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Roma
Siccità a Roma, non c'è nessun piano B: mancano 48 ore al razionamento

Il conto alla rovescia dei romani per capire quali saranno gli esiti della lotta dell'acqua è agli sgoccioli. Mentre in città i comuni cittadini non sembrano parlare di altro, le istituzioni si stanno muovendo per trovare nuovi accordi e salvare la Capitale dalla siccità.

 

Il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti era atteso alla riunione tra Acea e Regione Lazio che si è tenuta nel pomeriggio di mercoledì nella sede dell'Autorità di bacino, ma non si è presentato. Intervenuto in Commissione ambiente, dove ha consegnato una relazione sull’emergenza idrica in Italia, ha però dichiarato che la crisi idrica attuale è fra le più potenti degli ultimi decenni. Galletti ha sottolineato la situazione di criticità estrema di alcune regioni. Il ministro ha ribadito che per gestire la questione idrica nel nostro Paese “serve un sistema di governance accentrato che raggruppi in un unico tavolo in cui tutti gli attori” interessati dalla questione “siano chiamati a decidere insieme”.
Intanto gli “attori” della pantomima romana non sono ancora riusciti a trovare una quadra per evitare il razionamento dell'acqua. Certamente i prelievi domestici dei residenti diminuiranno dalla prossima settimana in poi, con la partenza per le ferie estive di agosto, ma la situazione al momento resta grave.
Al momento solo 200 dei 2.800 nasoni presenti in città sono stati chiusi, ma il risparmio d'acqua di questa azione è irrisorio e non può risolvere il problema della Capitale.

"Continuiamo a lavorare per trovare una soluzione alla crisi idrica del Lazio, per gli abitanti della nostra regione e di Roma. Valutiamo tutte le novità che insorgono soprattutto per il rispetto dell'aspetto sanitario", ha dichiarato l'assessore alle infrastrutture della Regione Lazio Fabio Refrigeri lasciando il vertice all'Autorità del Bacino del Fiume Tevere. Intanto però la soluzione di cui parla non è stata ancora annunciata ai cittadini.
Giovedì arriverà l'esito del ricorso fatto da Acea al Tribunale delle acque contro la decisione della Regione di bloccare le captazioni dal lago di Bracciano. Un bacino idrico che il Comitato di difesa dei laghi di Bracciano e Martignano prova a proteggere da mesi senza reazioni se non negli ultimi giorni, ma solo perché si è arrivati a un punto di non ritorno.
Intanto arriva il parere dei geologi sulla situazione del lago e sulle entità delle captazioni. Secondo la ricercatrice dell'Università Bicocca Sara Taviani, in 36 anni Acea non ha mai captato tanta acqua dal lago quanto oggi. Negli ultimi 7 mesi i prelievi idrici da Bracciano sono stati i più rilevanti in termini quantitativi e quelli di più lunga durata a partire dal 1975. Una condizione insostenibile per l'ecosistema del lago, dove la differenza tra le entrate di acqua grazie alle piogge e le uscite provocate dall'evaporazione è pari a 0,1 metri annui, mentre se Acea continuasse per tutto l'anno a captare la stessa quantità di acqua degli ultimi giorni toglierebbe al lago 0,6 metri.
Intanto nella mattinata di mercoledì si è riunita la nuova cabina di regia istituita al termine del vertice di emergenza tra Acea, Campigolio e Regione tenutosi martedì e che non ha portato altri risultati se non un laconico commento di positività dell'incontro.
Solo nelle ultime ore il governo si sta esprimendo sulla situazione romana, ma ancora una volta la battaglia sembra politica. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato di aver appreso solo dalla stampa la notizia dello stop delle captazioni a Bracciano e non direttamente dal presidente Nicola Zingaretti: “Dopo aver appreso i contenuti dell'ordinanza ho dato indicazione ai miei uffici di prendere contatti con le amministrazioni, comunale e regionale, al fine di individuare le iniziative da intraprendere per evitare che le misure di divieto d'approvvigionamento idrico possano avere ricadute negative sui servizi sanitari e socio-sanitari erogati ai cittadini romani”, ha affermato. “Ho scritto personalmente sia al presidente della Regione Lazio, sia al sindaco di Roma Capitale, evidenziando che un'eventuale sospensione generalizzata di erogazione di acqua nella città di Roma, anche a fronte dello straordinario incremento delle temperature registratosi in queste settimane, potrebbe pregiudicare gravemente il livello igienico-sanitario di tutte le strutture ricettive di ristorazione della capitale, di tutti gli uffici pubblici e di tutte le strutture in cui vengono alloggiati, a qualsiasi titolo, gli animali nonché comportare gravi pregiudizi per l'erogazione di servizi sanitari essenziali", ha concluso.

 

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