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Roma
Taxi, ipotesi liberalizzazione. Uno studio assicura: “Più costi che benefici”

Ipotesi liberalizzazione dei taxi, lo studio di Kpm assicura: “Più i costi dei benefici”. Prime ricerche e simulazioni sul futuro della mobilità non di linea.

 

Il mercato della mobilità cambia e si evolve, irrompono offerte basate sullo sviluppo tecnologico, sul car sharing e car pooling. Un'analisi approssimativa del fenomeno arriva da KPMG Advisory S.p.A., che ha presentato uno studio su “L’impatto dell’innovazione sulla mobilità non di linea. Regole, mercato e Finanza Pubblica”. Nello scenario attuale la domanda taxi in Italia è suddivisa tra: business(65%), privati e famiglie (25%) e turismo (10%). Il mercato vede ora una domanda di taxi minore dell'offerta, con il numero di licenze (Roma e Milano) aumentato del 21.4% dal 2003 a fronte di una domanda potenziale aumentata del solo 11.3%. Ed anche nell’ipotesi di un aumento massiccio dell’offerta, le decisioni di consumo da parte degli utenti sono decise da fattori diversi dal solo prezzo del servizio (es. meccanismi reputazionali legati al servizio taxi, barriere culturali etc.).  Cosa accadrebbe però si aprisse il mercato? Le risposte arrivamo da KMPG:


“L’auspicata diminuzione di prezzo derivante dall’eventuale apertura del mercato a nuovi operatori è bassa (-1,6 euro su una corsa media pari a 15 euro), e comunque non sufficiente ad incrementare il bacino di utenti (+ 0,2%).
Oltretutto, questo (piccolo) beneficio non è distribuito equamente tra tutte le categorie di consumatori, ma esclusivamente su quella Business.
Nel caso di apertura, gli operatori del settore, già in equilibrio “precario”, subiscono questo ulteriore ribasso di prezzo che impatta negativamente e significatamene sul risultato netto (-20.5%). Il necessario per rendere insostenibile un business già poco profittevole. Dato che per gli operatori attuali il business non sarebbe più sostenibile, proviamo ad ipotizzare e stimare cosa potrebbe succedere se seguissimo il modello logico di compensazione proposto da AGCM. Le misure si traducono, ad esempio: a) concessione di una seconda (aggiuntiva) licenza per i tassisti che decidessero di rimanere nel mercato e/o b) compensazione monetaria pari al valore del capitale investito (costo della licenza) dei tassisti che decidessero di uscire dal mercato.
Se gran parte degli operatori di taxi attuali uscissero dal mercato, l’impatto socio-economico sarebbe rilevante (il potenziale è rappresentato da circa 11.400 tassisti nelle sole Roma e Milano a cui lo Stato dovrebbe corrispondere delle misure di compensazione, come peraltro suggerito dall’AGCM). Tale compensazione, stimata tra euro 1,3 mld ed euro 1,7 mld, sarebbe insostenibile, con un carico che passerebbe, ancora una volta, dalle tasche dell’utente a quelle del cittadino”.

Loreno Bittarelli, Presidente di URI - Unione dei Radiotaxi d'Italia e Presidente della Cooperativa Radiotaxi 3570 ha così commentato i risultati della ricerca: "Si parla sempre del nostro settore come se fosse il problema per eccellenza del Paese, senza ricordare due aspetti importanti: si tratta di un servizio pubblico e, nonostante la sua natura, non costa nulla alla collettività. Non solo: senza alcun sostegno scientifico, si sostiene che la liberalizzazione del mercato aumenterebbe la crescita occupazionale comportando un abbattimento della tariffa e, pertanto, un vantaggio per il consumatore. Per questi motivi, abbiamo deciso di affrontare l'argomento in modo rigoroso, affinché dati e numeri possano essere un valido strumento di riflessione in caso di riordino della materia".

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