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Roma
San Camillo, Covid o freddo? Deve operarsi ma niente letto, e aspetta fuori

Al San Camillo se non si muore di Covid si muore di freddo. E questo perché un'operazione di chirurgia addominale di media complessità si trasforma in un calvario nell'attesa di un posto letto, col paziente che viene fatto “accomodare” per ore su un muretto. Esatto: prima di un intervento la sala d'attesa è fuori dall'ospedale.

L'odissea in uno dei più importanti ospedali di Roma, il San Camillo, a poca distanza dal centro di eccellenza dello Spallanzani dove si corre per sperimentare il vaccino “romano”. La vittima della sanità scassata è una romana. Convocata per un intervento all'addome alle 14, si presenta puntuale in ospedale ma non può entrare perché il letto non è pronto, cioè non è disponibile, così come non lo è la sala d'attesa per via delle prescrizioni Covid e quindi viene invitata ad attendere fuori, cioè sul muretto. L'attesa dura dalle 14 alle 17 sino a quando la “paziente”, non perde la pazienza e bussa di nuovo al reparto per chiedere informazioni sul suo destino. Così le viene concessa una sedia a rotelle, con tanto di ingresso nella sala d'attesa ma del letto nessuna traccia. Ancora un'ora di attesa e si fanno le 18 a quel punto la donna chiede agli infermieri quale sarà il suo destino: un rinvio dell'intervento oppure una notte su una sedia a rotelle.

L'ironia non coglie di sorpresa il personale del san Camillo, piuttosto imbarazzato per l'attesa ma sufficientemente sfacciato e ormai “rotto ad ogni esperienza” che non esclude una notte in sedia. A tirar fuori d'impaccio tutti, ci pensa la paziente che “propone” anzi, richiede che l'intervento sia posticipato al giorno dopo. Per i paramedici del San Camillo è una manna dal cielo. Così passano dalla procedura di un letto che non c'è a quella ordinaria pre intervento: “Cara signora, allora torni domani mattina, mi raccomando a digiuno”. Nella speranza che il letto ci sia.

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