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Roma
Roma senz'acqua: chiesto il sequestro degli impianti Acea al lago di Bracciano

Caldo torrido e rischio altissimo che i rubinetti rimangano a secco: è la nuova condanna per i romani, visto che il Comitato di difesa del lago di Bracciano si è rivolto alla Procura di Civitavecchia con una denuncia per i danni ambientali, causati  dalle captazioni di acqua che Acea effettua nello specchio d'acqua per dissetare la Capitale e chiedendo addirittura il sequestro degli impianti.

 


Se il Movimento che da sempre difende il lago di Bracciano “condannato” dalla scarsità di piogge a vedere il suo livello diminuire di giorno in giorno a causa del prelievo di Roma, dovesse riuscire nell'intento, sarebbe una tragedia.
Con le sorgenti Peschiera-Le Càpore di Rieti già in “regime” estivo e con l'acquedotto Marcio al 25 per cento in meno della portata ordinaria, Acea contava di recuperare la minore disponibilità di acqua prelevando a luglio 1800 litri al secondo, 800 ad agosto e 1600 a settembre, provocando nel lago una diminuzione del livello stimata in circa 60 centimetri. Se dovesse saltare il piano di emergenza dell'Acea, Roma rimarrebbe inevitabilmente a secco.

Spiegano i rappresentanti del Comitato che si batte per la salvaguardia di Bracciano: “Noi ci abbiamo messo la faccia, la passione e la scienza – dice Graziarosa Villani presidente del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano che ha presentato unitamente al deputato Emiliano Minnucci, alla procura del Tribunale di Civitavecchia di una denuncia querela per i danni ambientali derivati dall’abbassamento del livello del lago di Bracciano.
“Si tratta – aggiunge il comitato – di un atto circostanziato di 120 pagine corredato di relazioni scientifiche con il quale chiediamo che venga valutata “l’opportunità di disporre il sequestro preventivo degli impianti di captazione siti in Anguillara Sabazia in località Pizzo Prato, mediante cui Acea e/o Acea Ato2 spa effettua le captazioni dell’acqua del lago di Bracciano, interrompendo conseguentemente ogni captazione. Alla denuncia querela – annuncia il comitato – seguiranno altri atti a partire dall’avvio di una procedura mirata alla revisione della concessione data nel 1990 al Comune di Roma ed oggi gestita dalla spa Acea Ato2 allo scopo di addivenire ad una gestione partecipata dell’intero uso dell’acqua del bacino lacuale. In questa ottica, ribadendo il principio che l’acqua è un bene comune assoluto e in ossequio all’esito referendario oggi completamente disatteso, va anche la proposta di legge di iniziativa popolare per la quale il Comitato ha chiesto ed ottenuto l’assistenza legislativa dell’ufficio specifico del Consiglio regionale del Lazio”.

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