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Roma
Sciatore e campione a 96 anni. “La categoria over 85 l'hanno inventata per me”

di Corrado Giustiniani

Stringe in mano con gioioso orgoglio il trofeo che ha appena ricevuto, alla base logistica di Torvaianica dei Vigili del Fuoco: “A Fulvio Zois, grande veterano dello sci, nelle gare Fisi e Intercral…”.

Veterano è poco, e quel “grande” inquadra bene non solo la sua dimensione sportiva, ma anche l’età. Perché il 1° luglio di questo 2018, Fulvio compirà 96 anni. E ancora scia, ancora si cimenta sulle piste di Campo Felice e tra i pali. “Arrivo sempre primo, ma non batto mai nessuno - se la ride, ricordando un recente titolo di campione regionale di categoria - Hanno inventato la “over 85” praticamente per me, e gareggio da solo…”

Quando è nata questa passione?

“Sono bergamasco e scio fin da bambino. Adoro la montagna. Nel febbraio del 1943, quando non avevo ancora 21 anni, scalai in prima invernale il Piz de Scais, un oltre 3 mila metri delle Alpi Orobiche, e i giornali dell’epoca ne diedero notizia. La mia prima gara di sci, però, l’ho fatta solo a 49 anni, con la squadra del Banco di Roma. Troppo bello, sciare: amo la velocità, il freddo, il paesaggio. Dalla mia casa di via Piccolomini a Roma, città dove ho passato gran parte della vita, io vedo due cose, il Cupolone di S. Pietro, vicinissimo, e un panorama coronato dal Terminillo: e quando d’inverno è coperto di neve, mi si apre il cuore”.

Ma lei non scia al Terminillo…

“No, no, io vado a Campo Felice. Lo trovo tanto bello e tanto comodo, ci arrivo in un baleno, con l’autostrada dell’Aquila. Prendo gli sci, metto in moto la mia Panda e via”.

Lei ha ancora la patente?

“E certo. Qualche volta viene con me un amico più giovane. Avrà una ventina d’anni meno di me”.

Segue una dieta particolare?

“No, mangio regolare ma un po’ di tutto, e bevo mezzo bicchiere di vino a pasto. Se devo dire la verità, non vado matto per la carne”.

La sua giornata?

“Mi alzo di buon mattino e vado a prendermi un caffè al bar, poi passo a comprare il giornale e quindi mi dirigo al mercato per fare la spesa. Porto tutto a casa ma è mia moglie, che ha la stessa mia età, che cucina. Qualche volta ci pensa la donna. In cucina, tra parentesi, ci sono tutte le mie coppe, che occupano una lunga mensola. Pomeriggio in casa, con tanta tv”.

Alla Confraternita dei Bergamaschi, in via di Pietra, ci va mai?

“Ora è qualche settimana che non mi faccio vivo. Ma l’ho sempre frequentata, era come una seconda casa e ho tanti bei ricordi. Uno magnifico, l’incontro con Giovanni XXIII. Papa Roncalli era bergamasco e venne a farci visita. Chi ci presentò disse, sbagliando, che io ero di Clusone. Lo corressi, spiegando: La mi mamma era di Clusù. E il papa, con sorriso ammirato: Ma alura l’era una montanina “.

Che mestiere ha fatto?

“Il funzionario del Banco di Roma, per quarant’anni. Ci sono stato benissimo. Intendiamoci, non un funzionario qualsiasi. Sono andato in pensione come “Ispettore di prima classe”, il più alto grado prima della dirigenza. Su 15 mila dipendenti della banca, sarò stato tra i primi cento…”

C’è qualche cliente particolare che ricorda?

“Sì, uno, Alberto Sordi” (e ride, ndr)

Noto per non essere la persona più generosa del mondo

“Beh, aveva un gran bel conto. E un libretto di risparmio a cui teneva molto”.

Lo sci è il suo unico sport?

“No, no, io gioco anche a tennis, cerco di farlo una volta a settimana. Però non riesco quasi più a trovare nessuno. Tutti un po’ troppo vecchi. E lo sci puoi farlo anche da solo. Il tennis, purtroppo no…”

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