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Roma
Tor Bella come Caivano, Alemanno: “Demolire e ricostruire, io lo avevo detto"

Sicurezza a Roma e piazze di spaccio. L'emergenza Tor Bella Monaca l'aveva capita prima di tutti Gianni Alemanno. "Anche per Caivano l'unica via è abbattere e ricostruire, il Governo segua questa strada è l'unica per eliminare i ghetti urbani e dar loro nuova vita", dice il portavoce del Forum dell’indipendenza italiana. 

Era il 13 agosto del 2010 quando l'allora sindaco aveva lanciato il progetto per l'abbattimento delle torri e la ricostruzione totale del quartiere per sconfiggere criminalità, occupazioni abusive e carenze strutturali degli stabili. Un piano per trasformare un ghetto in un quartiere modello. Le opposizioni fecero le barricate, facendo naufragare il piano. Oggi, a 13 anni di distanza, quel piano viene sposato proprio da un'ala del Pd che al tempo boicotto l'operazione. 

Alemanno, ci aveva visto lungo su Tor Bella Monaca...

“Avevamo pensato al progetto di abbattimento e ricostruzione per migliorare la vita di una borgata che era impossibile gestire. Sia sotto il profilo della legalità che per quel che riguarda la stabilità delle torri. La modalità con cui sono state costruite, con materiali di scarsa qualità e tecniche discutibili, col tempo hanno portato a un deterioramento del cemento e quindi hanno bisogno di continui interventi. Per non parlare poi della piaga delle occupazioni. Noi avevamo ideato un piano realizzato, su consiglio di Fabio Rampelli, dall'architetto lussemburghese Leon Krier. Un genio delle riqualificazioni urbane in tutto il mondo che avrebbe portato Tor Bella Monaca in un quartiere a dimensione umana, con un modello di urbanistica comunitaria sulla falsa riga della Garbatella. Oggi quella strada va intrapresa per Caivano e per tutti i ghetti urbani presenti in Italia, il problema va risolto alla radice. Azzerare tutto e ricostruire un nuovo futuro”.

Perché il piano naufragò?

"Perché l'opposizione romana, la sola in tutta Italia così ideologica per principio, fece le barricate. Eppure noi avevamo discusso con assemblee pubbliche con i residenti della zona che non avrebbero subito alcuna “deportazione” come invece fomentava allora il Pd. Non solo, anche la sinistra più estrema era possibilista. Andai a parlare con il centro sociale “Che”, quindi l'ala più radicale della sinistra, che una volta ascoltato il valore sociale del progetto dette una sostanziale apertura”.

Oggi Tor Bella Monaca è tornata di moda come problema

“Si svegliano tutti ora quando io e la mia Giunta avevamo capito che il problema esisteva già 15 anni fa. Dico di più, se avessimo agito al tempo con il piano di abbattimento e ricostruzione oggi parlavamo di un quartiere a dimensione umana e comunitaria, con servizi, scuole, trasporti e senza la piaga delle occupazioni abusive gestite dai clan. Avremmo con una sola operazione risolto almeno 10 problemi migliorando la vita dei cittadini che vivono a Tor Bella Monaca e di quelli che confinano con il quartiere con il più alto tasso di criminalità d'Europa”.

Avevate anche stimato i tempi dell'operazione?

“In cinque anni, al massimo sei avremmo concluso l'intera operazione. E oggi la storia sarebbe stata diversa. Non avremmo avuto una sparatoria a settimana, chili di droga venduta e case a chi ne aveva davvero diritto. Perché la criminalità non si combatte solo con la polizia ma soprattutto con l’integrazione sociale”.

Lo sa che in Campidoglio ora proprio la maggioranza sta pensando al suo piano?

"La cosa non mi meraviglia affatto, questa è la sinistra romana. Sempre no quando non governa per poi copiare e far sue le idee del centrodestra. È una storia che conosciamo bene ma per fortuna ora anche i cittadini cominciano ad aprire gli occhi e questi signori hanno iniziato ad avere vita difficile. Io non ho mai detto un no per ideologia ma ho sempre pensato al bene della città. Gualtieri ha pensato di realizzare il termovalorizzatore e ha avuto il mio appoggio, pensiamo se al contrario loro avessero fatto lo stesso con me...”.

A proposito, che ne pensa di Gualtieri?

"Parla la città. Roma non ha una guida, non ha un progetto o una visione che non sia emergenziale. Ora ci sono l'opportunità del Giubileo e il sogno dell'Expo, ma in particolare per l'Anno Santo si è clamorosamente in ritardo sui tempi di marcia e rischiamo di fare un flop senza precedenti con una città non pronta e senza servizi”.

E la Giunta come la vede?

"A parte pochi spunti si tratta di assessori non all'altezza di Roma ed è anche per questo che ogni problema sta diventando un'emergenza".

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