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Roma
Sanità e liste di attesa, i privati beffano la Regione che proroga il termine

Sanità e liste di attesa, le strutture sanitarie private accreditate non rispettano gli impegni 

 

In base al decreto 249 del 3 luglio 2017 entro il 31 marzo 2018 avrebbero dovuto mettere a disposizione del sistema Recup il 70% della loro produzione, ma ad oltre un mese dalla scadenza nulla è stato fatto. Solo il Policlinico Gemelli si è attivato ed è quasi in linea con gli accordi presi e lo stesso sta facendo il Campus anche se con un certo ritardo. Il resto del pianeta privato accreditato composto da centinaia di strutture tra ospedali cliniche, ambulatori di specialistica non ha mosso un dito, è rimasto a guardare l’emergenza liste di attesa. Forse anche speculando su di essa.

In base all’articolo 8 dell’allegato al decreto 249: “La struttura si impegna - recita il paragrafo 8 dello stesso articolo - a mettere settimanalmente a disposizione del sistema ReCUP regionale, non appena avviato, una percentuale richiesta dalla ASL e, comunque non inferiore al 70% delle proprie agende sul totale delle prestazioni erogabili in conformità con quanto disposto dal "Piano Regionale per il Governo delle Liste di Attesa 2016-2018”.

Il paragrafo 9 precisa: “la struttura si impegna a dotarsi, entro il 31 marzo 2018, di agende digitali di prenotazione che consentano il collegamento diretto con il sistema Recup. Tali agende digitali saranno utilizzate dal Recup per fissare visite ed esami, nonché dalla Regione per verificare le modalità di prenotazione (Recup o Cup della struttura).“

 

Liste di attesa, la Regione ed i cittadini in piena in emergenza. Prorogato il termine

 

Dopo 45 giorni dalla scadenza siamo ancora all’anno zero e la Regione si appresta a prorogare il termine al 30 ottobre. Probabilmente senza far scattare la clausola di salvaguardia prevista: “per ogni giorno di ritardo sarà applicata una penale calcolata in misura giornaliera pari all’1 per mille dell'ammontare contrattuale delle prestazioni di specialistica ambulatoriale; tale penale non potrà comunque superare, complessivamente, il 10% di detto ammontare contrattuale. Nel caso di applicazione della pena le nella misura massima del 10%, il contratto sarà risolto” .

La ragione addotta a giustificazione di questo approccio regionale “benevolo” sta nel fatto che lo schema di contratto contenuto nel decreto è stato adottato 30 giorni dopo l’approvazione dei budget annuali, cosa che però è avvenuta nel tardo autunno del 2017. Da qui la fissazione della nuova scadenza. Ad ottobre dunque il Recup rinnovato e affidato al vincitore della gara svoltasi l’anno scorso dovrebbe avere a disposizione una mole immensa di prestazione come non è mai accaduto prima. Sempre che le cliniche private e gli ambulatori rispettino gli impegni e non inventino nuovi impedimenti.

Conferire il 70% delle prestazioni nel sistema di prenotazione unico significa, per i proprietari delle strutture accreditate, ridurre notevolmente il bacino di esami e prestazioni che oggi, con la presenza delle lunghe liste di attesa, alimenta, anche grazie ad offerte promozionali e marketing aggressivo, un flusso di cassa notevole e costante che si aggiunge al budget assicurato dal contratto regionale. Non è facile abbandonare un giacimento cosi redditizio e infatti sono almeno 8 anni che si tenta l’impresa.

“Le nuove modalità di governo delle liste di attesa varate dalla Regione in collaborazione con i medici di famiglia - spiega Maria Corongiu segretario regionale della Fimmg Lazio, il maggiore sindacato della categoria - stanno producendo i primi effetti positivi. Di fatto non ci sono più liste di attesa per le visite urgenti: ormai si fanno in pochi giorni, tre al massimo. Anche per le brevi si sta rientrando nei tempi previsti tra i 10 e i 20 giorni, per il resto, cioè differibile e programmate invece c’è ancora molto da fare. E’ un equilibrio ancora fragile che per decollare ha bisogno di poter contare su volumi di prestazioni assolutamente elevati e che oggi invece non c’è”. Fallito il passaggio di primavera del 31 marzo per cancellare le liste di attesa si punta al passaggio di ottobre.

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