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Roma
Stadio della Roma, clamoroso errore nell'iter di As Roma: rischio default

di Fabio Carosi

Stadio della Roma - As Roma, il Comune mette a rischio l'intero progetto con un errore clamoroso nell'iter burocratico: pubblica sull'Albo Pretorio l'adozione della Variante Urbanistica di Tor di Valle, ma si scorda di mandarlo in Consiglio Comunale.

E nel delirio da parrucconi borbonici scrive pure sul manifesto pubblico quale dovrebbe essere invece l'iter corretto.

Avviso ai lettori: la materia è complessa, per cui chi andrà avanti nella lettura deve armarsi di santa pazienza. La sintesi iniziale è d'obbligo: la Legge sugli Stadi prevede che terminata la Conferenza dei Servizi e quindi ottenuto il via libera al progetto di Tor di Valle, il progetto integrato, ormai Variante Urbanistica a tutti gli effetti, venga rispedito al Comune che lo pubblica sul'Albo Pretorio per dare 60 giorni di tempo a chi volesse fare osservazioni. E fin qui il Comune ha ottemperato con la pubblicazione coerente dell'avviso pubblico e della disponibilità degli elaborati tecnici presso il dipartimento Urbanistica.

Ma a leggere bene il manifesto/avviso è lo stesso Comune di Roma, tramite il direttore del dipartimento Urbanistica, Cinzia Esposito, che mette nero su bianco il suo errore procedurale. Al quarto capoverso scrive: “Ai sensi e per gli effetti dell’art. 62 comma 2 bis del DL 24.04.2017 n. 50 convertito con modificazioni dalla L. 21.06.2017 n. 96, “…il verbale conclusivo della Conferenza di Servizi decisoria costituisce, ove necessario, adozione di variante allo strumento urbanistico comunale ed è trasmesso al sindaco, che lo sottopone all’approvazione del Consiglio Comunale nella prima seduta utile”.

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Riepilogando, la Regione ha concluso l'iter con il verbale di adozione, lo ha trasmesso al sindaco Virginia Raggi che invece di spedirlo all'Aula Giulio Cesare per la sua approvazione e quindi adozione formale, ha saltato il passaggio e ha fatto pubblicare il manifesto per le osservazioni.

Ad accorgersi dell'errore è stato l'architetto Francesco Sanvitto, animatore del “tavolo della Libera Urbanistica Roma, storico avversario dello stadio, ma attento conoscitore delle “regole del gioco” e soprattutto Cinque Stelle della prima ora. Predisponendo le osservazioni alla variante, ha recepito il parere dell'avvocato Andrea Pavanini del foro di Venezia che si è accorto dell'errore. Scrive infatti l'avvocato Pavolini nella sua memoria “Osservazioni/opposizione alla variante al PRG Roma Stadio in località Tor di Valle: “L’art.62 comma 2 bis del Dlgs 50/2017 secondo periodo (aggiunto al testo in sede di conversione in legge del decreto) , prevede che, nell’ipotesi di impianti sportivi che ricadono su aree pubbliche, il verbale conclusivo di approvazione del progetto “costituisce variante” allo strumento urbanistico ai sensi e per gli effetti degli art.10 comma 1 e 16 Dpr 327/2001. Si tratta dell’ipotesi in cui l’iniziativa dell’opera sia pubblica. Il periodo successivo, invece, disciplina la diversa ipotesi di “impianti sportivi privati” stabilendo che, in tal caso, “il verbale conclusivo della conferenza di servizi decisoria costituisce, ove necessario, adozione di variante ed è trasmesso al sindaco, che lo sottopone all'approvazione del consiglio comunale nella prima seduta utile”.

E continua: “Nel primo caso viene quindi espressamente ammessa (e riconfermata) la possibilità che l’iniziativa per la realizzazione dell’opera sportiva – pubblica - altrimenti non prevista dal PRG, costituisca ex se variante allo strumento urbanistico. Nel secondo è invece previsto e ammesso che, nel caso di impianti sportivi privati, il cui progetto definitivo necessiti di una variante urbanistica, l’adozione della variante si concretizzi direttamente nel verbale conclusivo della CdS che però non è sufficiente dovendosi comunque ottenere in via immediata (nella prima seduta utile) l’approvazione della variante stessa da parte del Consiglio Comunale Il Consiglio Comunale è quindi chiamato, subito, ad approvare il verbale conclusivo della CdS , costituente approvazione del progetto definitivo e adozione di variante”.

Quindi la conclusione: “Il Consiglio comunale, nella sua prima seduta utile, avrebbe infatti dovuto approvare il verbale conclusivo della conferenza dei servizi del 5 dicembre 2017. Cosa che invece non è avvenuta. Si è bensì provveduto alla pubblicazione, che sarebbe dovuta venire dopo che la variante fosse stata condivisa dal Consiglio”.

Il MANIFESTO AFFISSO ALL'ALBO PRETORIO

I DOCUMENTI DELLA CONFERENZA DEI SERVIZI

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