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Roma
Roma: sfasci auto stop da 12 giorni. Comune nega le proroghe, caos in piazza

Autodemolitori in piazza a Roma, il pomeriggio di manifestazione finisce nel caos. Tentano la scalata al Campidoglio per protestare contro il Comune di Roma, un malore tra i manifestanti e tanta rabbia.

Per loro basta balletti: delocalizzazione sì, delocalizzazione forse, il problema è che ora si è toccato il fondo e la soluzione deve essere trovata, e in fretta.  Per questo gli autodemolitori sono scesi in piazza, al suono di trombette e fischietti, per far sentire la loro voce che non può rimanere inascoltata perché loro non stanno lavorando ed hanno famiglie da mantenere

Hanno passato già dodici giorni a braccia conserte da quel fatidico 30 giugno, quando le loro licenze sono scadute e il Comune non le ha rinnovate anche se dal  1997  tutto era andato sempre avanti, grazie a un accordo di programma firmato con la Regione, che permetteva agli sfasciacarrozze di svolgere la loro attività in deroga,  in attesa delle delocalizzazione delle loro attività.

A Giugno però il Comune ha deciso di non firmare la nuova proroga e tutti sono rimasti a casa in attesa di una delocalizzazione che sembrerebbe tutta da scrivere. Il 17 luglio  ci sarà un nuovo incontro trai loro rappresentanti, il Campidoglio e la Regione, anche se, durante la manifestazione, una delegazione è stata fatta salire in Campidoglio. 

Dall'incontro non è scaturita nessuna soluzione a breve, ma è stato ribadito che per il Comune la colpa è solo degli "sfasciacarrozze" che avrebbero dovuto presentare,  per tempo, progetti ecocompatibili. 

Gli animi in piazza erano perciò  caldi, il traffico impazzito, il tutto sotto un sole estivo cocente tanto che dei momenti si è  temuto il peggio.

Ai manifestanti si sono poi aggiunti  i militanti di Casa Pound, insieme all'ex candidato alla presidenza della Regione Lazio, Mauro Antonini e il responsabile romano di CpI, Davide Di Stefano che ha voluto far sapere: "Siamo al fianco degli autodemolitori da quando hanno iniziato questa battaglia contro l'amministrazione capitolina che non ha dato loro alcuna alternativa alla chiusura delle loro attività in nome delle delocalizzazioni".

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