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Roma
Talpa piazzale Clodio, la Marianera: “300 euro per sapere se sei intercettato”

Trecento euro a richiesta: era questo il prezzo pagato per entrare in possesso degli atti relativi a procedimenti penali coperti da segreto o intercettazioni. A svelare il sistema corruttivo un’inchiesta della Procura di Roma che ha portato in carcere una praticante avvocato di 29 anni, Camilla Marianera e il suo compagno Jacopo De Vivo, figlio di Giuseppe, noto come ‘Peppone’, storico esponente ultrà della Curva Sud romanista morto per una malattia nel 2015.

Secondo l’atto d’accusa, dal 2021 al dicembre scorso, i due ‘’in concorso tra loro e previo concerto, con una pluralità di azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all’ufficio intercettazioni, perché costui ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nel rilevare l’esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l’esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, atti remunerati mediamente nella misura di 300 euro a richiesta’’.

L'indagine parte da un'intercettazione per droga

L’indagine è nata nell’ambito di un altro procedimento penale per fatti di droga, ancora coperta da segreto istruttorio, dove qualcuno degli intercettati avrebbe cercato di avere notizie sull'esistenza ‘’di operazioni tecniche di intercettazioni, la tipologia delle stesse e gli obiettivi, target individuati’’. La coppia aveva incontrato un soggetto che voleva sapere se era indagato e sottoposto a intercettazioni dopo aver scoperto un gps nell’auto in uso alla moglie, appartenente alla famiglia Casamonica.

Marianera e De Vivo mostravano di "avere le chiavi dell'Ufficio Intercettazioni"

E così emerso come i due indagati ‘’fossero coinvolti in quanto mostravano di essere in grado di acquistare le informazioni segrete sull'esistenza di queste operazioni di intercettazione, penetrando i sistemi e le procedure di garanzia e controllo della segretezza delle stesse, a mezzo dell'acquisto di favori illeciti da parte di funzionari infedeli allocati presso l'Ufficio intercettazione della Procura della Repubblica di Roma’’.

Il Gip: "Ha capacità di infiltrarsi nella burocrazia pubblica"

Marianera e De Vivo ‘’si stagliano – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare - come soggetti che intermediano illecitamente, per conto di persone variamente interessate, richieste corruttive a pubblici ufficiali, in cambio di notizie sensibili perché coperte dal segreto d'ufficio, massimamente afferenti all'esistenza di intercettazioni tradizionali e telematiche, relative a procedimenti in corso’’. Il gip evidenzia la capacità della donna di 'sapersi infiltrare nei gangli della burocrazia pubblica’

Come consulente dell'assessore Lucarelli partecipava alle Riunioni del Comitato per la Sicurezza

monica lucarelli civica gualtieri 01
 

Come consulente dell’assessorato comunale alla Sicurezza (assessorato e assessore del tutto estranei all'indagine, ndr.) ''ha partecipato a riunioni del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ''luogo istituzionale nel quale la possibilità di attingere notizie sensibili rispetto agli sviluppi di attività criminali è altissima’’ si legge. La personalità di Marianera e De Vivo viene descritta come ''assolutamente pericolosa per come hanno fatto breccia nel sistema di controllo interno dell’ufficio intercettazioni della Procura e abbiano trovato un ignoto, allo stato, concorrente necessario e concluso con lui un patto criminale a natura corruttiva, creando una sorta di ‘protocollo criminale’ per vendere a terzi le informazioni segrete sull’esistenza di intercettazioni richieste e autorizzate dall’autorità giudiziaria romana’’.

"Conosco una persona che sta in Procura"

Nell’ordinanza è la stessa donna a spiegare di avere la compiacenza di un funzionario: ‘’Diciamo che conosciamo una persona che…sta in Procura nell’ufficio dove sbobbinano le intercettazioni e tutto…a me fa tanti favori, tipo che se gli metto il nome con la data di nascita lui…’’.

Continuala caccia al funzionario infedele

La ‘talpa’, ancora non identificata ‘’periodicamente eseguiva controlli trimestrali sull’eventuale esistenza di indagini’’ a carico del compagno della donna e di un familiare. Il funzionario, secondo quanto ricostruito dalle indagini, avrebbe offerto informazioni non solo sui procedimenti ma anche sulla presenza di sistemi di monitoraggio, come emerge da una frase della stessa donna. ‘’Davanti a me scrive sul computer e mi dice… ‘inserito Gps sotto la macchina…oppure predisposto ocp su via…sotto casa’’.

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