Temperature killer: 7mila morti dal 2000 causa caldo. Allarme di Legambiente
L'associazione ambientalista svela il rapporto 2018 dell'Osservatorio Cittaclima
Caldo killer a Roma, dal 2000 ad oggi sono oltre 7mila i morti a causa di ondate di calori. Legambiente svela i dati del rapporto 2018 dell'Osservatorio Cittaclima.
Non solo caldo però, anche forti piogge e siccità. Sono queste le conseguenze più catastrofiche dei cambiamenti climatici, sui quali Legambiente richiama l'attenzione invocando contromisure adatte. Attraverso lo stesso studio è infatti stato svelato il rapporto tra decessi per cause cardiovascolari e ictus nella Capitale, prendendo in esame il periodo tra il 2001 e il 2013. Il risultato è che il rischio di ictus diminusce in relazione all'incremento del verde urbano in prossimità del lugo di residenza, che determina la diminuzione delle isole di calore. Una situazione da affrontare: "ottimizzando le risorse idriche ed evitando qualsiasi spreco ma anche adattando il terriotrio al clima che cambia – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio - Adattamento ai mutamenti climatici significa, nel Lazio, fermare il consumo di suolo, rinaturalizzare le sponde fluviali di Tevere, Aniene e di tutto il reticolo idraulico secondario, continuando a frenare le emissioni di gas climalteranti e affrontare le emergenze mettendo a regime un serio piano di interventi per la messa in sicurezza del territorio. Un’attenzione particolare deve riguardare il potenziamento del ruolo dei parchi, soprattutto quelli urbani e periurbani di Roma".
"In tutto il Lazio, secondo il piano di interventi #italiasicura sono stati, nel 2017, 137 gli interventi per le alluvioni - prosegue Legambiente -con una spesa di 466 milioni, 167 quelli contro le frane e 190 mln, 4 per valanghe ed erosione con 16 mln e 5 interventi di tipo misto con una spesa di 6,8 mln. Rovesci meteorici diventano violenti sono ormai all’ordine del giorno e, secondo il rapporto di Legambiente, sono 23 i giorni dal 2010 a Roma di stop a metropolitane e treni urbani. Poi black out elettrici come il 28 maggio 2017, cadute rovinose di alberi, voragini sull’asfalto che inghiottono vetture e quant’altro; il tutto in una città con un inestimabile patrimonio storico culturale pari a 2.204 beni immobili a rischio alluvioni compresi nel Centro Storico o come la cinta delle Mura Aureliane. Le zone a rischio frane sono 28 in 383 siti specifici, concentrate nel quadrante Nord, dalla collina di Monte Mario a Viale Tiziano, da Monteverde Vecchio, alla Balduina e, secondo il rapporto dell’Autorità di Distretto Idrografico dell’Italia Centrale, sarebbero necessari 100 milioni di euro all’anno in 10 anni per mettere in sicurezza l’intera città. Critica poi la situazione di circa 500mila romani che vivono nei quartieri del quadrante sud-est dove si registrano la maggior parte delle 90 voragini che si aprono ogni anno nelle strade, nei parchi e nei cortili di Roma. Si registra in questo settore un peggioramento della situazione: negli ultimi 8 anni, si è passati da una media di 16 l’anno (dal 1998 al 2008) ad oltre 90 e al 31 marzo del 2018 sono state registrati 44 eventi".