai Caltagirone, dove l'acqua dell'Acea è arrivata prima ancora che le ruspe arrivassero a mangiare le colline ma per gli altri no.

L'Acea fa finta che non ci sia il problema
Dunque, il Comune di Roma attraverso la Commissione Lavori Pubblici si muove, ma Acea si comporta come se fosse un privato: presenzia alle riunioni dopo averle disertate per anni, ma sui lavori è silenzio.

Il Comittao di quartiere non s'arrende
“Dopo anni di slenzio per noi è già un traguardo importante esserci seduti in Commissione comunale per chiedere il rispetto dei diritti di cittadini – spiega Emanuele Belluzzo del Comitato di quartiere che riunisce i cittadini esasperati – il presidente del Consigli oComunale De Vito aveva preso l'impegno di aiutarci e l'ha mantenuto. Ma non basta. Acea che finalmente si è presentata al Comune ad oggi ha acquisito acquisito il piano particellare e lo sta studiando si è impegnata a dare un riscontro entro fine mese ma ancora non ci sono tempi certi per l'esecuzione dell'intervento”.

Roma schiava di palazzi e palazzinari
Insomma, solo carte e promesse ma nessun intervento. Nel 2017 ci sono 150 persone senz'acqua potabile in una zona all'interno del Grande Raccordo Anulare e Acea non prova nessuna vergogna. Se al posto delle case rurali co fosse stato il cemento, l'acqua sarebbe arrivata prima delle case. E' il destino di Roma, schiava dei palazzi.

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