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Roma
Tennis, crisi nera. Ora c'è il padel che triplica campi e business dei circoli

di Federico Bosi

Addio tennis, a Roma è padel-mania. Nella Capitale i circoli si stanno adattando a causa del boom di richieste di campi da gioco: basta terra battuta, solo cemento e pareti in plexiglas. Anche i vip ne vanno pazzi e ai circoli investire nel padel conviene. Ecco perché.

Ma cosa è il padel? Per i meno informati, il padel è uno sport derivato dal tennis che si gioca, sempre con una racchetta e una pallina, ma solamente due contro due. Il campo è più piccolo (da un campo da tennis se ne ricavano 3 da padel), è sempre diviso da una rete, ma è circondato da delle pareti in plexiglas che possono essere utilizzate come sponde durante lo scambio. Regole e punteggi sono identici al tennis.

A Roma la mania il per padel è definitivamente esplosa circa due anni fa ed ha coinciso con l'inizio della crisi del tennis capitolino. Ora in città i circoli dove è possibile giocarci sono oltre 70. E il numero è in costante aumento. Questo perché il padel porta nei circoli ancora più soldi di quanto ne portasse il tennis. Ed il calcolo è facile da fare.

Eliminando un campo da tennis, un circolo può ricavarne, utilizzando lo stesso spazio, tre da padel. Affittare un campo da tennis, a Roma, costa in media tra i 12 e i 15 euro per un ora di singolare (più l'eventuale pagamento di 5 euro extra per le luci dei campi). Affittare un campo da padel invece costa, in media, tra i 30 e i 40 euro all'ora più l'affitto più l'affitto delle racchette qualora il giocatore ne fosse sprovvisto (3 euro l'ora). La differenza di guadagno è abissale: da 15 euro a 120 euro utilizzando lo stesso spazio.

Una delle squadre di padel più forti in questo momento è quella del Circolo Canottieri Aniene. Il direttore sportivo sezione padel del circolo, Alessandro Di Bella, è incredulo per il successo che sta avendo a Roma questo sport: “È inspiegabile. Noi qui abbiamo 3 campi e per costruirli abbiamo levato un campo polivalente da basket e pallavolo che è stato seducentemente ricostruito da un'altra parte. Stiamo puntando molto sul padel e una nostra squadra sta disputando il campionato di serie a. Avessimo lo spazio a disposizione – conclude Di Bella – avremmo costruito altri campi perché con i nostri tre non riusciamo a soddisfare tutte le richieste dei soci”.

Come il CC Aniene, anche altri circoli di tennis hanno dovuto eliminare campi per far spazio a quelli da padel. La conferma arriva proprio dalle segreterie sportive dei circoli: per esempio l'Eur Sporting Club, zona Laurentina ha detto ad un campo da tennis in erba sintetica per far spazio a 2 campi da padel; stessa storia per il TC Kipling, zona Casetta Mattei, dove i suoi 2 campi da padel hanno preso il posto di altrettanti campi da beach tennis.

Ma perché a Roma il padel è esploso in questa maniera? Alla domanda ha risposto Alessandro Tinti, uno dei primi venti giocatori di padel in Italia. Alessandro, che arrivato al padel grazie al tennis, attribuisce tutto questo successo alla facilità del gioco: “Tutti si danno al padel perché è uno sport molto più semplice del tennis, le pareti danno un enorme aiuto, il campo è più piccolo, hai sempre un compagno vicino che può coprire i tuoi errori ma soprattutto è molto più divertente”. Poi una riflessione sugli introiti di chi è al top in questo sport: “Nonostante sia uno dei più forti in Italia – spiega Alessandro -, con il padel non ci si vive. Vincendo o piazzandosi bene nei tornei, si guadagna solo un rimborso spese. Niente a che vedere con il tennis. Io – conclude – continuo infatti a svolgere, per mantenermi, il mio lavoro di maestro di tennis e padel”.

Oltre che i romani, la padel-mania ha contagiato anche numerosi vip, in particolare ex sportivi: da ct della nazionale di calcio Roberto Mancini a quello dell'under 21 Luigi Di Biagio, da l'ex Roma Vincent Candela al capitano Francesco Totti.

Ma la Fit, Federazione italiana tennis, come risponde alla crisi del tennis a Roma? Per adesso è “no comment”. Dalla Federtennis infatti, comunica il capo ufficio stampa Angelo Mancuso, il presidente Binaghi si chiude nel silenzio.

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