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Roma
Sordi, Venafro, Fanella: tutti in un giorno. Un mercoledì da leoni a piazzale Clodio

di Valentina Renzopaoli

Giornata di fuoco a piazzale Clodio, quella di mercoledì 17 febbraio, dove nel giro di alcune ore e a distanza di pochi metri l'una dall'altra, si accendono i riflettori su alcune tra le inchieste giudiziarie più note degli ultimi mesi. Una vera e propria maratona giudiziaria: dal processo “ombra” di Mafia Capitale che vede alla sbarra Maurizio Venafro, l'ex capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, a quella che porterà di nuovo alla ribalta la vicenda legata all'eredità dell'Albertone nazionale. Si dovrebbe poi scrivere la parola fine al processo celebrato con il rito abbreviato per stabilire le responsabilità dell'omicidio di Silvio Fanella, uno degli uomini di Gennaro Mokbel, consumato alla Camilluccia nel luglio 2014.
Ma andiamo per ordine: dall'aula di Rebibbia, dove si sta celebrando il maxiprocesso per Mafia Capitale, mercoledì mattina 17 febbraio i riflettori si sposteranno per illuminare la Corte che dovrà giudicare il numero due di Nicola Zingaretti. Maurizio Venafro si dovrà difendere davanti alla Seconda Sezione Penale dall'accusa di turbativa d'asta e rivelazione di segreti d’ufficio. Secondo l'impianto accusatorio, l'ex capo di gabinetto, dimessosi dall'incarico il 24 marzo dello scorso anno, sarebbe sceso a patti con il centro destra per spartirsi l’appalto più remunerativo della Regione Lazio: quello sul Recup, il centro unico di prenotazione. La gara fu poi sospesa su iniziativa di Zingaretti dopo gli sviluppi dell’inchiesta su Mafia Capitale. Alla sbarra insieme a lui anche Mario Monge, presidente del consorzio di cooperative Sol.Co.
Il legale di Venafro, Maurizio Frasacco, aveva chiesto la riunione dei procedimenti con Mafia Capitale, ma la presidente della X sezione penale del Tribunale di Roma, Rosanna Ianniello, aveva respinto l’istanza. Al processo sono stati ammessi a partecipare come parti civili la Regione Lazio, la cooperativa Capodarco e la Assoconsum.
Mercoledì si apre anche il sipario sulla tragicomica vicenda beffa che nemmeno il Marchese del Grillo avrebbe mai potuto immaginare. A tredici anni esatti dalla morte del grande Alberto Sordi, nelle aule di piazzale Clodio va in scena la prima udienza del processo che vede imputate dieci persone coinvolte in un presunto raggiro da due milioni e mezzo di euro ai danni di Aurelia Sordi, nel frattempo deceduta. Alla sbarra andranno Arturo Artadi, autista di Alberto Sordi e factotum della famiglia, gli avvocati Francesca Piccolella e Carlo Farina ed il notaio Gabriele Sciumbata, tutti imputati per circonvenzione di incapace  in relazione alla delega firmata ad Artadi da Aurelia Sordi, unica erede di Alberto, per l'amministrazione dei suoi conti correnti. Altri sei dipendenti, ovvero una badante, una cuoca, un giardiniere, due camerieri ed una governante, sono accusati di ricettazione.
Giornata decisiva, il 17 febbraio, anche per il processo, celebrato con il rito abbreviato, a carico di Giovanni Battista Ceniti, accusato della morte di Silvio Fanella, il broker ritenuto il “cassiere” dell'affarista Gennaro Mokbel. Fanella fu ucciso con un colpo d'arma da fuoco al petto il 3 luglio 2014 nella sua abitazione nella zona della Camilluccia; l'omicidio, secondo l'accusa, sarebbe stato commesso da un commando di finti finanzieri che tentò di sequestrarlo. La decisione  del gup Simonetta D'Alessandro era attesa per lo scorso 3 febbraio, era poi slittata. Per Ceniti il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 20 anni di reclusione per omicidio e tentato sequestro di persona.

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