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Roma
Roma, Virginia Raggi cerca 150 persone da tramutare in manager

di Fabio Carosi


Per Virginia Raggi si apre la stagione delle nomine. Tra società controllate, partecipate e Municipi il Movimento Cinque Stelle si trova di fronte alla necessità di trovare un esercito di manager a cui affidare la galassia Comune di Roma. A conti fatti, entro la fine dell'estate il sindaco Raggi dovrà procedere a qualcosa come 150 nomine.

E se Ama è "saltata" motu proprio con le dimissioni del presidente e Ad, Daniele Fortini nella speranza forse di un nuovo incarico, per le altre 19 società indirittamante o direttamente controllate alle quali fanno capo 37 mila dipendenti e che producono un fatturato che si aggira intorno ai 5,5 miliardi di euro, si è già aperta una stagione di turbolenze. Lasceranno gli incarichi per far posto ai nuovi? Oppure cercheranno di fare resistenza sino allo scadere del mandato?

ACEA. E' senza dubbio una polveriera. Intanto perché è quotata in Borsa e l'esperienza di Ignazio Marino che voleva cambiare tutto è bastata e avanzata; poi perché ha un socio di minoranza che si chiama Francesco Gaetano Caltagirone che ha resistito a tutti i sindaci da Rutelli in poi e anche al referendum sull'acqua pubblica. Tra bollette pazze, distacchi per morosità incolpevole, rateizzazioni negate con la motivazione dell'obbligo del recupero e aumenti degli emolumenti per i manager stabiliti dall'ultima assemblea, l'Acea è il vero terreno di scontro tra il nuovo corso del Campidoglio e la città storica. Qui Raggi e il Movimento dovranno tenere a bada le pressioni della base che sogna da sempre una rivoluzione della società dell'azienda in cui il privato è riuscito sempre a governare, nonostante il pacchetto di azioni minoritario e il Comune ha avuto la sua bella fetta di guadagni grazie ai dividendi. "Staccare la spina" a manager di diretta provenienza renziana, significherebbe aprire uno scontro che va ben oltre acqua ed energia e che finirebbe sul tavolo del premier Renzi. Tra l'altro presidente e Ad, hanno la scadenza del mandato fissata ad aprile 2017. Che farà la Raggi? Chiederà la "testa" e pagherà le penali per i contratti, oppure attenderà il prossimo anno?

ATAC. Anche qui la partita è epocale. Nel programma si parla genericamente di efficientamento, nuovi bus e nuovi tram, ma i conti della società di via Prenestina sono ancora "a rischio", mentre le turbolenze interne tra Direttore Generale e sindacati preannunciano un autunno nero. L'amministratore unico tecnicamente ha ancora quattro anni davanti a sè, garantiti dalla nomina commissariale che ha modificato lo statuto passando da un cda a un unico soggetto operante. Per tornare indietro, serve un'assemblea degli azionisti e un passaggio in Consiglio Comunale, dove è vero che il Cinque stelle ha una maggioranza fortissima, ma è pur vero che c'è il rischio di allungare i tempi, qualora le opposizioni decidessero di fare ostruzionismo. Una cosa è certa: insieme ad Acea, il Campidoglio dovrà dare risposte immediate alla base che ha chiesto un netto cambio di marcia.

AGENZIA PER LA MOBILITA'. E' un giocattolino che presenta bilanci attivi grazie al meccanismo di calibrare le spese u un contratto di servizio su misura. E questo meccanismo ha consentito al presidente Medaglia di guadare la fine dell'era Marino come se fosse un fantasma. Convegni a parte, il professor Medaglia è missing nei suoi uffici.

ROMA METROPOLITANE. Nel perdurante silenzio, è la cassaforte con la quale si pagano le fatture della Metro C. Prende soldi dal Comune e dallo Stato e sinora è stata sotto scacco del general Contractor (di nuovo Caltagirone, ndr) che è riuscito a farsi approvare lievitazioni di costi stratosferiche. Anche qui in campagna elettorale il Movimento ha promesso di metterci le mani. Anche rinnovando i vertici, il nodo della C resta il contratto che lega il Comune con le imprese e che sarà difficile smontare quando lo stesso Comune se non paga si vede sotto le finestre gli operai.

RISORSE PER ROMA. Anche qui il "programma Raggi" ha un punto nodale e cioé l'alienazioni dei beni del Comune e la gestione del territorio, condono edilizio compreso. E' in mano a Massimo Bartoli come presidente e Ad che si è insediato nel 2014 ma essendo dipendente del Comune e tra l'altro di una società "strumentale" non dovrebbe essere d'intralcio all'onda a 5 Stelle che partirà dallo stipendio faraonico di 215 mila euro l'anno, tra stipendio base e premi. C'è chi scommette che l'ex dirigente della Provincia e poi animatore della campagna elettorale di Ignazio Marino farà per primo le valige.

ZETEMA. Non c'è mostra, evento o museo che non veda il cassiere di Zetema aprire lo sportello. E' in mano ad Albino Ruberti che l'ha fondata e che nel cambio degli assetti ora si trova come presidente e Ad. E' una di quelle che funziona ma dovrò rendere conto al nuovo sindaco che ha in mente un piano che passare dalla voce "costi" a quella "ricavi".

CENTRALE DEL LATTE. E' l'ultima tra le società a rischio tsunami. Qui la Raggi dovrà decidere se tenere un insignificante 6,7% di quota pubblica, oppure cedere alla tentazione di Marino che voleva venderla per fare cassa.

LE FONDAZIONI. Cinema per Roma, Musica per Roma, Roma Solidale, Bioparco e Mondo Digitale sono giocattoli con i quali il "Comune spa" ha gestito sino ad oggi beni ed attività sui quali il Cinque Stelle per ora non ha fatto né proclami né promesse. I bilanci saranno passati al setaccio dell'assessore di scopo per il riordino e di quello al Bilancio per le verifiche dello stato di salute. C'è chi giura che molte verranno infilate nel tritacarne.
La somma di tutti i manager da rinnovare/cambiare, sommati agli assessori municipali fa qualcosa come 150 nomine che dpvrano essere gestite - come da promesse - con curricula ad evidenza pubblica. Un lavoro quasi infinito.

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