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Roma
Terremoto, l'impegno della Chiesa ma Bagnasco sorvola sui preti corrotti

Il presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, aprendo la seduta del  Consiglio permanente in vista dell’Assemblea generale, ha sciolto l’inno di dolore per le vittime e i danni del terremoto (oltre che per le sofferenze dei migranti e dei giovani disoccupati), ha recitato l’apoteosi per l’azione svolta dalle strutture ecclesiali, dalle opere caritative e dai volontari, ma nulla o quasi ha detto sui più recenti casi di scandali sessuali.


“Le comunità cristiane - ha detto l’Arcivescovo - hanno contribuito finora con quasi 22 milioni di euro, in risposta alla colletta indetta dalla Cei. Con le Caritas diocesane è stato possibile rispondere ai bisogni primari, con la realizzazione di alcune strutture polifunzionali e l’avvio dei primi progetti sociali e di sviluppo economico”. Il resoconto del prelato è entrato nel dettaglio. Proprio “come Conferenza Episcopale Italiana”, l’organismo di cui è a capo, è stato stanziato un “primo milione di euro dai fondi otto per mille il giorno stesso delle prime scosse”. Inoltre “abbiamo messo a disposizione di ogni Diocesi interessata 300 mila euro per interventi su edifici ecclesiastici, destinati al culto e alla pastorale”.

Non è finita. C’è un disegno globale, nazionale. “La Chiesa continuerà a offrire un contributo concreto ed efficace al cammino del Paese”, in particolare per “le difficili condizioni in cui versa una fascia sempre più ampia di popolazione”.
“Doveroso accennare” a questo drammatico quadro, che l’Eminenza documenta. “Dall’inizio della crisi, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1milione ed 800mila mentre oggi sono 4milioni e 600mila”. Non numeri. “Dietro ai numeri – denuncia Bagnasco -  ci sono i volti e le storie di centinaia di migliaia di famiglie che nelle nostre Diocesi e parrocchie, nei Centri d’ascolto, nelle Associazioni e nelle Confraternite hanno trovato una prima risposta – in termini di beni e servizi materiali, di sussidi e di alloggio – e spesso anche una presa in carico progettuale”. In attesa di maggiori ragguagli su questo progetto (in che consiste, chi coinvolge?), che forse potrà uscire dal dibattito di due giorni e dalla conferenza stampa conclusiva del segretario monsignor Nunzio Galantino, il Presidente Bagnasco anticipa che “sembra necessario prestare la massima attenzione alla legge delega di introduzione del Reddito d’Inclusione (REI) e alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà”.

Forse sono provvedimenti da tempo annunciati e comunque da troppo tempo attesi. Infatti l’arcivescovo sottolinea che “la crisi economica continua a pesare in maniera significativa sulla nostra gente, specialmente sui giovani e sul Meridione. A maggior ragione, in riferimento all’ennesimo rinvio sui decreti attuativi, stentiamo a capire come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia – che potrebbero non solo alleviare le sofferenze, ma anche aiutare il Paese a ripartire –  facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento”.
E’ chiaro che i temi etici, che tanto stanno a cuore al cardinale non potevano essere ignorati. “Ci preoccupano non poco le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo, sbilanciando il patto di fiducia tra il paziente e il medico. Sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite, ad esempio, verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte. Crediamo che la risposta alle domande di senso che avvolgono la sofferenza e la morte non possa essere trovata con soluzioni semplicistiche o procedurali; la tutela costituzionale della salute e della vita deve restare non solo quale riferimento ideale, bensì quale impegno concreto di sostegno e accompagnamento”.
Temi di grande portata e di forti contrasti politici e culturali, per i quali non basta un accenno. In particolare – definisce Bagnasco – “il fine vita, con le implicazioni – assai delicate e controverse – in materia di consenso informato, pianificazione delle cure e dichiarazioni anticipate di trattamento. Ci preoccupano non poco le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo, sbilanciando il patto di fiducia tra il paziente e il medico. Sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite, ad esempio, verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte. Crediamo che la risposta alle domande di senso che avvolgono la sofferenza e la morte non possa essere trovata con soluzioni semplicistiche o procedurali; la tutela costituzionale della salute e della vita deve restare non solo quale riferimento ideale, bensì quale impegno concreto di sostegno e accompagnamento”.
Uno sguardo anche “ai drammi che continuano a consumare popoli interi, vittime di persecuzione e violenza, di povertà e guerra”. Disponibili i vescovi “a misurarsi “con la situazione dei minori non accompagnati ed esposti a ogni sorta di abuso,  una realtà che interpella fortemente la coscienza civile del nostro Paese e le sue Istituzioni”. Intanto è importante “il riconoscimento della cittadinanza ai minori che hanno conseguito il primo ciclo scolastico” e “la possibilità di affidare i minori non accompagnati a case famiglia”.

Ma il pensiero va anche ai preti, “nostri presbiteri” ed è – per Bagnasco – “un pensiero fiducioso e grato, di stima”, anche se “episodi di infedeltà al ministero e di oggettivo scandalo sono motivo di dolore, ma non fanno comunque venir meno la stima e l’ammirazione per il Presbiterio nel suo complesso”. “Crediamo -conclude - nel rinnovamento del clero”.

 

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